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mercoledì 17 aprile 2013

A Roma il convegno “Acquisto della cittadinanza italiana per i figli di cittadini stranieri nati in Italia”


IMMIGRAZIONE

Da Cser, Alexandra, Insieme per Athos e consolato del Perù, una riflessione su modalità di applicazione e possibilità di riforma della legge n. 91 del 1992

A Roma il convegno “Acquisto della cittadinanza italiana per i figli di cittadini stranieri nati in Italia”

Gli interventi di Emanuele Giudice (Alexandra), di Carmen Silva Cáceres (consolato del Perù), di Paolo Morozzo Della Rocca (università d’Urbino), di Eugenia Serrao (Tribunale di Roma), di Giandomenico Catalano (ANF), di Giancarlo Perego (Migrantes) e Teresa Petrangolini (Regione Lazio)

 



ROMA – Si è svolto a Roma, presso l’Accademia Alfonsiana, il convegno sul tema “Acquisto della cittadinanza italiana per i figli di cittadini stranieri nati in Italia”. Durante l’incontro, promosso dal Centro Studi Emigrazione di Roma (CSER), dal Consolato Generale del Perù in Roma, dall’associazione di promozione sociale Alexandra e dall’associazione Onlus Insieme per l’Athos, si è parlato delle proposte di modifica della legge N. 91 del 1992 sulla cittadinanza e di possibili integrazioni della circolare n. 22 del 7 novembre 2007 riguardante la stessa materia.



Il convegno è stato moderato ed introdotto dal presidente dell’associazione Alexandra Emanuele Giudice che ha evidenziato come il comma 2 dell’articolo 4 dell’attuale legge sulla cittadinanza non sia “molto generosa” ma anzi imponga sia limiti temporali troppo lunghi per l’acquisto di questo diritto da parte dei minori , sia requisiti molto stringenti, posti in essere attraverso il relativo decreto attuativo della norma , come ad esempio la regolarità del soggiorno e la continuità della residenza anagrafica. Nel corso dell’incontro Giudice ha anche sottolineato come la cittadinanza non sia solo un fatto giuridico ma anche un aspetto culturale che induce l’individuo ad interrogarsi sulla società in cui vive. “ I flussi migratori – ha ricordato Giudice – rappresentano uno dei più grandi segni del XX secolo, che però non è abbastanza percepito. L’incontro tra nazionalità diverse non è un pericolo ma un’opportunità”.



“Mi auguro – ha affermato il console generale del Perù a Roma Carmen Silva Cáceres intervenendo per un breve saluto - che il Parlamento italiano possa affrontare anche la questione della cittadinanza dei bambini nati in Italia e figli di emigrati stranieri. Negarla sarebbe un’autentica follia”. A seguire è stato letto il messaggio inviato dal presidente della Camera Laura Boldrini. “Quello del riconoscimento della cittadinanza ai fini degli immigrati nati in Italia – scrive la terza carica dello Stato - costituisce un tema di prioritaria importanza sul quale il Parlamento dovrebbe cominciare a lavorare prima possibile. E’ una questione di civiltà, un tema su cui dovrebbero convergere tutte le forze politiche, perché chi è nato e cresciuto nel nostro paese, ha frequentato le scuole insieme ai nostri figli deve essere cittadino italiano. Il doppio canale attualmente esistente – prosegue la Boldrini - deve essere pertanto superato. Così come deve essere rivalutata la figura del migrante in quanto essa rappresenta l’espressione umana della globalizzazione. Desidero assicurare, anche in virtù della mia carica istituzionale, che mi farò portavoce delle istanze volte a facilitare il percorso per l’acquisto della cittadinanza italiana, così d’arrivare ad una rapida riforma della legge attualmente in vigore”.



Ha poi preso la parola Paolo Morozzo Della Rocca , ordinario di diritto privato presso l’Università di Urbino e condirettore della rivista di studi giuridici “Gli stranieri”, che ha sottolineato come la norma italiana sulla cittadinanza funzioni male soprattutto per quanto riguarda il regolamento di attuazione che considera “legalmente residente sul territorio dello stato chi vi risiede avendo soddisfatto gli adempimenti previsti dalle norme in maniera di soggiorno e quelli per l’iscrizione anagrafica”. Un adempimento, quello anagrafico, che ogni anno circa il 37 % dei giovani stranieri diciottenni nati e residenti in Italia non riescono a soddisfare, perdendo così la possibilità di acquisire la cittadinanza. Marozzo Della Rocca ha inoltre spiegato come di fronte a questa situazione alcuni tribunali italiani, impegnati sulle cause di cittadinanza per i minori, abbiano dato, attraverso specifiche sentenze, segnali che non seguono la strada del regolamento di attuazione della legge e privilegiano la residenza effettiva dello straniero nel nostro paese, piuttosto che l’adempimento della continuità dell’iscrizione anagrafica. Marozzo Della Rocca, dopo aver ipotizzato l’illegittimità del regolamento attuativo in quanto crea un requisito in più rispetto a quelli richiesti dalla norma, ha auspicato una riforma, da parte della politica, della legge sulla cittadinanza.



La priorità dei dettami della legge rispetto a quelli del regolamento attuativo è stata evidenziata anche da Eugenia Serrao, giudice della Prima Sezione Civile del Tribunale di Roma, che ha sottolineato come di fronte ad una domanda di accertamento dello stato di cittadino da parte di uno straniero il giudice ordinario sia tenuto ad applicare la norma, ma possa disapplicare il regolamento di fonte secondaria. “Oggi – ha affermato la Serrao - cittadinanza italiana significa anche cittadinanza europea, per cui la legge italiana deve essere interpretata alla luce del diritto dell’Unione Europea e di quello di tutela dei minori”. La Serrao ha anche posto in evidenza come nel procedimento ordinario davanti al giudice per l’acquisizione della cittadinanza da parte di un minore, possano essere presentare



prove testimoniali e documentali della presenza sul territorio, ad esempio le pagelle scolastiche e i certificati medici. Il giudice ha infine segnalato la necessità, al fine di portare il caso davanti ad un tribunale, di dimostrare in modo documentale di aver presentato all’amministrazione competente la domanda di cittadinanza al compimento dei 18 anni.



Dal canto suo Giandomenico Catalano , avvocato del foro di Roma e vice presidente dell’Associazione Nazionale Forense (ANF), ha sottolineato come la legge sulla cittadinanza italiana presenti dei criteri di acquisizione molto più rigidi rispetto a quelle in vigore in altri paesi europei. Catalano si è anche soffermato sulla varie proposte di legge, volte a dare un migliore riconoscimento della cittadinanza ai minori, giacenti in Parlamento. Iniziative legislative che però, per la maggior parte dei casi rimangono ferme al concetto di residenza legale. Al contrario di una proposta del gruppo misto in cui si introduce il principio di soggiorno legale da almeno 5 anni.



“L’auspicio – ha concluso Catalano - è che da un lato il Parlamento riesca a fare il suo dovere e a portare a compimento la definizione di una nuova legge sulla cittadinanza, quantomeno in riferimento ai minori, e che dall’altro già attualmente vi siano i margini affinché il ministero dell’Interno prenda atto dell’evoluzione giurisprudenziale sulla materia e promuova una circolare interpretativa riconoscendo un maggior favore ai minori nati in Italia”.



E’ poi intervenuto Mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, che ha spiegato come la cittadinanza richiami anche un altro aspetto fondamentale: la costruzione della città, cioè un tema profondamente politico e culturale. Perego ha evidenziato come all’ampliamento della presenza immigrata in Italia, nel 1992 quando venne varata la legge sul diritto di cittadinanza gli stranieri nel nostro paese erano solo 500.000, non sia corrisposto un sostanziale allargamento della concessione della cittadinanza che, secondo i dati del 2011, rimane ferma alla quota annua di 56.000 acquisizioni. Un livello molto inferiore alla media dei grandi paesi europei.



“ Quando si parla di cittadinanza, – ha affermato Perego - in questo nuovo contesto di immigrazione, non si può non connettere strettamente questo tema ad un percorso di integrazione biunivoco che vede la differenza come un valore importante da riconoscere nella qualità di vita del nostro paese. Quindi potrei dire che la cittadinanza può essere considerata oggi uno dei sensori e degli strumenti attraverso cui si può misurare la qualità della nostra democrazia”. “In Italia – ha proseguito il direttore della Migrantes ricordando che la maggioranza degli italiani sono favorevoli all’allargamento della cittadinanza ai bambini stranieri nati nel nostro paese – la posizione odierna della politica sembra essere molto più indietro nel cammino di riconoscimento del tema della cittadinanza come un valore, rispetto all’opinione pubblica… C’è un paese reale che è distante nella sua cultura sociale rispetto ad una classe politica che governa e che non si accorge di questa realtà che sta cambiando”. Un mancato riconoscimento da parte del “governo della città” di questo valore che, secondo Perego, è dovuto alla “caduta individualistica e alla mancanza di passione sociale” e alle difficoltà del superamento della “estraneità della città”. Da Perego è stato inoltre segnalato sia il rischio che la mancata ripresa del percorso di cittadinanza finisca per aprire la strada e nuovi ambiti di esclusione sociale, sia l’esigenza di pensare, nel contesto della riflessione sulla cittadinanza, un diverso concetto di città che non si basi sulla divisione, ma sull’accoglienza del diverso visto “come speranza progettuale”.



Ha infine preso la parola la consigliera della Regione Lazio Maria Teresa Petrangolini, della lista “Per il Lazio”, che ha ricordato come i tanti discenti italiani negli Stati Uniti, che occupano anche posti di grande responsabilità, rappresentino un importante esempio di integrazione e di come il riconoscimento delle nuove generazioni possa dare un fondamentale contributo. “Uno degli impegni della Regione Lazio – ha dichiarato la Petrangolini - è quello di fare un piano regionale per l’immigrazione, attraverso politiche d’indirizzo, che contenga tutte le strategie non solo per le situazioni di emergenza e povertà, ma anche per i processi d’integrazione dei cittadini immigrati”.(G. M. - Inform)

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