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venerdì 1 marzo 2013

Giorgio Napolitano all'Università Humboldt a Berlino

VISITA IN GERMANIA DEL CAPO DELLO STATO
Giorgio Napolitano all'Università Humboldt a Berlino
"Serve una leadership dotata di una forte volontà politica comune e abilitata a parlare e ad agire in nome dell'Europa"



BERLINO - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano all'Università Humboldt a Berlino ha ricordato la figura dell' "indimenticato cancelliere della Repubblica Federale tedesca e Premio Nobel per la pace, Willy Brandt" e ha tenuto una lecture sull'unità politica dell'Europa e sul processo di formazione di una leadership europea.

"La crisi finanziaria scoppiata negli Stati Uniti nel 2008, il suo rapido propagarsi innanzitutto all'Europa e le sue più vaste ricadute, tali da farne un fenomeno globale, hanno profondamente scosso la costruzione europea, ne hanno mutato il corso, l'hanno spinta in direzioni impreviste. Non c'è da meravigliarsi, quindi, - ha proseguito il capo dello Stato - se si sia riaperto il discorso sull'Unione Politica come sbocco cui non può non tendere il processo di integrazione avviato nel 1950. Se politica è agire in società - moltitudini di uomini e donne - secondo regole di libertà e solidarietà, se politica è costruire istituzioni e governarle, se politica è coltivare relazioni tra popoli e tra Stati, come si può non vedere che la costruzione europea è stata e rimane - al di là di ogni tecnicalità - un processo politico, che si regge su idealità politiche e che esige leadership, guida politica?" .È questo un argomento che "più che mai si presenta all'ordine del giorno del nostro impegno di forze responsabili del progetto europeo. E dunque : Unione Politica".

Il presidente Napolitano, dopo aver ricordato la visione dei padri dell'Europa unita, da Monnet ad Adenauer, da De Gasperi a Spinelli, ha evidenziato le responsabilità dell' "inaridirsi dell'immagine dell'Europa proprio mentre essa si unificava ed era chiamata ad assumere un ruolo più incisivo su scala mondiale. E' da quell'inaridimento che è venuto in gran parte il disincanto crescente nelle nuove generazioni verso l'idea d'Europa e verso le istituzioni in cui essa si è via via incarnata.

"Non c'è dubbio che negli ultimi due anni - ha sottolineato il presidente - siano state concertate, tra capi di Stato e di governo, decisioni innovative e coraggiose per mettere in maggiore sicurezza la conquista della moneta unica e per completarla con le indispensabili componenti, a lungo mancate, di un'effettiva integrazione finanziaria e capacità fiscale, gestione integrata delle politiche di bilancio e delle politiche economiche, unione bancaria. Salvo le opportune modifiche circa le persistenti debolezze di qualcuna di queste componenti, ci si è mossi nella direzione giusta: ma attraverso tensioni e contraddizioni significative.

Napolitano ha ribadito che "la scelta europeista è stata salvifica per i nostri paesi. Poi è purtroppo accaduto che nei tempi più difficili e critici per il nostro continente, ci siano stati leader nazionali che hanno trovato conveniente non perorare troppo la causa europea e anzi fare delle istituzioni europee il capro espiatorio della loro mancanza di coraggio, scaricando su di esse la responsabilità di ogni decisione impopolare. Occorre che tutti i leader politici nazionali ritrovino l'orgoglio della scelta europeista come sola risposta valida alle nuove e così diverse sfide dell'oggi.

"Non si può non gettare l'allarme - ha detto ancora il capo dello Stato - per il configurarsi in Europa di una grave questione sociale, la cui principale espressione sembra quella della tendenza delle nostre economie, o di una parte di esse, a generare - anche nel riprendere un sentiero di crescita - meno occupazione, scarsa occupazione, cattiva occupazione. La priorità è dunque agire per dare risposte efficaci a queste questioni di crisi sociale, finanziaria ed economica ancora incombenti e dominanti nella vita della nostra Europa.

"Abbiamo bisogno di un nuovo, ben più riconoscibile e soddisfacente assetto e modo di operare delle istituzioni europee, abbiamo bisogno di una sostanziale europeizzazione della politica e dei partiti ; di un aperto e vitale spazio pubblico europeo ; di una dialettica politica e sociale che superi asfittici ambiti nazionali per farsi anch'essa davvero europea. E' parte decisiva di uno sviluppo in questo senso - ha sottolineato Napolitano - il rafforzamento della dimensione parlamentare dell'Unione, oltre i progressi già compiuti nel riconoscimento del ruolo e dei poteri del Parlamento europeo e oltre l'ancora stentato raccordo tra esso e i Parlamenti nazionali. Ma neppure questo basta. Si fa pressante - inutile tentare di sfuggirvi - il tema di una rivisitazione dell'architettura istituzionale dell'Unione, di una sua più coerente caratterizzazione, di quella "costituzionalizzazione" che imperfettamente si tentò nel 2002-2003 e quindi fallì. Ed è, nel suo complesso, un tema che fa tutt'uno con quello, da cui sono partito, dell'Unione Politica". (Inform)

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