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mercoledì 24 aprile 2013

Il presidente dell’Anvgd Ballarin sulla Festa del 25 Aprile


ASSOCIAZIONI  
Il presidente dell’Anvgd Ballarin sulla Festa del 25 Aprile

“La ricorrenza è cara a tutti gli italiani perché simbolo della libertà e della democrazia restituite alla nazione.  Ma gli esuli dai territori ceduti non possono esimersi dal ricordare che l’Italia ha pagato un prezzo altissimo con la perdita delle province del confine orientale”


ROMA – “In occasione della ricorrenza del 25 Aprile, l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che rappresenta sul territorio nazionale gli esuli italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia cedute nel 1947 alla Jugoslavia di Tito, rende omaggio alla memoria del sacrificio dei giuliani combattenti nelle file della Resistenza liberale e democratica e del Corpo Italiano di Liberazione, animati dalla speranza di poter salvare alla madrepatria la loro terra natale. Il nostro rispetto va anche a quanti, arruolatisi nei reparti della RSI e guidati da scelte drammaticamente opposte, perseguirono quella medesima speranza, al pari di tanti connazionali delle altre regioni che pagarono quella scelta con la vita. La ricorrenza è cara a tutti gli italiani perché simbolo della libertà e della democrazia restituite alla nazione dopo venti anni di dittatura ed una guerra infausta di cinque anni. Ma gli esuli dai territori ceduti non possono esimersi dal ricordare che l’Italia ha pagato un prezzo altissimo con la perdita delle province del confine orientale, sottoposte ad un nuovo regime straniero e totalitario, con il conseguente esodo di centinaia di migliaia di italiani dall’Istria, dal Quarnero e dalla Dalmazia, dove vivevano da secoli”.Inizia cosi la nota del presidente dell’Anvgd Antonio Ballarin sulla ricorrenza della Liberazione. 

“Molti italiani delle province di Pola, Fiume e Zara – ricorda Ballarin - persero la vita sia nei lager nazisti, opponendosi all’amministrazione militare tedesca della Adriatisches Küstenland, sia nelle foibe e nei campi di concentramento jugoslavi ben oltre la fine del conflitto, rimanendo esclusi dal resto del popolo italiano in quegli anni tragici che andarono dal settembre 1943 ad oltre il Memorandum di Londra del 1954. Dopo l’ondata di terrore del 1943-1954, non possono ricordare quei giorni del 1945 se non come una Liberazione dalla dittatura e, conseguentemente, l’inizio di una pulizia etnica di natura prettamente razziale ovvero, estesasi al di là dell’odio politico, sociale e religioso. Fu in quei giorni che, dopo la pesante occupazione tedesca, si abbatté sull’Istria, su Fiume su Zara e su tutta la Venezia Giulia di allora, il terrore delle truppe jugoslave di Tito, che non furono liberatrici per quelle popolazioni, ma si macchiarono di eccidi oggi noti a tutti, della cui verità le Istituzioni italiane si sono rese, finalmente, interpreti”. 

“L’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – prosegue Ballarin - commemora dunque la Resistenza cattolica, liberale, repubblicana, militare e monarchica che dette determinante contributo alla guerra di Liberazione ed ebbe i suoi morti per mano jugoslava: dai Carabinieri Giuseppe Chiarappa, Filippo Casini e Orazio Caprio, unitisi ai partigiani jugoslavi e da questi fucilati, al ten. Vinicio Lago, membro del CLN triestino, ucciso dai titini ad un posto di blocco; dall’azionista goriziano Augusto Sverzutti al socialista Licurgo Olivi, componenti del CLN di Gorizia, arrestati e scomparsi per mano jugoslava; al socialista ed ebreo fiumano Angelo Adam, rientrato a Fiume nel 1945 dal lager di Dachau ed eliminato dai partigiani di Tito con la moglie e la figlia. Solo pochi nomi tra i molti, mentre ricordiamo che il CLN di Trieste e dell’Istria fu costretto alla clandestinità per non cadere vittima della polizia politica jugoslava. La consapevolezza della perdita irrimediabile – conclude Ballarin - non ha impedito agli Esuli di sentirsi parte attiva, dal momento della ricostruzione in Patria della vita e della professione di una Comunità nazionale, con la quale hanno condiviso e condividono gli alti valori di libertà, di democrazia, di progresso civile: valori dei quali, con la scelta dolorosissima dell’esodo, hanno reso, a favore dell’intero popolo italiano, una testimonianza unica” . (Inform) 

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