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mercoledì 27 marzo 2013

Monti riferisce in Parlamento sul caso dei due marò e sulle dimissioni del ministro Terzi

GOVERNO
Monti riferisce in Parlamento sul caso dei due marò e sulle dimissioni del ministro Terzi

“La decisione di far rientrare in India i nostri militari è stata difficile e dolorosa, ma ci è apparsa necessaria per garantire l’onorabilità del nostro Paese”



ROMA - Il premier e ministro degli Esteri ad interim, Mario Monti, è intervenuto, prima alla Camera e poi al Senato, sulle dimissioni del ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant'Agata, preannunziate nel corso della informativa a Palazzo Montecitorio sulla vicenda dei militari italiani sottoposti a procedimento giudiziario in India.

Durante l’informativa Monti dopo aver ringraziato il ministro degli Esteri uscente per il lavoro svolto, ha ripercorso la vicenda dei due Marò, respingendo con forza qualsiasi illazione su possibili accordi o scambi riservati e sul fatto che eventuali interessi economici dell’Italia possano aver condizionato l’obiettivo prioritario di tutela dei due militari italiani. “Abbiamo tessuto con pazienza – ha spiegato il presidente del Consiglio - una tela di relazioni con l’India che ha consentito di migliorare sensibilmente le condizioni dei nostri marò, sino ad ottenere il loro trasferimento a New Delhi, presso l’ambasciata d’Italia. Nessuna strategia di contrapposizione frontale, forse utile da prospettarsi a fini strumentali all’interno del nostro Paese, avrebbe portato a risultati diversi, perché ci sarebbe scontrata con il dato di fatto che i nostri due fucilieri erano trattenuti nelle mani della giustizia indiana. L’intensa azione del Governo ha consentito di mantenere un dialogo difficile, ma costante, con New Delhi. Ad esito di tale progressivo miglioramento del contesto in cui si collocava la vicenda, il Governo italiano ha chiesto ed ottenuto due successivi permessi di rientro in Italia, ravvicinati e di durata prolungata, che sono stati oggetto di forti critiche sulla stampa indiana”.

“Ricordo – ha proseguito Monti - che fra i due permessi è intervenuta la sentenza della Corte suprema indiana del 18 gennaio, che accertava per la prima volta che i fatti si erano verificati al di fuori delle acque territoriali indiane e che sottraeva la giurisdizione del caso allo Stato del Kerala. Tuttavia, la Corte suprema negava la giurisdizione dello Stato di bandiera della nave e non faceva alcun cenno alla questione dell’immunità funzionale degli organi dello Stato. Al contrario, affermava la giurisdizione dell’Unione dell’India a giudicare i due fucilieri di Marina. In particolare, la Corte suprema, in maniera contraddittoria e senza adeguata motivazione, rivendicava l’esercizio di diritti sovrani di giurisdizione dell’India anche nella zona di mare dove si era verificato l’incidente, in contrasto con una norma della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, nota come UNCLOS. Tale Convenzione limita i poteri dello Stato costiero nella zona contigua, quella tra 12 e 24 miglia, a casi specifici, tra i quali non rientra l'incidente della navigazione. La questione veniva sempre dalla stessa sentenza sottoposta a una corte speciale in India, da costituirsi successivamente per giudicare i due marò.

La Corte suprema – ha aggiunto Monti - indicava che la corte speciale avrebbe dovuto valutare, in prima battuta, se il caso dei due fucilieri di Marina dovesse essere affrontato dai due Governi nel quadro dell'UNCLOS, che fa riferimento, all'articolo 100, all'impegno degli Stati firmatari a cooperare nella lotta contro la pirateria. Su questa base, il Governo ha prontamente agito per avviare consultazioni con il Governo indiano che portassero all’apertura di una procedura arbitrale. In questo modo si sarebbe potuto sciogliere in una sede neutra e in modo oggettivo il punto giuridico più controverso, ovvero quello della giurisdizione competente a giudicare dei fatti. Alla nostra richiesta di avvio di consultazioni bilaterali su questo punto vi è stata, tuttavia, una chiusura da parte indiana”.

Alla luce di ciò Monti ha poi evidenziato come la decisione di non rinviare dopo la seconda licenza i due marò in India, in attesa dell’avvio di un processo di consultazioni bilaterali tra Roma e New Delhi, anche a livello semplicemente informale, tra esperti giuridici dei due Paesi, fosse “una decisione in itinere destinata ad essere rivista alla luce delle auspicate consultazioni bilaterali” su cui non dovevano essere rilasciate frettolose dichiarazioni alla stampa. Il presidente del Consiglio ha inoltre sottolineato come, di fronte all’irrigidimento delle autorità indiane e alle limitazioni di libertà di movimento imposte al nostro ambasciatore in India ,il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (CISR) si sia riunito ed abbia verificato il possibile isolamento internazionale del nostro paese di fronte ad una crisi di gravi proporzioni con l’India. Una valutazione che, dopo le assicurazioni scritte ricevute dal governo indiano sul trattamento dei nostri marò e sull’esclusione dell’opzione pena di morte, portano alla decisione di rinviare i due militari in territorio indiano.

“ Si è trattato – ha precisato Monti - di una decisione difficile e dolorosa, ma che ci è apparsa necessaria per garantire l’onorabilità del nostro Paese e dell’uniforme che i nostri militari indossano con giusto orgoglio e per consentire di riportare l’intera questione nell'alveo di una controversia puntuale tra due Stati sovrani”. Monti si è infine detto “stupefatto” per le dimissioni senza preavviso del ministro Terzi che non ha avvertito per tempo delle sua decisione né la Presidenza del Consiglio, né il Capo dello Stato. (Inform)

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