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martedì 16 aprile 2013

Le considerazioni dell’ambasciatore Adriano Benedetti sulla Chiesa Cattolica e l’elezione di Papa Francesco


COMMENTI
Le considerazioni dell’ambasciatore Adriano Benedetti sulla Chiesa Cattolica e l’elezione di Papa Francesco

“L’elevazione alla dignità pontificia di Bergoglio costituisce un segno simbolico del coronamento di tanti sforzi nel quale si possono riconoscere milioni di italiani che hanno concorso, con un contributo mai sufficientemente apprezzato, alla costruzione di un mondo nuovo”

ROMA – L’ambasciatore Adriano Benedetti, già direttore generale del Mae per gli Italiani all’Estero, ha elaborato alcune riflessioni sul tema “Considerazioni laiche sulla Chiesa Cattolica nel momento dell’elezione di Papa Francesco”. Nel documento Benedetti spiega come, nonostante l’ordinamento canonico prevedesse con “saggezza” in circostanze eccezionali la rinuncia del Pontefice alla sua missione, l’inattesa decisione di Benedetto XVI, costituisca un precedente per i suoi successori e “sgombri il campo, sia pure al prezzo di qualche iniziale sbandamento presso i settori più tradizionalisti della Chiesa, ad una più moderna concezione del ruolo papale e ad una più fluida trasmissione dei poteri ‘petrini’. Un segnale improvviso di ‘umanizzante’ modernizzazione e una dimostrazione egualmente sorprendente di qualità, quali appunto il coraggio e l’umiltà, che sono in grave difetto nella sfera politica e secolare”. Una decisione, quella del Papa tedesco, che, per l’ambasciatore, passerà alla storia non soltanto della Chiesa. 

Da Benedetti viene inoltre sottolineato come la Chiesa cattolica “diffusa in tutti i continenti, incardinata gerarchicamente nella grande maggioranza dei paesi di cui interpreta localmente le aspirazioni, eppure collegata flessibilmente con un centro da cui riceve impulsi e a cui al contempo trasmette istanze e priorità, si presenta come una realtà (ovviamente non scevra di tensioni interne e di sfide permanenti) quanto mai adattata al contesto internazionale, caratterizzato da spinte alla globalizzazione, da esigenze di visione e direzione non parcellizzate e allo stesso tempo dalla necessità di una valorizzazione delle entità periferiche. L’unica organizzazione in campo politico - precisa Benedetti che parla però di due diverse sfere di competenza - che le si possa in qualche modo avvicinare è l’Onu”. 

Dopo aver ricordato che l’elezione del Pontefice da parte del Conclave viene fatta sulla base delle qualità personali dell’eligendo ma anche con valutazioni che sfuggono alla mera dimensione spirituale, Benedetti evidenzia come “con l’elezione di Papa Francesco la Chiesa Cattolica abbia operato improvvisamente un recupero di oltre cinquanta anni sia rispetto al secondo dopoguerra, sia rispetto al Concilio Vaticano II. In questi cinque decenni sul piano politico, attraverso sussulti e franamenti epocali, si è venuto marginalizzando il ruolo dell’Europa a fronte dello slancio geo-economico ed ormai geopolitico dei paesi emergenti; mentre, sul piano più strettamente religioso, al progressivo inaridimento della fede nel vecchio continente sotto il maglio del secolarismo, consumismo ideologico ed individualismo nichilistico, ha corrisposto un inatteso rigoglio di sentimento religioso segnatamente nelle Americhe, in Africa, in Asia. Anche nei termini gretti, ma significativi, dei numeri della cattolicità, - continua Benedetti - la demografia pone l’Europa cattolica ormai in secondo piano rispetto all’ascesa delle popolazioni di eguale confessione negli altri continenti. Questa presa di coscienza deve certamente avere influenzato il Conclave in uno dei momenti cruciali della vita della Chiesa. Il grande strappo di fronte alla continuità eurocentrica durata oltre un millennio è stato compiuto anche qui con coraggio e preveggenza, ad anticipo di future, possibili elezioni di pontefici nord-americani, asiatici, africani. Certamente il mandato ‘petrino’ potrà ritornare ad un europeo, però semplicemente come figlio di un continente non più privilegiato, ma posto alla stregua degli altri”. 

Nella sua riflessione Benedetti si sofferma infine sul contesto dell’emigrazione italiana da cui proviene la famiglia di Papa Francesco. “Chi ha avuto consuetudine di contatti e di conoscenza con il mondo dell’emigrazione italiana – scrive Benedetti - non ha avuto difficoltà ad intuire la mole di sofferenza, spaesamento, solitudine, rimpianti, nostalgia che deve aver oppresso milioni di nostri connazionali obbligati a lasciare, quasi sempre per ragioni di sopravvivenza economica, il proprio territorio di origine. Ma allo stesso tempo ha avuto modo di immaginare lo slancio vitale che dava un senso a tanto disagio esistenziale e che puntava per i propri figli ad un avvenire di riscatto, di istruzione, di emancipazione, di fuoriuscita dall’indigenza. Chi cerca di interpretare la personalità e la ‘pastoralità’ di Papa Bergoglio crede di intravvedervi il lascito di un’esperienza familiare nella quale le antiche tradizioni della famiglia italiana (povera ma animata dalla fede) fatte di sacrificio, sobrietà, solidarietà, attenzione alle condizioni degli altri, e tutto sommato proiettate su di un futuro di ottimismo generazionale, sono state i capisaldi di un’educazione alla vita e al servizio della comunità. Ebbene, - prosegue Benedetti - se tale derivazione di valori è fondata, e non si vede come non lo possa essere, l’elevazione alla dignità pontificia di Bergoglio, alla cattedra morale certamente più alta anche in un’ottica esclusivamente laica, costituisce un segno simbolico del coronamento di tanti sforzi nel quale si possono riconoscere milioni di italiani che hanno concorso, con un contributo mai sufficientemente apprezzato, alla costruzione di un mondo nuovo. Ma tale identificazione si può allargare alle schiere ben più numerose degli attuali movimenti migratori che, su rotte prevalentemente Sud-Nord, incrociano le offerte di lavoro dei paesi più abbienti. Anche in questi casi si può riscontrare lo stesso paradigma di dolore creativo verso un avvenire migliore per sé e i propri figli. Ancora una volta i movimenti migratori, causa ed effetto delle attuali tendenze alla globalizzazione, appaiono come uno degli aspetti non marginali di una modernità in via di realizzazione”. 

Benedetti conclude la sua riflessione evidenziando come “non si possa sfuggire, anche da questo punto di vista, all’impressione che la Chiesa cattolica stia interpretando, per trama inconsapevole e casuale o per intento, un percorso di avvicinamento se non di pieno inserimento nella realtà di un mondo in continua trasformazione verso esiti ed assetti non prevedibili”. (Inform)

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