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giovedì 2 gennaio 2014

Il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

QUIRINALE
Il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

“Necessarie lungimiranti e continuative scelte di governo, con le quali debbono misurarsi le forze politiche e sociali e le assemblee rappresentative, prima di tutto il Parlamento, oggi più che mai bisognoso di nuove regole per riguadagnare il suo ruolo centrale”

ROMA- “L’anno che sta per terminare è stato tra i più pesanti e inquieti che l’Italia ha vissuto da quando è diventata Repubblica. Tra i più pesanti sul piano sociale, tra i più inquieti sul piano politico e istituzionale. L’anno che sta per iniziare può e deve essere diverso e migliore, per il paese e specialmente per quanti hanno sofferto duramente le conseguenze della crisi. Una crisi dalla quale in Europa si comincia a uscire e più decisamente si potrà uscire se si porterà fino in fondo un’azione comune per il rilancio della crescita economica e dell’occupazione”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano nel tradizionale messaggio di fine anno agli italiani.

Dopo aver letto alcuni messaggi inviatigli dai cittadini caratterizzati da forte preoccupazione per le difficoltà lavorative ed economiche presenti nel nostro Paese, Napolitano si è soffermato sui cambiamenti da attuarsi, in ambito politico, istituzionale e sociale, per il superamento della crisi.

“Il coraggio degli italiani – ha affermato il Presidente della Repubblica - è in questo momento l’ingrediente decisivo per far scattare nel 2014 quella ripresa di cui l’Italia ha così acuto bisogno. Coraggio di rialzarsi, di risalire la china. Coraggio di praticare la solidarietà : come già si pratica in tante occasioni, attraverso una fitta rete di associazioni e iniziative benefiche, o attraverso gesti, azioni eloquenti ed efficaci, dinanzi alle emergenze, da parte di operatori pubblici, di volontari, di comuni cittadini, basti citare l’esempio di Lampedusa. Coraggio infine di intraprendere e innovare : quello che mostrano creando imprese più donne, più giovani, più immigrati che nel passato.

Alla crisi di questi anni – ha proseguito Napolitano - ha reagito col coraggio dell’innovazione una parte importante dell’industria italiana, indebolitasi, già molto prima, in produzioni di base certamente rilevanti, ma affermatasi in nuove specializzazioni. Quella parte dell’industria ha così guadagnato competitività nelle esportazioni, ed esibito eccellenze tecnologiche, come dimostrano i non pochi primati della nostra manifattura nelle classifiche mondiali. In questo nucleo forte, vincente dell’industria e dei servizi troviamo esempi e impulsi per un più generale rinnovamento e sviluppo della nostra economia, e per un deciso ritorno di fiducia nelle potenzialità del paese”.

Per fronteggiare la “fatica sociale” del Paese e dare risposte ai tanti giovani che ancora non riescono a trovare adeguati sbocchi occupazionali da Napolitano sono state poi chieste “lungimiranti e continuative scelte di governo, con le quali debbono misurarsi le forze politiche e sociali e le assemblee rappresentative, prima di tutto il Parlamento, oggi più che mai bisognoso di nuove regole per riguadagnare il suo ruolo centrale. Non tocca a me - ha aggiunto il Capo dello Stato - esprimere giudizi di merito, ora, sulle scelte compiute dall’attuale governo, fino alle più recenti per recuperare e bene impiegare, essenzialmente nel Mezzogiorno, miliardi di euro attribuitici dall’Unione Europea attraverso fondi che rischiamo di perdere. Rispetto a tali scelte e alla loro effettiva attuazione, e ancor più a quelle che il governo annuncia, sotto forma di un patto di programma, che impegni la maggioranza per il 2014, il solo giudice è il Parlamento. .. La sola preoccupazione che ho il dovere di esprimere – ha poi precisato Napolitano - è per il diffondersi di tendenze distruttive nel confronto politico e nel dibattito pubblico, tendenze all’esasperazione, anche con espressioni violente, di ogni polemica e divergenza, fino a innescare un ‘tutti contro tutti’ che lacera il tessuto istituzionale e la coesione sociale”. Una situazione difficile dunque, caratterizzata anche da rischi di destabilizzazione della nostra democrazia, in cui, secondo il Capo dello Stato, appare necessario un forte impegno del Parlamento sia sul fronte delle riforme costituzionali, sia su quello del rinnovamento della legge elettorale. 

Dopo aver espresso vicinanza ai militari italiani caduti nelle missioni internazionali di pace e ai due marò trattenuti in India, Napolitano ha evidenziato come supreme istanze di pace e solidarietà, ricordate anche da Papa Francesco nel suo messaggio natalizio, ci spingano a non dimenticare il positivo contributo dato dal processo di integrazione europea. “Innanzitutto – ha precisato il Capo dello Stato - proprio la pace e la solidarietà. Anche in funzione di tale impegno – ha continuato Napolitano - molte cose debbono oggi certamente cambiare nell’Unione Europea. In tal senso dovrà operare l’Italia, specie nel semestre di sua presidenza dell’Unione, senza che nessuno degli Stati membri si tiri però indietro e si rinchiuda in un guscio destinato peraltro ad essere travolto in un mondo radicalmente cambiato e divenuto davvero globale. Né si dimentichi, nel fuoco di troppe polemiche sommarie, che l’Europa unita ha significato un sempre più ampio riconoscimento di valori e di diritti che determinano la qualità civile delle nostre società. Valori come quelli, nella pratica spesso calpestati, della tutela dell’ambiente, basti citare il disastro della Terra dei fuochi. del territorio, del paesaggio. Diritti umani, diritti fondamentali : compresi quelli che purtroppo sono negati oggi in Italia a migliaia di detenuti nelle carceri più sovraffollate e degradate”.

Al termine del suo discorso Napolitano ha sottolineato che non si lascerà condizionare “da campagne calunniose, da ingiurie e minacce”, ricordando di aver accettato il rinnovo del mandato presidenziale “in un momento di allarmante paralisi istituzionale” e di voler rimanere al suo posto solo fino a quando “la situazione del paese e delle istituzioni me lo farà ritenere necessario e possibile, e fino a quando le forze me lo consentiranno”. (Inform)

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