Per il reindirizzamento cliccate link to example

venerdì 26 aprile 2013

I figli dei migranti hanno maggiori probabilità di approdare in scuole mediocri


COMMISSIONE EUROPEA

I figli dei migranti hanno maggiori probabilità di approdare in scuole mediocri

 




BRUXELLES – “Ogni minore, indipendentemente dalla sua origine, merita di avere la possibilità, attraverso l'istruzione, di acquisire le competenze necessarie per la vita e che danno migliori prospettive di lavoro. Dobbiamo migliorare i risultati europei in questo settore e fornire maggiore sostegno ai gruppi vulnerabili. Occorre cambiare la mentalità che resiste in troppe scuole. Gli studenti cresciuti in un paese sono i primi a doversi adattare ai figli dei migranti. Dovrebbero essere incoraggiati all'accoglienza e su questo punto abbiamo bisogno dell'appoggio dei genitori. Non intervenendo rischiamo di creare un circolo vizioso in cui la mancanza di opportunità si traduce in risultati scolastici mediocri e in una maggiore probabilità di disoccupazione e di povertà”. Così Androulla Vassiliou, commissaria Ue responsabile per l'Istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù.



Infatti, secondo uno studio realizzato per la Commissione Europea dal Public Policy and Management Institute della Lituania, i minori di recente immigrazione sono maggiormente esposti al rischio di subire la segregazione scolastica e di frequentare scuole dotate di meno risorse. Ciò si traduce in uno scarso rendimento e in un'elevata probabilità di abbandono scolastico precoce. Ai fini di una migliore integrazione lo studio propone che gli Stati membri forniscano un sostegno educativo mirato ai figli dei migranti, ad esempio attraverso insegnanti specializzati e un coinvolgimento sistematico dei genitori e delle comunità.



Lo studio esamina le politiche nazionali a sostegno dei minori di recente immigrazione relative a 15 paesi recentemente interessati da flussi migratori significativi: Austria, Belgio (comunità fiamminga), Cipro, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito, Repubblica ceca e Svezia. Secondo le conclusioni della ricerca, il modello migliore è quello della Danimarca e della Svezia, che si basa sull'offerta di un sostegno mirato e su un ragionevole livello di autonomia delle scuole. Gli altri paesi tendono a concentrarsi soltanto su uno di questi aspetti e il risultato è che non pervengono a una migliore inclusione dei figli dei migranti.



L'analisi sottolinea l'importanza dell'autonomia scolastica e di un approccio olistico in materia di sostegno educativo ai minori di recente immigrazione, comprendente il sostegno linguistico e scolastico, il coinvolgimento dei genitori e delle comunità e l'educazione interculturale. Secondo lo studio, le scuole dovrebbero evitare la segregazione e la selezione precoce degli alunni sulla base delle abilità, in quanto ciò potrebbe sfavorire i figli dei migranti che si stanno adattando a una nuova lingua. Viene inoltre sottolineata la necessità di migliorare il monitoraggio e la raccolta di dati statistici sull'accesso, sulla partecipazione e sul rendimento degli alunni e degli studenti migranti.



I risultati dello studio riflettono le statistiche dell'indagine PISA (Programme for International Student Assessment) dell'OCSE, che valuta le competenze e le conoscenze dei quindicenni. L'OCSE ha rilevato che nel 2010, in Europa, il tasso di abbandono precoce dell'istruzione o della formazione è stato del 25,9% tra gli alunni stranieri, contro un livello del 13% tra quelli autoctoni.



Lo studio della Commissione rileva che nella maggior parte dei paesi le scuole sono lasciate a loro stesse per quanto riguarda l'applicazione degli orientamenti nazionali generali in materia di assegnazione dei fondi oppure, al contrario, non dispongono dell'autonomia necessaria per adattare il sostegno alle singole esigenze e per calibrare le politiche nazionali in funzione della situazione locale. Lo studio individua cinque tipi di sostegno educativo:il modello del sostegno complessivo (esempi: Danimarca e Svezia),che prevede un sostegno continuativo nei settori più importanti ai fini dell'inclusione dei minori di recente immigrazione: sostegno linguistico, sostegno scolastico, coinvolgimento dei genitori, educazione interculturale e ambiente favorevole all'apprendimento; il modello del sostegno non sistematico (esempi: Italia, Cipro e Grecia),caratterizzato da un approccio casuale per quanto riguarda il sostegno fornito. Le politiche non sono sempre formulate in modo chiaro, né dotate di risorse adeguate o attuate in modo efficace. Gli insegnanti, i genitori e le comunità locali restano in larga misura privi di orientamenti precisi;il modello del sostegno compensativo (esempi: Belgio e Austria),che prevede svariate forme di politiche di sostegno ed è caratterizzato dall'insegnamento continuativo della lingua del paese ospitante, dal sostegno didattico, pur piuttosto contenuto, dall'individuazione precoce delle abilità dei discenti e dalla divisione precoce in gruppi di abilità. Questo modello è "compensativo", nel senso che mira a correggere le differenze piuttosto che a contrastare lo svantaggio di partenza; il modello dell'integrazione (esempio: Irlanda) caratterizzato da politiche di cooperazione e di educazione interculturale ben sviluppate. Il collegamento tra scuola, genitori e comunità locale è sistematico e l'apprendimento interculturale è ben integrato nei programmi scolastici e promosso nella vita scolastica quotidiana. Il modello non si concentra sul sostegno linguistico; il modello del sostegno centralizzato all'ingresso (esempi: Francia e Lussemburgo), basato sull'accoglienza centralizzata dei figli dei migranti e sull'offerta di un sostegno scolastico. Offre programmi articolati di sostegno mirato a favore degli alunni con scarso rendimento, come pure un sostegno linguistico e l'ascolto dei genitori.



L'Unione europea, nel quadro della strategia per la crescita e l'occupazione, incoraggia gli Stati membri a investire di più nell'istruzione, in modo da rafforzare le economie europee e far acquisire ai giovani le competenze richieste dal mercato del lavoro. I paesi dell'UE si sono impegnati a ridurre, entro il 2020, la percentuale di giovani in possesso di scarse competenze di base (nella lettura, nella matematica e nelle scienze) e di coloro che abbandonano prematuramente la scuola. Hanno convenuto che entro il 2020 la percentuale di quindicenni in possesso di abilità insufficienti nel campo della lettura, della matematica e delle scienze debba essere inferiore al 15%, che la percentuale di abbandono precoce dell'istruzione e della formazione debba essere inferiore al 10% e che quella delle persone di età compresa tra i 30 e i 34 anni con un livello di istruzione terziaria debba essere almeno del 40%.



Dal 1960 la migrazione netta verso l'Europa è triplicata. L'insegnamento ai figli dei migranti sta diventando una questione di importanza cruciale: nell'anno scolastico 2009/2010 gli alunni di prima lingua diversa dal tedesco iscritti nelle scuole austriache erano il 17,6% del totale e negli ultimi cinque anni la percentuale degli alunni non autoctoni in Grecia è salita dal 7,3 al 12% nell'istruzione primaria e secondaria. (Relazione finale: http://ec.europa.eu/education/more-information/doc/migrants/report_en.pdf ) (Inform)

Nessun commento:

Posta un commento