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giovedì 14 marzo 2013

Rocco Di Trolio: “Elezione e governabilità del paese: due o tre cose che so di loro”


OPINIONI
Rocco Di Trolio: “Elezione e governabilità del paese: due o tre cose che so di loro”

E' solo ieri eppure le elezioni ultime sembrano lontanissime. Completamente scomparso dalle agenzie stampa il diluvio di dichiarazioni personali di singoli candidati alcuni dei quali, scoprendosi la tempra di vaticanisti, hanno trovato il tempo anche di discettare sulle più profonde ragioni alla base delle dimissioni del Papa . 

Di un grande numero di candidati resta per ora l'eco di promesse, anch'esse personali, di impegno, di rappresentanza diretta di comunità o di parti di comunità, l'enfasi su un associazionismo pensato e utilizzato come un taxi per gratificarsi con un ingresso in parlamento. I collegi elettorali tornano in stand bye con il loro bilancio di migliaia di schede annullate o non pervenute dentro una macchina ed una modalità elettorale che non funzionano e che andrebbero cambiate. 

I partiti politici dovrebbero anche maggiormente ponderare bene al momento della composizione delle liste di candidati. 

Il rischio incombente è che i programmi non siano alla base del consenso ma che si generalizzi sempre più l'idea che i voti li garantiscono solo coloro che sono dotati di ingenti risorse finanziarie. Per fare che cosa c'è da chiedersi, quando una lettura attenta della pur breve stagione del voto all'estero mostra nei numerosi candidati, "ottimati" per censo, la propensione senza rimpianti o resipiscenza a passare da un partito all'altro, scollati non dico dai principi fondanti i distinti partiti ma almeno dai programmi. Si passa da sinistra a destra ma anche da destra al centrosinistra. 

Ho fatto una campagna elettorale sostenendo la piattaforma della coalizione "Bene Comune" con l'idea che un candidato si deve assumere una responsabilità verso l'Italia tutta, quella dentro e quella fuori dei confini. Resto fedele a questo impegno convinto che le tre forze della coalizione Pd, Psi e Sel farebbero bene a salvaguardare la loro unitarietà organizzativa e di programma come garanzia di un pluralismo utile al paese. 

La mia opinione, se si dovesse andare a nuove elezioni per essere venuta meno l'ipotesi di una governabilità della situazione per scelte identitarie esasperate del soggetto politico "Movimento 5 stelle", è che con maggior chiarezza andrebbe riaffermata la priorità della lotta alla disoccupazione dei giovani dentro un programma concreto di sviluppo dell’economia reale nel breve-medio periodo e di rafforzamento dell’Europa politica pensando al 2014. Un programma insomma per ristabilire un rapporto d'identità fra chi vive o vorrebbe vivere del proprio lavoro ed i partiti del riformismo progressista. Una analisi del voto pubblicata da "La Repubblica" dell'11 marzo mostra che queste persone maggioritariamente hanno votato per la lista di Grillo provenendo dal centro destra e dal centrosinistra. 

Il nostro paese deve riprendere a crescere, il parlamento deve tornare ad agire in sintonia con quanto chiedono i cittadini, le forze politiche devono intercettare gli orientamenti popolari non per farne una sommatoria ma per scegliere. Governare vuol dire poter scegliere, decidere priorità ed urgenze. La mia opinione è che lo Stato deve tornare a svolgere un maggior ruolo in una società in cui ognuno sia maggiormente responsabilizzato quanto a doveri civici e non solo per i diritti. Deve finire la gestione oligopolistica del nostro presente e la compromissione del nostro futuro ad opera di centrali finanziarie sovranazionali che da tempo hanno svuotato di potere gli ordinamenti giuridici nazionali. 

In campagna elettorale ho sottolineato la necessità di un contributo solidale di tutte le forze politiche e di ogni cittadino per il bene comune su grandi temi dirimenti pur lasciando ognuno convinto della propria collocazione e con la piena disponibilità del proprio spazio d'azione. 

Il voto all'estero ha confermato che esiste una emigrazione italiana e comunità italiane che sono più a sinistra della popolazione della madrepatria. Una emigrazione che nasce dal duro lavoro sa scegliere, ed ha scelto la lista PD soprattutto, dando anche un apprezzamento significativo per quella lista Monti promossa sa un leader di governo che finalmente era apparso ed è stato presentabile, civile anche se discutibile quanto a scelte politiche. 

Il fallimento dei partitini di destra e di centro che per anni avevano usato l'interventismo di settori del Vaticano nella vita politica italiana ripropone l'esigenza di una attenzione da laici al mondo dei cattolici che si rinnovano per contribuire a rinnovare da cittadini il paese. 

Tutto quello che è accaduto nella Chiesa-apparato e quello che potrà avvenire fra qualche giorno mostra il fallimento del ruinismo e delle successive politiche interventistiche ed apre alla speranza che i cattolici democratici convergano su una prospettiva di progresso e non verso un centrodestra come è accaduto invece nella fallimentare vicenda dei convegni di Todi 1 e 2. 

Sbaglia chi sottovaluta o non apprezza il contributo che può venire da quella parte. 

Un parlamento non ancora convocato, idealmente articolato in tre aree politiche, in queste ore è in una impasse che sembra non sbloccarsi. Quando prevale su tutto, nei comportamenti, la componente identitaria, di parte, e quando ogni richiamo alla responsabilità di ognuno verso l'altro non trova eco, davvero ci rendiamo conto di quanto siamo lontani da quella "socievolezza" che si ritrova nell'Allegoria del Buon governo che il Lorenzetti così magistralmente dipinse nel Palazzo vecchio di Siena. 

Accadeva, è vero, quasi a metà del 1300. Simone Martini se ne era andato via per seguire la corte papale ad Avignone, Siena respirava un'aria più laica e lo tsunami della Banca del Monte dei Paschi era ancora da venire. (Rocco Di Trolio - Santi News /Inform)

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