Per il reindirizzamento cliccate link to example

mercoledì 24 aprile 2013

Su “Tribuna Italiana” l’editoriale del direttore Marco Basti


 STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO
Su “Tribuna Italiana” l’editoriale del direttore Marco Basti
Grazie Presidente!

BUENOS AIRES - L’Italia s’è desta! L’Italia s’è desta? 

Affermazione convinta e dubbi, convivono in questi giorni difficilissimi che attraversa l’Italia. 

Alla fine è stata trovata una soluzione, una via d’uscita all’impasse che si era creato dopo le elezioni di febbraio, a causa del quasi triplice pareggi, dei veti incrociati e del ricambio al Quirinale. 

Alla fine sulle resistenze che opponeva alla sua rielezione un uomo saggio come il Presidente Napolitano, hanno prevalso gli argomenti di quanti cospargendosi il capo di ceneri, l’hanno pregato di accettare la riconferma. Le ragioni di Stato, la disponibilità a servire, la consapevolezza che era se non la soluzione migliore, almeno il male minore per affrontare una situazione che si faceva sempre più pesante, hanno convinto il vecchio dirigente del Pci. 

Un capo dello Stato molto apprezzato all’estero, che già alla fine del 2011 aveva trovato una via d’uscita al logorio del governo Berlusconi, con il governo tecnico di Monti. 

Un Presidente della Repubblica consapevole del suo ruolo di garante della Costituzione e di custode dell’Unità del Paese, al quale praticamente tutte le forze politiche - comprese quelle più ostili al sistema, hanno riconosciuto equilibrio e saggezza. 

Una riconferma di Giorgio Napolitano che è una soluzione trovata in extremis, dopo che l’assemblea elettorale di Montecitorio aveva bruciato almeno altri due candidati di peso, proposti dalla prima minoranza: Franco Marini e Romano Prodi. 

La prima minoranza, cioè il Partito democratico, si è lasciata influenzare da gruppi populisti e demagogici, precipitando in una lotta intestina sorda e indegna. 

Gruppi ai quali si è rivolto nel suo discorso di giuramento, un vecchio saggio come il Presidente: 'Rifiutare le intese è segno di regressione', ha detto, in riferimento a settori che respingono con sdegno la naturale dialettica politica presente in un paese civile, che comporta la possibilità accordo tra forze diverse per cercare soluzioni comuni. 

Un partito che ha assunto un atteggiamento autolesionistico, che lo ha portato ad una lotta interna di tutti contro tutti e alla delegittimazione della segreteria di Pierluigi Bersani, che ha rassegnato le dimissioni. Un partito che ha rottamato i suoi fondatori, politici di razza come Prodi, Veltroni, D’Alema, Marini, diversi tra loro, certo non santi, né statisti, diversi tra loro, ma gente capace di vedere più in là, di una visione strategica, consapevoli delle possibilità e dei limiti istituzionali, di leggere la realtà e di non rimanere prigionieri di slogan o di piazze. Invece il Pd oggi è un partito diviso in un modo tale che in molti pensano che potrebbe sparire. 

Beppe Grillo, il comico blogger diventato leader di un movimento contenitore di tutti i “protestanti” d’Italia, che conquistò uno dei tre primi posti nelle elezioni di febbraio, ha dimostrato di essere solo un demagogo populista, incapace non solo di leggere la situazione politica al di là della semplice protesta, ma anche di non capire che arrivare a certi livelli di adesione politica, comporta anche una maggiore responsabilità. Una maggiore consapevolezza del significato e delle conseguenze delle proprie parole e atti. Parlare di golpe, come ha fatto quando oltre 700 elettori avevano votato Napolitano per un secondo periodo, e lanciare una marcia su Roma, per poi - come se stesse scherzando - depotenziarlo a “colpetto” fatto per ritardare di un anno il suo arrivo al potere, è da irresponsabili e da dilettanti. 

Irresponsabile e dilettante - leader e gruppo - che non hanno capito, come ha ricordato il Presidente, “che le elezioni non le ha vinte nessuno”, nemmeno loro, che hanno conquistato poco più di un quarto dei voti. 

Davvero pochi per pretendere di rappresentare tutti gli italiani. 

Gli errori dei primi due “vincitori” delle elezioni di febbraio, hanno lasciato in ombra la realtà del terzo “vincitore”, il Pdl di Berlusconi che, pur se ha dimostrato di capire la posta in gioco degli ultimi giorni, manifestandosi disponibile ad appoggiare alcuni tra i candidati proposti dal Pd, è responsabile almeno quanto il Pd - se non di più - del quel discredito della classe politica e dei partiti che ha portato alla ribalta il populismo demagogico di Grillo e del suo M5S. 

Quindi c’è poco da stare tranquilli, al di là della riconferma di un gentiluomo come Napolitano, perché l’Italia al di là delle misure per far ripartire la sua economia, o delle riforme istituzionali che sono urgenti, ha bisogno di un profondo cambiamento morale e di un rinnovamento del modo di fare politica. 

Si parte con un grande Presidente, si prevede un governo di politici esperti ma, come ha tenuto a sottolineare lo stesso Napolitano, 'l’elezione mi mette a dura prova, ma resterò finché ce la farò. Se ci sarà ancora stallo fatale ne trarrò le conseguenze davanti al paese'. 

"Inizia per me un non previsto ulteriore impegno pubblico; inizia per voi un lungo cammino da percorrere con passione, rigore umiltà", ha detto il Capo dello Stato nel suo discorso ai parlamentari. 

Grazie Presidente. Speriamo che sia ascoltato. Da tutti. (Marco Basti -Tribuna Italiana /Inform) 

Nessun commento:

Posta un commento