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venerdì 31 maggio 2013

“Unione europea, cittadinanza europea, democrazia europea: quale bilancio a un anno dalle elezioni europee del 2014?”

FORUM PA 2013
Convegno promosso dal Ministero degli Esteri
“Unione europea, cittadinanza europea, democrazia europea: quale bilancio a un anno dalle elezioni europee del 2014?”

Gli interventi di Vincenzo Grassi (Mae), degli euro deputati Roberta Angelilli (Pdl), Carlo Casini (PPE), Roberto Gualtieri (Pd), di Roberto Adam (Presidenza del Consiglio) e di Pasquale Ferrara (Istituto Europeo)

ROMA - Prendendo spunto dalla proclamazione del 2013 “Anno europeo dei cittadini” da parte dell’Unione Europea, il ministero degli Esteri ha organizzato, presso il Forum della Pubblica Amministrazione, il convegno sul tema “Unione europea, cittadinanza europea, democrazia europea: quale bilancio a un anno dalle elezioni europee del 2014?”. Durante l’incontro si è discusso della piena realizzazione del principio di cittadinanza europea e di come assicurare una maggiore identificazione dei cittadini con le istituzioni dell’Ue.

Il convegno è stato introdotto e moderato da Vincenzo Grassi, direttore centrale del Mae per le Questioni Europee, che ha sottolineato l’esigenza sia di fare un bilancio su quello che è stato fatto dal 1992 ad oggi per avvicinare le istituzioni europee ai cittadini, sia di valutare, anche alla luce dell’attuale momento di crisi economica, l’elaborazione di specifiche iniziative volte a migliorare sul piano formale e sostanziale la partecipazione dei cittadini al processo di integrazione europeo. “ Le elezioni europee del prossimo anno – ha affermato Grassi - possono rappresentare l’occasione per l’avvio di un grande dibattito politico su scala continentale o invece un momento di crisi , nel caso vi fosse una partecipazione molto bassa alle urne o l’affermazione delle forze che contrastano l’Ue”.

Dal canto suo Carlo Casini (PPE), presidente della Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo, ha spiegato come, in attesa che il cammino verso l’Europa federale venga completato, nelle istituzioni europee si stia lavorando per superare un deficit democratico dovuto alla stessa composizione del Parlamento europeo, il numero dei parlamentari eletti non è proporzionale a quello dei cittadini delle varie nazioni dell’Ue essendo garantita una quota minima di rappresentanti anche per i paesi più piccoli, e ai lunghi tempi di attesa necessari alle varie istituzioni europee per giungere ad una decisione condivisa sul varo delle varie direttive. Altri problemi segnalati da Casini sono quelli del monopolio da parte della Commissione Europea dell’iniziativa legislativa e del miglioramento del confronto fra Parlamento europeo e parlamenti nazionali. Le elezioni del prossimo anno – ha spiegato Casini – costringeranno, per la prima volta nella storia, gli elettori europei a votare riflettendo sugli argomenti favorevoli o contrari all’Europa, perché il crollo nella partecipazione al voto è stato continuo e costante. C’è euroscetticismo verso l’Europa e si ha la sensazione che il voto non conti niente. In questa ottica, – ha proseguito Casini che auspica il ritorno di una politica basata sui valori fondanti dell’Ue come la pace e la libertà - acquista forza la proposta che prevede l’indicazione, da parte dei partiti europei, del loro candidato alla presidenza alla Commissione, in modo che si possa verificare l’efficacia del voto”. Quest’ultima valutazione è stata sostenuta anche dall’eurodeputato Roberto Gualtieri (Pd), membro della Commissione Affari Costituzionali, che ha precisato come “la scelta dei partiti politici europei di presentare un candidato unico alla presidenza della Commissione consentirà un salto significativo nella legittimità democratica delle istituzioni europee”. Gualtieri ha inoltre evidenziato come nell’Unione Europea, dove vige un concetto di cittadinanza basato sui diritti civili, politici e sociali, sia presente una situazione non solo di inefficienza economica, l’Ue avrebbe bisogno di un governo dell’economia con adeguate risorse competenze e strumenti, ma anche di inefficienza democratica, dovuta ad una gestione della situazione europea di tipo puramente tecnico e alle difficoltà di conseguire una reale condivisione fra le varie istituzioni dell’Ue delle decisioni più importanti che al momento rimangono appannaggio del Consiglio Europeo.

Da segnalare anche l’intervento del vicepresidente dell'Europarlamento Roberta Angelilli (Pdl), che ha ricordato come la cittadinanza dell’Unione europea abbia fra i suoi obiettivi principali, una priorità che diviene ancora più forte in questo momento di crisi, la creazione di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia per i cittadini, le famiglie e le imprese. La Angelilli ha anche ricordato come in questi anni il Parlamento europeo, al fine di proteggere le vittime e le categorie più vulnerabili, abbia approvato alcune direttive volte al sequestro dei beni delle organizzazioni criminali e alla lotta contro l’abuso sui minori e la tratta degli esseri umani. La Angelilli ha inoltre segnalato alcune grandi sfide dell’Europa ancora da affrontare come ad esempio la riduzione dei costi della burocrazia non indispensabili (330 milioni di euro), la lotta all’evasione fiscale (1000 miliardi di euro) e la battaglia contro la corruzione che ogni anno brucia in Europa 120 miliardi. 

Roberto Adam, capo dipartimento per le Politiche Europee della Presidenza del Consiglio, si è invece soffermato legge 234/2012 che disciplina la partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa e delle politiche dell’UE.

“L’85% della legislazione nazionale di uno stato membro –a spiegato Adam - è influenzata dall’Unione Europea. Questo pone il problema agli stati nazionali su come si gestisce questa situazione in cui degli atti dell’Unione Europea vengono negoziati a Bruxelles attraverso un procedimento complesso in cui i governi nazionali, confrontandosi nel Consiglio, possono influire sulla creazione dell’atto. Di fronte ad un fenomeno di questo genere diventa estremamente importante il modo in cui tutta questa macchina è gestita dall’amministrazione e dalla classe politica dello Stato. Quindi il punto nodale è quello della capacità dello Stato di gestire nel modo più adatto la fase ‘ascendente’ del diritto dell’Ue”. Di questo aspetto si occupa la legge 234 del 2012 che prevede un maggiore coinvolgimento del Parlamento nazionale nella fase ‘ascendente’ del diritto dell’Ue e nella gestione delle politiche europee per lo Stato e, sempre in questo ambito, un migliore coordinamento amministrativo che dia più autorevolezza alle proposte del paese. Dalla legge vengo inoltre previste soluzioni, come ad esempio lo sdoppiamento della norma e delle sue deleghe, volte ad accelerare il recepimento da parte del Parlamento nazionale delle direttive comunitarie.

Ha poi preso la parola il segretario generale dell’Istituto Europeo di Firenze Pasquale Ferrara che ha sottolineato la necessità di non dimenticare come di fatto la crisi dell’eurozona abbia arrestato una serie di cantieri, d esempio l’allargamento dell’Ue ad altri paesi, ed intaccato presso i cittadini la credibilità l’Unione europea, essendo ormai lontani i successi del passato. Ferrara, dopo aver ricordato che dal 2007 ad oggi la fiducia dei cittadini nell’Unione europea è scesa dal 57% al 33%, ha evidenziato l’esigenza di riconquistare la stima dell’opinione pubblica dell’Europa attraverso l’aumento delle performance dell’Ue. Per Ferrara, che chiede di favorire la mobilità dei cittadini in Europa, è inoltre opportuno far capire ai singoli governi che hanno il dovere di sviluppare una competenza civica volta al buon funzionamento del sistema politico europeo. Secondo Ferrara, infine, bisogna cogliere l’opportunità delle elezioni del prossimo anno per dare un imput forte e decisivo al sentimento di cittadinanza europea. (Goffredo Morgia /Inform)

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