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venerdì 4 ottobre 2013

Il 6 ottobre a Roma la tavola Rotonda dell’AIRL “La Libia, la Storia e noi”

RIMPATRIATI DALLA LIBIA
Il 6 ottobre a Roma la tavola Rotonda dell’AIRL “La Libia, la Storia e noi”

Giovanna Ortu: “Continueremo caparbiamente ad essere al fianco del popolo libico e a costituire quel ponte socio-culturale tra i nostri due Paesi che spontaneamente i libici vedono in noi”

ROMA- Domenica 6 ottobre l’Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia organizza un convegno a Roma, presso la Pontificia Università Urbaniana. La manifestazione ha il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero degli Affari Esteri.

Durante l’incontro si rifletterà sulla condizione degli Italiani di Libia a 43 anni dal rimpatrio e sulla situazione del Paese dopo Gheddafi. “I Rimpatriati – si ricorda nella nota - hanno subito la confisca di tutte le proprietà nel 1970, in violazione di un Trattato internazionale, hanno un contenzioso ancora aperto con il Governo italiano in tema di indennizzi a cinque anni dall’entrata in vigore di un provvedimento che in maniera parziale era chiamato a soddisfare le loro aspettative”. 

“La Libia, la Storia e noi” sarà questo il titolo della tavola rotonda, moderata da Francesco Grignetti de La Stampa, a cui parteciperanno autorevoli esperti e Seddig Erghig, presidente dell’Ente Città Storiche della Libia. Il convegno sarà focalizzato sulla difficile evoluzione democratica della Libia e avrà il compito di mettere in luce, pur nella difficoltà del momento, opportunità e prospettive di collaborazione fra i cittadini democratici della nuova Libia e la collettività italiana già presente nel Paese. Di particolare rilevanza, in proposito, la presentazione del progetto del Dipartimento di Lettere dell’Università di Chieti-Pescara che ha lo scopo di ricomporre i molti modi in cui la Libia è stata vissuta e percepita dai cittadini italiani lì residenti, dalla conquista all’indipendenza e poi fino al 1970.

“La storiografia italiana e straniera si è concentrata nel porre attenzione alle vicende politico-diplomatiche e militari invece di dar voce a coloro che hanno vissuto in prima persona l’esperienza della colonia e poi hanno deciso di restare a vivere in un luogo percepito quasi come una seconda patria – afferma

Stefano Trinchese, Direttore del Dipartimento dell’Università di Chieti –. Non manifestiamo dunque la volontà di riscrivere quella controversa storia, ma di scriverne una diversa, come elaborata dai cittadini italiani e grazie alla preziosa collaborazione dell’Associazione che li rappresenta, con la quale si intende condividere la messa in opera di un corposo progetto di ricerca, che confluisca in un importante convegno di studi internazionale”.

“Siamo certi di poter dare il nostro positivo contributo alla crescita futura della Libia così come nel passato - dichiara invece Giovanna Ortu, presidente dell’Associazione Italiani Rimpatriati dalla Libia –. Siamo stati (ultimi) testimoni di un Paese prospero e solidale, nel quale le differenze culturali e religiose erano al minimo storico e al quale guardare per ritrovare quello spirito di fratellanza che deve costituire la base per un futuro nel quale l’orizzonte di una Libia democratica sia davvero riconoscibile. Lo faremo nell’alveo che le Istituzioni italiane tracceranno per noi - conclude la Ortu - ma continueremo comunque individualmente, caparbiamente, ad essere al fianco del popolo libico e a costituire quel ponte socio-culturale tra i nostri due Paesi che spontaneamente i libici vedono in noi”. (Inform)

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