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giovedì 7 marzo 2013

“Benedetto XVI e le migrazioni: tra verità e carità”

CHIESA CATTOLICA
Incontro Cemi-Fondazione Migrantes
“Benedetto XVI e le migrazioni: tra verità e carità”



ROMA - La CEMI (Commissione Episcopale per le Migrazioni) e la Fondazione Migrantes, al termine della riunione del 6 marzo, “hanno voluto portare l’attenzione su recenti fatti che riguardano la Chiesa e il mondo dell’immigrazione e delle minoranze in Italia”. E’ quanto si legge nel comunicato finale .

Anzitutto la Cemi e la Migrantes “esprimono sentimenti di vicinanza e di affetto al S. Padre Benedetto XVI, che ha scelto di rinunciare al Pontificato, con un atto di coraggio e nello spirito di servizio alla Chiesa. Alla vicinanza si unisce la gratitudine per un Magistero ricco e puntuale, che ha ricordato più volte lungo gli otto anni del suo Pontificato i drammi, le attese, le gioie e le speranze dei migranti e rifugiati oggi nel mondo, oltre che richiamare nelle udienze straordinarie l’attenzione al popolo rom, alla gente dello spettacolo viaggiante, al mondo dei marittimi. Molte volte e in diverse occasioni, il S. Padre ha ricordato alle nostre comunità e alla società civile il dovere dell’accoglienza, della tutela dei diritti, in particolare dei minori, delle donne migranti e delle loro famiglie”.

La Cemi e la Migrantes, poi, “ribadiscono la necessità di una programmazione politica e sociale che non porti il nostro Paese a ripetere l’estemporaneità e l’emergenzialità con cui si è affrontato il dramma dei rifugiati del Nord-Africa, dopo le ‘primavere’ arabe”. Al tempo stesso, la CEMi e la Migrantes “sono riconoscenti alle comunità, alle associazioni e ai volontari che in questi due anni hanno permesso di trasformare un’emergenza in un cammino di promozione umana e di integrazione sociale di molti rifugiati e richiedenti asilo”.

La Cemi e la Migrantes “mostrano preoccupazione per i ripetuti casi di morte di giovani immigrati in Italia che vivono in condizioni drammatiche, in abitazioni di fortuna, senza i requisiti di sicurezza. La perdita del lavoro o il precariato, il rientro della famiglia in patria, costringono molti immigrati, uomini e donne, a vivere in solitudine, senza una fissa dimora o in condizioni precarie. Le case e i centri di prima accoglienza nei comuni e nelle diocesi, che svolgono un’opera straordinaria in questo momento, sono spesso insufficienti a ospitare tutte le persone in difficoltà. Occorre ripensare un piano abitativo popolare che possa anche assolvere al dovere di ospitalità di lavoratori migranti e delle loro famiglie”.

“In questo tempo di Quaresima, la nostra preghiera all’attesa della Pasqua aggiunge l’attesa della scelta del nuovo Pontefice, sicuri che il prossimo Successore di Pietro accompagnerà il cammino della Chiesa incrociando il cammino della famiglia umana” si legge infine nel comunicato. (Inform)

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