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lunedì 4 marzo 2013

“Brain Back Umbria”: presentati i primi risultati del progetto di Agenzia Umbria Ricerche e Regione


RIENTRO DEI “CERVELLI”
“Brain Back Umbria”: presentati i primi risultati del progetto di Agenzia Umbria Ricerche e Regione

PERUGIA - Un buon motivo per tornare in Umbria dopo l’esperienza all’estero: diventare imprenditore, partecipando al concorso di idee per start-up d’impresa o lavoro autonomo, con la possibilità di percorsi formativi e di finanziamenti fino a un massimo di 20mila euro. Questa opportunità, offerta dal progetto “Brain Back Umbria” ideato dall’Agenzia Umbria Ricerche (Aur) e finanziato nell’ambito del Programma operativo regionale Fondo Sociale Europeo 2007-2013 della Regione Umbria (v. Informhttp://www.mclink.it/com/inform/art/13n01207.htm ), “ha acceso molto interesse tra i giovani umbri all’estero e ha incontrato la disponibilità di imprese regionali che vogliono accrescere il loro grado di internazionalizzazione”. Lo ha sottolineato il presidente di “Aur”, Claudio Carnieri, introducendo i lavori del convegno “Nuova emigrazione e social innovation: quali opportunità per l’Umbria?”, in corso al Salone d’Onore di Palazzo Donini a Perugia e trasmesso in streaming sul sito del progetto (www.brainbackumbria.eu ) al fine di promuovere “un contatto tra l’Umbria e i suoi emigrati”. Un’occasione sia di incontro tra giovani talenti, che per lavoro e studio vivono all’estero e il cui numero negli ultimi dieci anni è raddoppiato, con un’incidenza di laureati sul numero degli espatri che ha raggiunto il 16 per cento, che di confronto con le istituzioni e le aziende italiane. 

Il progetto, realizzato in collaborazione con il Servizio Rapporti internazionali della Regione Umbria, mette in campo una serie di interventi, a partire da una indagine conoscitiva sull’emigrazione umbra sulla base dei dati dell’Aire, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, e un questionario denominato “Keep in touch”, compilabile online sul sito del progetto. Determinante, a questo scopo, si è rivelato il “passaparola” attraverso l’invio di newsletter e soprattutto le nuove forme di comunicazione. A favorire maggiormente il contatto - ha rilevato la ricercatrice dell’Aur Valentina Bendini - sono stati i social network, in particolare LinkedIn. 

Grazie al questionario “Keep in Touch”, è possibile delineare caratteristiche, condizioni, opinioni e aspettative dei giovani umbri che vivono all’estero. L’indagine non è ancora conclusa, ma i risultati “sono già molto interessanti”. Sono stati raccolti finora 205 questionari, di cui 184 riferiti a emigrati umbri, quasi la metà dei quali non iscritti all’Aire. Il criterio di selezione del campione è stata l’origine umbra per nascita, discendenza o residenza, lo stesso criterio che è previsto per la partecipazione al “Concorso di idee imprenditoriali finalizzato a favorire il rientro degli emigrati umbri nel territorio regionale attraverso il supporto allo start-up d’impresa o di lavoro autonomo” relativo al Progetto stesso, che mette a disposizione strumenti finanziari, percorsi specialistici di formazione, incubatori d’impresa e consulenze. 

L’età media dei partecipanti all’indagine è di 35 anni, nel 69% dei casi si tratta di uomini. Circa l’80% degli intervistati è nato in Italia e di questi il 63 per cento in Umbria. Ben il 67% del campione dichiara di essere stato il primo migrante della famiglia. Per il 37 per cento, il trasferimento all’estero è avvenuto dopo il 2007; i principali Stati di emigrazione risultano Francia (secondo i dati Aire, vi vive un quinto degli emigrati umbri), Svizzera, Argentina, Germania, Belgio, Brasile e Regno Unito. 

Il livello di scolarizzazione è molto alto e nel 70% dei casi il titolo di studio è stato conseguito in Italia: più dell’80% ha o una laurea (prevalgono i laureati in ingegneria, scienze della comunicazione e scienze politiche) o un dottorato/master/specializzazione (in particolar modo in materie economiche o mediche). All’estero, hanno prevalentemente contratti a tempo indeterminato (42%) e solo il 2% risulta essere disoccupato. Quasi la metà (il 48%) degli intervistati dichiara che si trasferirebbe o tornerebbe in Umbria e di questi il 56% vorrebbe farlo entro due anni. Un incentivo al rientro potrebbe essere l’apertura sul territorio umbro di un’attività imprenditoriale. Il 54% del campione afferma, infatti che, se fossero presenti condizioni favorevoli, rientrerebbe in Umbria per avviare una propria impresa. La maggior parte ha dichiarato di voler mettere le proprie esperienze al servizio di proposte e progetti che consentano di migliorare l’attrattività del nostro territorio. 

Un ultimo dato è quello che riguarda i potenziali partecipanti al concorso di idee attivato grazie al progetto: di circa 450 persone contattate con il supporto della società Forma.Azione, quasi il 10% sta elaborando un “business plan” da presentare entro il 30 maggio, data di scadenza del bando. Alcuni di loro, residenti all’estero, nel corso del convegno hanno portato le loro testimonianze dirette accanto agli interventi di altri che, pur avendo deciso di non rientrare, intendono comunque collaborare attivamente alla crescita economica e culturale della regione. 

“Un pezzo sempre più importante dell’Umbria più dinamica e innovativa si trova fuori dai confini nazionali - ha sottolineato il direttore dell’Aur, Anna Ascani -. Sempre più giovani umbri prendono in considerazione la possibilità di andare all’estero sia per fare un’esperienza internazionale e migliorare il proprio background formativo e professionale, sia per trovare migliori opportunità di valorizzazione del proprio capitale umano. Il problema - ha aggiunto - è che a fronte dei molti che se ne vanno, pochi fanno il percorso inverso. Siamo quindi un Paese a rischio di sprecare e perdere importanti risorse se non si investe in politiche efficaci di riattrazione”. L’Umbria, ha sottolineato a sua volta il presidente del Consiglio regionale dell’Emigrazione, Fausto Galanello, continua ad essere una terra di emigrazione; le difficoltà occupazionali imprimono una forte spinta a guardare all’Europa e al mondo per realizzare i propri progetti di vita. Il progetto dell’Aur e della Regione Umbria, è stato sottolineato, va a incidere su queste problematiche, incrociando l’interesse dei giovani verso la creazione di un’impresa o un lavoro autonomo. 

Con “Brain Back Umbria”, l’Agenzia Umbria Ricerche inoltre sta cercando di stimolare le imprese umbre ad entrare a far parte della rete del progetto, attualmente hanno già aderito una trentina, al fine di favorire l’incremento del loro grado di internazionalizzazione. Grazie all’accesso a un’area riservata, le imprese possono accedere informazioni sugli umbri all’estero. Si sta così attivando una rete strutturata e permanente tra gli umbri che vivono fuori dall’Italia, le imprese umbre interessate ai mercati esteri, le istituzioni e gli enti culturali dell’Umbria con la finalità di scambiare esperienze e promuovere collaborazioni.(Inform)

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