Per il reindirizzamento cliccate link to example

lunedì 9 dicembre 2013

Emozioni e tenacia al cinema e fuori

CINEMA E POLITICA
Articolo di Carlo Di Stanislao
Emozioni e tenacia al cinema e fuori

Lo scorso 7 dicembre, all'Haus der Berliner Festpiele, il cinema sugli scudi, con il maestro Morricone che riceve, con tanto di standing ovation (una delle due della serata, l’altra riservata ad Almodovar, premio alla carriera), il premio come compositore dell’anno per “La migliore offerta” e “La grande bellezza” che si porta a casa tre premi su quattro nomination: film, regia, protagonista (Toni Servillo) e montaggio (Cristano Travaglioli), fallendo solo quello sulla sceneggiatura. Non ce la fa per uno soffio “Miele” della Golino, battuto sul filo di lana delle opere prime da “Oh Boy” del tedesco Jan Ole Gerster e neanche, ancora per un soffio, né il docu-film di Riccardo Milani col Claudio Bisio protagonista nella neonata categoria della commedia, dove la spunta Love Is All You Need di Susanne Bier; né Enzo d'Alò, che era in lizza con Pinocchio per l’animazione.

Ma siamo felici lo stesso ed anzi ci emozioniamo per i premi e le parole rivolte al nostro cinema, dopo un lungo periodo buio lontano da tutti i podi.

Ancora emozioni, ma stavolta di una madre, ostinatamente alla ricerca di un figlio forzatamente dato in adozione in “Philomena” di Stephen Frears, dal 19 dicembre nei nostri cinema, distribuito da Lucky Red, con una fenomenale Judi Dench, dama del cinema e del teatro inglese, 78 anni di bravura ed eleganza, Oscar da non protagonista per “Shakespeare in love” e probabile nuovo Oscar con questo film, tratto dalla assurda storia vera di una donna che per cinquant'anni ha cercato quel figlio che da giovane ragazza madre aveva dovuto dare 'forzatamente' in adozione ad una coppia americana, seguendo la volontà delle suore di un istituto religioso irlandese in cui aveva partorito.

Critica al perbenismo cattolico che non solo in Irlanda e negli anni cinquanta, vede nelle ragazze madri donne degeneri ed incapaci di educare, il film affronta un tema scabroso ma lo fa senza esagerare, senza cadere nel melodramma e spesso con il tocco leggero della commedia, con uno humor che stempera le lacrime ed emoziona lo spettatore.

Vincitore del Festival di Toronto, basato su uno romanzo di Martin Sixsmith (intitolato “The Lost Child of Philomena Lee”), applaudito il 31 agosto alla Mostra del Cinema di Venezia, “Philomena” è, a mio avviso, il migliore dei film in giro per questo Natale, nato da un giusto equilibrio tra passione, intensità, dramma ed ironia, certamente l’opera più matura di Stephen Fears, regista capace di prove diverse per contenuto e livello, come “My Beautiful Laundrette”, “Alta Fedeltà”, “Lady Henderson Presenta” e “The Queen”, che qui trova la giusta armonia per realizzare il progetto voluto tenacemente da Steve Coogan, sceneggiatore, produttore e co-protagonista, in cui, con l’aiuto delle soffici melodie di Alexandre Desplat, ci restituisce pienamente la sensazione di trovarsi su un sentiero che non sappiamo dove condurrà: costantemente in equilibrio tra la voglia di sapere e la paura della verità, tra registro drammatico e ironico, tra la tenerezza dell’istinto e la rigidità dell’intelletto, tra il cinismo e la disillusione di un ateo e la speranza e l’ingenuità di una credente.

La stessa ingenuità pertinace ma che serve per la sopravvivenza, che porta me e molti altri a gioire per la elezione col 68% di preferenze di Matteo Renzi, una vittoria annunciata ma non troppo scontata, che lascia sperare in un sentiero nuovo e più fattivo nel campo non solo della sinistra ma della intera Nazione.

“Ora basta alibi” ha detto Renzi nel giorno del suo trionfo e noi ci auguriamo che sia vero e possa ritrovare quel “figlio perduto” che fu il nucleo del vero riformismo italiano, dimenticato per tanti anni fra lotte per il potere e ricerche inutili di equilibri ed identità.

Renzi ha stravinto a Nord ed espugnando le roccaforti avversarie a Sud, portato ad una affluenza record di 3 milioni di votanti, ma da adesso in avanti si vedrà se davvero saprà ritrovare il “partito perduto” e superare la crisi identitaria che ha aperto alla non politica ed al disamore di questi ultimi anni.

Sullo schermo, Philomena ed il giornalista che l’aiuta ce la fanno e a noi non resta che sperare che lui, il neosegretario e lo staff che costruirà la sua segreteria, abbiano la stessa chiara visione e pertinacia.

Ci auguriamo, insomma, che dopo anni di confusione e decadenza si possa tornare davvero a fare politica in favore della Nazione che ha bisogno di segni importanti per riprendersi dal crollo economico e di valori in cui è attanagliata.

Guardando agli Oscar Europei e alla attenzione riservata al cinema italiano, sia “La migliore offerta” di Tornatore, battuto per la sceneggiatura da Francois Ozon per “Dans la maison”, sia “La grande bellezza”, vero trionfatore della kermesse 2013, ci dicono che abbiamo bisogno di speranza, con la stampa internazionale che incorona Renzi come “il Blair italiano”, capace di ridare speranza, appunto, ad un partito ormai carrozzone ed ad una Nazione che sembra avviata sul viale della rottamazione senza ritorno.

Se in queste primarie non ha vinto il nuovissimo con Civati, certo ha perso il vecchio apparato di Cuperlo e con Renzi si è prodotto un mutamento comunque di segno, certamente emblematico, legato al passato migliore ed ad un futuro tutto da tracciare e riempire di novità, gli stessi motivi (ponte fra passato glorioso e futuro prospettico), che hanno portato Win Winders e la giuria di Berlino a dare il premio alla carriera a Catherine Deneuve, che non è nuovissima ma neanche anchilosata in ruoli che ormai sono privi di attualità e significato.

Su “Vois Magazine”, il terzetto delle primarie è stato paragonato a quello de “Il buono, il brutto e il cattivo” e Renzi assimilato al personaggio che fu di Lee Van Cleef, perché è quello che pone più in forse il governo Letta voluto e difeso da Napolitano.

Ora, alcuni parlano di una bolla di sapone, almeno per un semestre abbondante, mentre altri ipotizzano diktat renziani che potrebbero trovare nel nuovo centrodestra alfaniano un'inaspettata sponda.

Noi ci poniamo in osservazione attenta e con una apprensione ben superiore a quella di una semplice pellicola che corre sullo schermo. (Carlo Di Stanislao*/Inform)

*Presidente dell’Istituto Cinematografico dell’Aquila “La lanterna magica”

Nessun commento:

Posta un commento