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lunedì 21 ottobre 2013

Silvana Mangione: “E il ministro fece l’inversione a U”

INTERVENTI
Da “La Gente d’Italia”, 21.10.2013

Silvana Mangione: “E il ministro fece l’inversione a U”

Il 19 luglio scorso, il Comitato per le Questioni degli Italiani all’Estero del Senato, presieduto dal Sen. Claudio Micheloni eletto in Europa, ha organizzato un’importante Conferenza sul tema “Europei in movimento. La rappresentanza delle comunità nelle istituzioni: una risorsa per i paesi d’origine”. Vi è intervenuto, fra gli altri, il Ministro per le Riforme costituzionali, Gaetano Quagliariello, che ha detto, in particolare: “Il tema dell’incontro di oggi è stato oggetto di un duplice intervento di riforma fra il 2000 e il 2001 con due successive leggi di revisione costituzionale, che hanno consentito ai nostri concittadini residenti all’estero di esercitare il diritto di voto in condizioni di eguaglianza rispetto a quanti risiedono in Italia, rimediando così a quella che Leopoldo Elia considerava una situazione di arbitraria discriminazione nell’esercizio dei diritti politici”.

Fanno parte dei miei ricordi più belli i pomeriggi tra il 1993 e il 1994, passati a Palazzo Chigi a parlare con l’allora Ministro delle Riforme elettorali e istituzionali del Governo Ciampi, il grande costituzionalista Leopoldo Elia, insieme ai membri del Comitato di Presidenza del primo, glorioso, mandato del CGIE. Ho detto “glorioso” non perché il CGIE non abbia fatto un grande lavoro anche nei due mandati successivi (il terzo è ancora eternamente in corso!), ma perché dal 1991 al 1998 dovemmo costruire il percorso presente e futuro del neonato CGIE e della piramide di rappresentanza delle nostre comunità, che volevamo culminasse con la presenza dei parlamentari eletti all’estero nei due rami del Parlamento italiano.

Allora esisteva soltanto un organismo omologo al CGIE: l’Assemblée des Français de l’Etranger, che aveva ben altra storia e tradizione. Leopoldo Elia era insaziabile nel chiederci suggerimenti, indicazioni, argomentazioni da spendere per riuscire a farci ottenere l’effettività dell’esercizio del nostro sacrosanto diritto di voto, insieme alla rappresentanza diretta. Fu lui a suggerire che la strada da prendere era quella della riforma costituzionale. L’On. Tremaglia era già riuscito a far approvare il concetto di circoscrizione estero alla Camera nell’estate del ’93, ma il Senato aveva bocciato l’idea.

Durante la Conferenza del 19 luglio di quest’anno, il Ministro Quagliariello, che ricopre la stessa carica che fu allora di Elia, ha aggiunto: “Abbiamo l’esigenza di garantire una migliore funzionalità della normativa che regola il voto e la rappresentanza mettendo – in particolare – in sicurezza il sistema del voto per corrispondenza. La riforma di tale modalità di voto deve, infatti, mirare a realizzare un giusto equilibrio tra l’esigenza di garantire l’esercizio politico dei diritti da parte dei concittadini residenti all’estero, che sono destinati a diventare di più e a cambiare per qualità e la necessità di prevenire possibili – chiamiamoli con un termine ascientifico, ma che rende – brogli elettorali, per assicurare i caratteri di personalità e segretezza nell’espressione della volontà da parte del corpo elettorale. Questo è l’equilibrio che va ricercato”. Quindi ha citato le proposte avanzate sul finire della legislatura 2006 – 2008, fra cui l’opzione per il voto per corrispondenza e l’inserimento della fotocopia di un documento nel plico elettorale.

Siamo usciti dalla Conferenza pienamente rincuorati. Se il Ministro per le riforme parla di semplici aggiustamenti alla legge ordinaria, il pieno esercizio del nostro elettorato attivo e passivo non è in discussione, abbiamo pensato.

Il 15 ottobre scorso, lo stesso Ministro Quagliariello ha dichiarato alla Camera che la Commissione dei saggi sulle riforme “ha espresso una unanime valutazione negativa sul funzionamento del voto degli italiani all'estero, proponendo la soppressione della circoscrizione Estero, ma garantendo comunque l’esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all’estero mediante strumenti idonei ad assicurare la libertà e la segretezza del voto, ed eventualmente prevedendo, qualora il Senato fosse eletto direttamente, una rappresentanza al suo interno delle comunità degli italiani residenti all’estero”. Se non si trattasse del lavoro dei 40 + 35 saggi e della parola di un Ministro del Governo italiano questa presa di posizione verrebbe immediatamente definita la più incredibile facezia mai sentita nelle sacre Aule del Parlamento, che di stupidaggini ne hanno ascoltate molte, specie nell’attuale legislatura. In sintesi quello che i 40 + 35 + 1 stanno dicendo è: “Il voto all’estero non funziona, perciò manteniamo lo stesso meccanismo di voto, ma cancelliamo la Circoscrizione Estero,”! Vale a dire, cancelliamo il fine democratico della partecipazione degli italiani all’estero, ma teniamo lo stesso metodo sbagliato di voto indirizzandolo verso altre realtà, che non si sa ancora quali possano essere.

Le aberrazioni non finiscono qui. Più o meno, il Ministro ha poi detto che, eventualmente, se il Senato delle Regioni o delle autonomie o dei territori (chiamatelo come vi pare) dovesse essere eletto direttamente, potrebbe avere al suo interno una rappresentanza degli italiani all’estero, da eleggere ovviamente con lo stesso meccanismo di voto, ossia l’unica cosa che, a detta dei 40 + 35 + 1, non funziona. Sappiamo tutti che la logica non si applica alla politica, ma finora, avendo io studiato giurisprudenza, credevo fermamente che la logica avesse diritto di appartenenza nelle stanze dove si legifera per tutti i cittadini italiani, uguali davanti alla legge, ovunque si trovino.

Il problema vero della Circoscrizione Estero è il suo incipit politico. Negli anni ’90, il centrosinistra pensava che il voto all’estero fosse un regalo alla destra, la neonata Forza Italia anche. Il nostro lavoro, giorno dopo giorno, fu quello di convincere il centrosinistra che gli italiani all’estero avevano le stesse variegate e contrapposte idee degli italiani in Italia. Le modifiche degli Artt. 48, 56 e 57 della Costituzione passarono nel 2000, in un Parlamento a maggioranza di centro sinistra, con il massiccio voto della destra. Esultammo! Habemus circumscriptionem! Vero è che “l’arbitraria discriminazione nell’esercizio dei diritti politici” richiamata da Elia ha continuato ad attuarsi in molte forme: il voto degli italiani all’estero non è computato ai fini della determinazione del premio di maggioranza e del primo partito in Parlamento. Non basta, le proposte di riforme costituzionali adombrano la scomparsa dei deputati eletti all’estero dall’unica Camera che voterebbe per l’elezione del Presidente della Repubblica. Come se gli italiani all’estero, la cui “qualità” a detta di Quagliariello sta migliorando (e via con gli insulti!), non avessero il diritto e il pieno legittimo interesse ad eleggere un Presidente della Repubblica che ci faccia essere orgogliosi dell’Italia nei paesi di nostra residenza.

Guardando i dati viene qualche dubbio sul perché il centrodestra (con qualche esimia eccezione di sinistra) vuole cancellare la Circoscrizione Estero. Alle elezioni del 2006, su 18 parlamentari eletti all’estero 7 deputati e 4 senatori provengono dal centrosinistra e questi ultimi sono fondamentali nel sostenere il Governo Prodi. Nel 2008, il centrosinistra perde due senatori, ma mantiene 7 deputati: i numeri si riequilibrano. Nel 2013, il centrosinistra recupera due senatori, perdendo un deputato, ma il PdL riesce ad eleggere un solo rappresentante su 18.

Non commento. Lascio ai lettori il compito di trarne le conclusioni che ritengono più giuste. Personalmente sono convinta che uno Stato di diritto non può e non deve consentire il cambiamento di una legge costituzionale al solo fine di escludere dall’esercizio del primo diritto di cittadinanza quasi quattro milioni e mezzo di italiani che vivono fuori dai confini e che vengono invocati ad ogni piè sospinto quando l’Italia ha bisogno di aiuto, salvo poi cancellarli dal quadro della società civile quando si pensa di poterne fare a meno. (Silvana Mangione* -La Gente d’Italia del 21 ottobre 2013)

* Vice segretario generale del CGIE peri Paesi anglofoni extraeuropei)

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