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mercoledì 10 aprile 2013

L’Italia è in recessione perché è nell'Euro?


COMMISSIONE EUROPEA

Newsletter Le 12 Stelle:l’editoriale di Fabrizio Spada, direttore della Rappresentanza a Milano

L’Italia è in recessione perché è nell'Euro?

 



MILANO - Appaiono stupefacenti le teorie che vedono l’Euro come la principale fonte dei problemi della (inesistente) crescita dell’economia italiana. Capita sempre più spesso di leggere articoli apparentemente argomentati, e non privi di un certo fascino per il lettore sprovveduto, sul tema della sovranità monetaria: si afferma, tra l'altro, che se l’Italia avesse ancora la lira, l’economia italiana andrebbe meravigliosamente bene perché noi potremmo stampare soldi e non avremmo più alcun problema. Viene da chiedersi: ma se basta stampare soldi, perché ad esempio il Burundi, che è uno tra i 10 Paesi più poveri del mondo e che ha la sovranità monetaria, è un paese in condizioni economiche così disastrate?



In realtà la chiave di successo di un’economia è costituita dalle industrie che un paese possiede e dai prodotti che riesce a vendere, dai servizi che offre, dalle reti di trasporto, dal grado di formazione della popolazione, dal fatto che un paese sia bello da visitare per i turisti, dal fatto che possieda delle risorse naturali sfruttabili.



L'Euro è il nuovo capro espiatorio, il feticcio su cui scaricare inefficienze e incapacità delle classi dirigenti di molti Paesi.



La Commissione europea crede che la chiave di successo di un paese risieda nell'economia reale. Sostanzialmente dal fatto di avere una buona industria, una buona agricoltura e di poter produrre dei beni e dei servizi che abbiano un valore aggiunto molto elevato. Il mercato unico e l'Euro hanno permesso ai vari Stati di competere tra di loro, senza ricorrere a barriere artificiali. Per essere espliciti, i tedeschi vendono tante auto perché sono ben fatte, non perché c'è l'euro.



Un'ultima notazione su Cipro. Cipro di fatto è un paradiso fiscale, con un settore bancario ipertrofico (8 volte il PIL) grazie ai depositi dei cittadini stranieri. A causa della crisi e dell'eccessiva esposizione verso il debito greco, le banche cipriote sono andate in difficoltà. La UE ha deciso di aiutare le banche cipriote con un prestito di 10 miliardi di Euro, chiedendo a titolo cautelare che 5,9 miliardi di Euro fossero messi dalle banche cipriote a garanzia. La UE non ha mai chiesto di prendere questi soldi dai conti correnti. Questa è una decisione del governo cipriota. Perché? Semplice: i cittadini sono 800.000, mentre i conti in banca svariati milioni. Solo parte dei depositi appartiene ad abitanti reali del posto. Ripianare il debito in questo modo coinvolgendo i privati significa che gran parte dei sacrifici vengono spalmati non sui contribuenti ciprioti, ma sui detentori di grandi patrimoni bancari, in buona parte stranieri. Questa la reale situazione a Cipro. Tutto il resto disinformazione.(Fabrizio Spada*-Le 12 Stelle /Inform)



* Direttore della Rappresentanza a Milano della Commissione Europea

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