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mercoledì 17 aprile 2013

L'editoriale di Marco Basti su "Tribuna italiana"


STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO
Su “Tribuna Italiana” di oggi l’editoriale del direttore Marco Basti

Un abbraccio a Colombo per abbracciare i nostri nonni

BUENOS AIRES - L’anno scorso, nel quadro delle misure prese per far fronte al calo verticale delle riserve valutarie, il governo argentino dispose che il pagamento delle pensioni italiane, in Argentina, fosse fatto unicamente in pesos, al cambio fissato dalle autorità della Banca Centrale. La conseguenza di tale decisione, è stata che i pagamenti in euro, anche tramite il versamento nei conti aperti in euro nelle banche locali, furono sospesi. E inoltre, il tasso di cambio stabilito per ogni euro, era inferiore al trenta, quaranta per cento o anche di più, rispetto al cosiddetto mercato blue, cioè il mercato marginale. 

La misura, spiegata come una in più nel quadro di sovranità nazionale nel campo della salvaguardia della moneta, è nei fatti una appropriazione di un beneficio che poche migliaia di anziani pensionati, avevano per affrontare l’ondata inflazionistica che da tre anni a questa parte ha investito l’Argentina. 

Sia chiaro. Non è che i circa trentamila pensionati INPS riscuotendo in euro creano un problema all’economia argentina, alle riserve valutarie della Banca centrale o al sistema bancario argentino. Perché gli euro per pagare le misere pensioni italiane (che in media sono di meno di trecento euro) arrivano ogni mese dall’Italia. Significa che lo Stato argentino acquista quella valuta al prezzo che decide lui stesso. Ma questo è legale? 

Certo che è legale. Una delle manifestazioni di sovranità di uno stato è la potestà di decidere in materia monetaria. 

Ma è giusto esercitare quella sovranità a spese degli anziani pensionati italiani o delle loro vedove? No, non è giusto. 

I rappresentanti diplomatici italiani, i patronati, i deputati del Maier e del Pe hanno parlato della questione con diversi alti esponenti politici e funzionari argentini, senza ottenere fino ad oggi risposte positive. 

Nella situazione in cui si trovano i pensionati italiani si trovano anche coloro che ricevono pensioni spagnole e polacche, ma il numero maggiore è di pensionati italiani. Perché questa che, come minimo potremmo definire, noncuranza, nei confronti della nostra comunità? Anzi, degli anziani della nostra comunità? 

Da poco più di un mese siamo alle prese con le voci -mai smentite da portavoci o funzionari del governo - dell’intenzione di togliere il monumento a Cristoforo Colombo dalla piazza che porta il suo nome, dietro alla Casa Rosada, per mettere al suo posto un monumento a Juana Azurduy. Il monumento a Colombo si trova in quel posto dal giorno della sua inaugurazione nel 1921 e fu donato dalla collettività italiana, che sostenne le spese con una raccolta di fondi alla quale parteciparono emigrati italiani residenti in tutta l’Argentina. Al suo posto sarebbe innalzato il monumento all’eroina dell’Indipendenza, che sarà donato dal governo boliviano. 

Le dichiarazioni, lettere, richieste, ricorsi giudiziari, ancora non hanno avuto alcuna risposta. In questo caso la decisione di togliere il monumento a Colombo sarebbe direttamente una offesa, un disprezzo a chi lo ha donato, cioè alla comunità italiana. Anzi ai nostri padri, nonni, bisnonni. A coloro che emigrarono in Argentina a partire dagli anni ‘80 del XIX secolo e inizi del XX secolo, contribuendo in modo determinante a fare grande l’Argentina. 

Il “tano”, che durante un secolo portò in Argentina lavoro, arte e tecnica, conoscenze, intraprendenza, solidarietà, spirito di sacrificio e lungimiranza e che costituì in questa terra la sua famiglia. Quel “tano” che è parte della storia di oltre la metà della popolazione argentina, ebbe anche la virtù della riconoscenza verso la terra che lo aveva accolto. Per questo il monumento a Cristoforo Colombo. Un eroe, un imprenditore, un uomo del Rinascimento che ammiravano, cento anni fa, sia argentini che emigrati italiani. 

Per questo, come abbiamo già scritto, muovere il monumento a Colombo è una offesa a tutti gli emigrati italiani, alla comunità italiana, a tutti quanti hanno a cuore i loro antenati. A tutti quanti sono fieri e riconoscenti verso i genitori, i nonni e i bisnonni italiani. A tutti gli argentini che, anche se non sono discendenti di italiani, sono consapevoli dell’importanza del contributo dell’immigrazione, italiana e non, alla cultura argentina. 

E per questo è importante impegnarsi perché abbia un completo successo l’iniziativa lanciata dal Comites di Buenos Aires, per martedì 23 aprile alle 17, di riempire la piazza Colón in un abbraccio alla piazza e al monumento, chiedendo che non sia toccato da dove si trova. 

Un abbraccio a Colombo, ma che in fondo è stringerci ai nostri genitori e nonni, a tanti anziani emigrati che hanno dato tanto all’Argentina, anche quando l’Argentina non di rado è stata ingenerosa con loro. 

Un abbraccio all’Argentina che vogliamo aperta a “tutti gli uomini del mondo che vogliono venire ad abitare questa terra”, come recita il preambolo della Costituzione Argentina. (Marco Basti -Tribuna Italiana /Inform) 

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