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mercoledì 17 aprile 2013

Le “note in tema di emigrazione” di Gianpaolo Della Schiava (Clape-Friul dal mont)


PROPOSTE
In vista del rinnovo dell’esecutivo della Regione Friuli Venezia Giulia


Le “note in tema di emigrazione” di Gianpaolo Della Schiava, presidente dell’associazione Clape - Friul dal mont


UDINE – Pubblichiamo qui di seguito alcune “note in tema di emigrazione” di Gianpaolo Della Schiava, presidente dell’associazione Clape - Friul dal mont, in vista del rinnovo dell’esecutivo della Regione Friuli Venezia Giulia, previsto il 21 e 22 aprile. 


“L’emigrazione friulana rappresenta un piccolo spaccato dell’elettorato regionale rispetto a tutta la popolazione votante, risultando poco appetibile per quasi tutta la classe politica regionale.


Si contano circa 150 mila elettori iscritti all’Aire, dei quali ben pochi rimpatriano per votare alle elezioni regionali, ma la presenza di una popolazione emigrata, che presumibilmente ammonta dai 2 ai 5 milioni di persone, ci dimostra che quasi tutte le famiglie in Regione sono coinvolte più o meno direttamente. Altrettanto importante è il fenomeno dei concittadini che sono rimpatriati dopo un periodo più o meno lungo all’estero. Il momento più consistente è avvenuto nel dopo terremoto, che ha convinto molte famiglie a ritornare per le nuove opportunità di lavoro scaturite dalla ricostruzione.


L’emigrazione friulana, giuliana e della Slavia friulana, non deve rappresentare però un fenomeno contabile di voti da conquistare. Non può nemmeno rappresentare un fenomeno di mero campanilismo e populismo, sono decine i settori di estremo interesse culturale, sociale, economico e politico che coinvolgono più assessorati regionali. Gli sparuti esempi che ci vengono raccontati di scambi economici o culturali, coinvolgenti l’emigrazione, non rappresentano un fenomeno ben consolidato ma occasionale. Purtroppo negli ultimi 40 anni sono state perse innumerevoli chances e malamente investiti capitali regionali, provinciali e camerali.


Nel passato...


Se parliamo di emigrazione, dobbiamo forzatamente riferirci alla sua storia e di conseguenza prendere in esame:


- i racconti e le memorie personali che singoli, amministrazioni comunali o regionali hanno raccolto e stanno raccogliendo; un grande patrimonio che pur tuttavia rappresenta una piccolissima parte dei milioni di uomini e donne che, nella loro vita, hanno sofferto il dramma dell’esodo perdurante ormai da duecento anni;


- le testimonianze e le analisi di Comunità che si spostavano dai natii territori friulani a luoghi di emigrazione programmati, chiamati cioè a soddisfare particolari esigenze lavorative e dunque economiche (basti pensare ad esempio alla comunità di Lipik, in Slavonia, che abbiamo scoperto soltanto nel 2009 e molto probabilmente ancora oggi chissà quanti di questi fenomeni restano sconosciuti);


- i fatti forse più significativi e determinanti, che hanno saputo modificare la nostra storia politica, sociale e culturale, sono quelli vissuti soprattutto tra l’associazionismo dell’emigrazione friulana in Europa.


Dal 1967 al 1969, origina a Losanna, espandendosi poi a macchia d’olio in tutta la Svizzera, la nuova associazione “Pal Friul”, dove venivano proposti temi umanitari, socio-economici, del lavoro e della occupazione. Si denunciava l’isolamento del Friuli, sia per mancanza di infrastrutture industriali, viarie che scolastiche, in particolare con la precisa richiesta di un’università del
Friuli.


Una manifestazione organizzata nel marzo 1969 a Friburgo, in Svizzera, fece scoccare la scintilla del cambiamento. In quel periodo l’Europa stava mutando e questa ventata di novità investì anche il Friuli che, da poco, aveva ottenuto la specificità di Regione autonoma. Pochi politici regionali hanno recepito questo momento, ma ciò è bastato per obbligare la giunta regionale del presidente Berzanti ad organizzare la prima Conferenza Regionale sull’Emigrazione (prima anche in Italia!) e pochi mesi dopo, a varare la prima legge dedicata in modo coerente all’emigrazione, che ha portato alla costituzione dell’assessorato ad hoc e della Consulta Regionale dell’Emigrazione. Tra il 1969 e il 1972 eravamo la prima Regione in Italia. Non esiste una classifica, ma sicuramente oggi siamo scesi mestamente alle ultime posizioni e ancor peggio, senza idee innovative e convincenti si è recentemente deciso di tagliare ancor più i fondi per l’emigrazione!


La pochezza di molti uomini politici che hanno amministrato il settore negli ultimi venti anni, ci ha portato a questa situazione drammatica: da assessorato all’emigrazione siamo passati via via al Servizio autonomo per l’emigrazione ed infine all’Ufficio per i corregionali all’estero, gestito da poche persone, confuso tra “lingue minoritarie” e soffocato da altre funzioni di un assessorato che detiene ampi poteri, tra cui cultura, sport e politiche internazionali.


Non migliora l’analisi per quanto attiene le associazioni degli emigranti: in quarant’anni, si sono sempre più dimostrate attive al recepimento dei fondi regionali per far funzionare le loro strutture. Manca completamente l’analisi politica e socio-economica di promozione e di stimolo alla Regione per nuove azioni a beneficio dei corregionali sia emigrati che residenti. Si pensi solo che alcuni anni fa è stato l’assessore Molinaro a denunciare la mancata convocazione, da molti anni, del Comitato Regionale dell’Emigrazione, mentre le associazioni tacevano vergognosamente.


La situazione attuale...


La materia emigrazione (oggi ribattezzata Corregionali all’estero), è gestita dalla legge 3/2002, o meglio di ciò che di essa viene fatta funzionare. Pochi e sempre minori fondi vengono impegnati nel settore, ma decisamente troppi per i progetti che si realizzano.


Facendo il punto della situazione:


-la parte riferente al Comitato Regionale dell’Emigrazione è stata oscurata;


-il finanziamento dei progetti proposti dalle Comunità Locali o dalle Università da alcuni anni sono stati congelati;


-rimangono a disposizione poche centinaia di migliaia di euro per l’assistenza al rimpatrio degli emigranti e delle salme, e il recupero dei versamenti pensionistici;


-accanto a questi provvedimenti sta funzionando in parte l’Ammer che raccoglie testimonianze sull’emigrazione e organizza alcune mostre;


-anche le associazioni languono...


Da pochi anni si è approvato il regolamento di attuazione per il loro riconoscimento da parte della Regione, atto che non ha minimamente modificato lo stato precedente, pur promesso dall’assessore in carica De Anna.


Le sei associazioni operanti, non hanno il riconoscimento di associazioni rispondenti alle leggi nazionali ( n. 383/2000; Art. 148 del DPR 917, ecc.), soprattutto in riferimento alle leggi regionali sulla promozione sociale (l.r. 28 dicembre 2007, n. 30), una sola è riconosciuta (erroneamente) nel settore del volontariato; la più sovvenzionata non ha le caratteristiche di democraticità statutaria richiesta e pertanto non può ottenere questo riconoscimento.


Nel futuro...


La Regione Friuli Venezia Giulia deve avere il coraggio di intervenire e decidere sulla materia.


Tenendo ben presenti le moderne tecnologie sulle comunicazioni disponibili, sarebbe utile dar vita ad una concreta e sollecita consultazione di addetti nel settore all’estero, in Italia e in regione per ripensare completamente al tema di cui fin’ora si è trattato.


Sarebbe pertanto auspicabile:


-impostare una nuova politica regionale che voglia investire sulla materia;


-promulgare una nuova Legge Regionale sull’emigrazione, consultando anche le esperienze di altre Regioni;


-promuovere le attività integrando le diverse materie, favorendo l’interscambio tra Fvg e le sedi estere da istituire, oppure con organizzazioni di provata competenza e dinamismo;


-definire un nuovo rapporto con i corregionali emigrati;


-creare Agenzie consolari, finanziando attività che vadano unificando le varie realtà dei nostri corregionali;


-promuovere attività che consentano l’autofinanziamento delle strutture


-riorganizzare gli strumenti regionali, aprendo un’Agenzia regionale dei Migranti, a diretta gestione della Presidenza della Giunta Regionale, in grado di coordinare e gestire in un unico centro tutti i temi di competenza, quali:


* studio e sostegno dei nuovi e vecchi movimenti migratori, assistenza morale, sociale e pensionistica;


* promozione di azioni per il recupero della Cittadinanza italiana e l’iscrizione all’AIRE anche con l’ausilio dei Comuni di riferimento;


* diritto di voto diretto, tramite apposito programma Insiel legato alla tessera regionale dei servizi per elezioni regionali (provinciali) e comunali;


* estensione delle agevolazioni erasmus riguardanti periodi di studio all’estero per studenti della Regione, ed uguali misure per figli di emigranti intenzionati ad effettuare esperienze in Regione;


* selezione di progetti predisposti dai Migranti nei temi della Cultura e dello Sport, di progetti economici strumentali all’interscambio produttivo e commerciale, di proposte nel settore del turismo del Fvg all’estero, di parternariato internazionale e promozione di gemellaggi tra Comuni;


* promozione di progetti mirati per la salvaguardia della lingua e la cultura friulana tra gli emigrati e nuove generazioni;


* coinvolgimento dei Comuni e rilancio delle manifestazioni tra le amministrazioni e i loro cittadini all’estero;


* partecipazione delle Università e delle Scuole Superiori a progetti di interscambio internazionale.


Questo documento non si può ritenere esaustivo della materia, ma esclusivamente un primo approccio da completare con l'ausilio di altre mani. Saremo soddisfatti comunque di aver acceso l’interesse sul tema dell’emigrazione e le sue molteplici contaminazioni”. (Gianpaolo Della Schiava - Inform)

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