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mercoledì 17 aprile 2013

In una lettera aperta ai consiglieri del CGIE gli “spunti di riflessione” di Francesco Fatiga


ITALIANI ALL’ESTERO

In una lettera aperta ai consiglieri del CGIE gli “spunti di riflessione” di Francesco Fatiga

 



ROMA – Il consigliere del CGIE Francesco Fatiga ha indirizzato una lettera aperta ai componenti dell’organismo di rappresentanza degli italiani all’estero, nella quale offre alcuni spunti di riflessione che “mi auguro vengano approfonditi nella prossima plenaria del CGIE da convocarsi al più presto”



Di seguito il testo della lettera .



“Care colleghe e cari colleghi,



ho letto con la dovuta attenzione i numerosi e articolati interventi sulla questione che, al momento, sembra catalizzare il dibattito in seno al CGIE : la paventata abolizione della Circoscrizione Estero così come regolata dall’attuale legislazione.



A mio avviso non è questo, al momento attuale, il problema dei problemi.



Se da un lato l’abolizione della Circoscrizione Estero può essere letta come una sottrazione di rappresentanza democratica, dall’altro stimola invece una riflessione più profonda e più ampia.



E ciò diventa ora non più rinviabile alla luce dei problemi ( di cui dirò in seguito) tante volte discusse in sede CGIE nonché delle riforme istituzionali e di composizione delle due Camere del Parlamento che il Paese richiede a gran voce.



E’ un’ottima occasione, questa, per una nostra riflessione comune che sia però a tutto campo e che tenti, finalmente, di dare maggiore dignità al nostro impegno.



In generale, ritengo allarmante e non più sopportabile la superficialità con cui, ormai da qualche anno, viene sottovalutato l’apporto positivo che gli italiani all’estero possono offrire al Paese in termini economici, sociali e culturali.



E’ tutta la politica rivolta verso l’emigrazione italiana che ne soffre e che andrebbe in qualche modo rivoluzionata.



Difendere ad oltranza gli attuali assetti legislativi e i conseguenti iter burocratici senza esaminarli con spirito critico e con un sano pragmatismo, è un atteggiamento perdente.



Occorre non soffermarsi semplicemente sui singoli punti di sofferenza, ma tentare un approccio complessivo ed originale per risolvere alla radice la partita, rispettando i diritti dell’emigrazione storica, le aspettative di quella attuale e l’interesse dell’Italia in questo campo.



Cominciamo a riprendere con maggior forza alcune considerazioni di fondo sulle quali ci siamo già espressi in seno al CGIE, magari con timidezza e senza molta convinzione :



-Per sostenere una politica complessiva per gli italiani nel mondo non ci si può più affidare ai soli finanziamenti pubblici ma occorre ricorrere in modo organico ai capitali privati più interessati all’internazionalizzazione dell’Italia.



-Non è più praticabile che questa politica venga gestita dalla burocrazia del MAE. Occorrerebbe creare uno strumento di gestione misto ( pubblico-privato ) quale potrebbe essere una apposita Agenzia o una Fondazione o qualcosa del genere, sotto la supervisione diretta della Presidenza del Consiglio.



-Il CGIE per poter funzionare e svolgere un’azione positiva ed efficace deve avere autonomia gestionale e non può essere affidato al solo volontariato.



-Per salvaguardare in pieno l’esercizio del diritto di voto ai connazionali che vivono all’estero occorre rivedere l’attuale legislazione tenendo conto, come già detto,delle riforme istituzionali e del Parlamento iscritte nell’attuale agenda politica.



Questi sono semplicemente alcuni spunti di riflessione che mi auguro vengano approfonditi nella prossima plenaria del CGIE da convocarsi al più presto. Con stima e tanta cordialità”, Francesco Fatiga.



Inform

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