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giovedì 30 maggio 2013

Emma Bonino: “Subito il vertice sulla Siria e anche l`Iran deve partecipare”

RASSEGNA STAMPA
Su “la Repubblica” di oggi, intervista al ministro degli Esteri
Emma Bonino: “Subito il vertice sulla Siria e anche l`Iran deve partecipare”

ROMA - «Si è vero, sul terreno molti vedono che il regime di Assad sta resistendo, e molti credono che la decisione europea di sospendere l`embargo sia un segnale a chi sostiene Assad (la Russia e non solo), per spiegare che l`Europa non abbandona i ribelli. Possiamo fare mille analisi sull`equilibrio militare, ma una cosa è certa: non c`è una soluzione militare alla crisi in Siria, e anzi il rischio della deflagrazione militare è la prima cosa che dobbiamo evitare. L`impegno di Kerry e Lavrov per una conferenza di pace "Ginevra2" va sostenuto in ogni modo: l`Europa questo deve fare. E devo dire che un`opera di mediazione senza uno dei protagonisti regionali, l`Iran, sarebbe difficile da avviare perfino per le Nazioni Unite». Lunedì scorso, al tavolo del suo primo Consiglio dei ministri degli Esteri Ue, Emma Bonino si è seduta senza nessun timore reverenziale. Conosce l`Europa, conosce la politica estera, ha detto la sua. «Non viviamo dì sogni: chiediamoci cosa vogliamo ottenere da "Ginevra 2". In breve: deve parlare la politica, dobbiamo fermare le armi. Il cammino sarà graduale e difficile, si vuole un governo di transizione, esponenti del regime di Assad devono far parte del processo, ma poi bisogna seguire l`impostazione di "Ginevra 1". Fra l`altro: Ginevra 2 non deve durare una giornata, deve essere l`inizio di un processo. Dobbiamo avere una visione di questo processo di pace, dobbiamo capire quali passi compiere, con chiarezza. Questo l`Europa deve fare al meglio».

Ministro, sulla gestione della discussione sull`embargo lei ha criticato la gestione del "ministro degli Esteri" Ue lady Ashton.

«Ognuno esercita il suo ruolo col metodo che ritiene, non voglio neanche dare chissà quali lezioni, essendo l`ultima arrivata ed avendo partecipato solo al mio primo Consiglio. Ma visto che la questione dell`embargo era in discussione da 2 mesi, quando alla fine si arriva a porre sul tavolo non una "proposta", ma varie "opzioni" questo riapre la discussione in maniera totalmente aperta».

Come considera Assad?

«Credo non ci siano dubbi. Di solito per gli Stati, per i governi si parla di "responsabilità di proteggere" i propri cittadini. Qui siamo all`opposto: siamo in una situazione di un regime che dà l`assalto ai propri cittadini ».

Hezbollah ormai rivendica apertamente il suo impegno militare in Siria. La Ue discute l`inserimento di Hezbollah nella black list dei movimenti terroristi. Cosa farete?

«Su Hezbollah c`è una istruttoria in corso su un attentato commesso in Bulgaria, ho chiesto che l`analisi dei fatti e l`analisi giuridica sia molto consistente, perché al di là delle simpatie o antipatie per qualcuno, una dichiarazione di black list deve avere una base giuridica forte. Altrimenti si tratta di una politicizzazione del caso. E non sfugge a nessuno neppure la fragilità della situazione in Libano: uno spill over c`è già, ci sono conseguenze umanitarie con un peso incredibile: in Libano hanno 1 milione di rifugiati su 5 milioni di abitanti, i giordani ne hanno 500 mila. Lo spill over c`è già, dobbiamo limitare il contagio militare».

Altro tema quello delle primavere arabe: due anni dopo c`è ancora molta confusione.

«Posso fare un parallelo? Lunedì al Consiglio esteri della Ue c`era un incontro a cena con i paesi della ex Jugoslavia. Vent`anni dopo vedevo seduti allo stesso tavolo il ministro serbo, la ministra croata, quelli dell`Albania e della Macedonia. Io pensavo "ci sono voluti vent`anni". La ricostruzione istituzionale di un paese verso la democrazia non avviene in due giorni o in due anni. Per i paesi del mondo arabo ci vorranno anni, molti anni. Per le "primavere arabe" dobbiamo armarci di determinazione e pazienza, saranno persino possibile dei passi indietro».

Egitto: lei ha vissuto in quel paese, lo conosce. Qualcuno inizia perfino a rimpiangere Mubarak di fronte allo sbandamento di questi mesi nel più importante paese arabo.

«Nei 5 anni che ho vissuto lì ho sempre pensato che l`Egitto fosse una enorme pentola a pressione senza valvola di sfogo. Nessuno poteva dire quando, ma per me era chiaro che sarebbe saltato. Oggi l`Egitto è in una fase di delusione: chiedevano più sviluppo economico, più posti di lavoro, più libertà e tutto questo non c`è. C`è delusione, frustrazione, ma avendo messo in piedi un processo istituzionale può darsi che le prossime elezioni portino a risultati diversi ».

Israele-Palestina, il negoziato ripartirà?



«Siamo in una fase delicatissima. Dico solo una cosa: questa avviata da Kerry, dall`amministrazione Obama, è davvero l`ultima possibilità. Se fallisce lui ne riparliamo non so quando. E non so se ne riparleremo in termini di politica e diplomazia! Kerry ha assunto un`iniziativa con grande coraggio, noi europei abbiamo la responsabilità di sostenerla, non accetto atteggiamenti da adolescenti, di protagonismo ridimensionato. L`Europa appoggi fino in fondo, non faccia obiezioni, faccia pressioni su entrambi. Israele in particolare, ma tutti e due dovranno fare concessioni: se l`Europa ha un ruolo è quello di farlo capire alle parti». (Vincenzo Nigro - la Repubblica del 30 maggio 2013)

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