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giovedì 31 ottobre 2013

Lucio Battistotti: “L’Unione europea e il Mediterraneo: un futuro condiviso”


COMMISSIONE EUROPEA

Da “Trenta giorni in Europ@” , newsletter della Rappresentanza in Italia

Lucio Battistotti: “L’Unione europea e il Mediterraneo: un futuro condiviso”

ROMA - Il panorama del Mediterraneo è mutato radicalmente dallo scoppio della Rivoluzione dei Gelsomini nel 2011. La situazione politica in Egitto, Libia e Tunisia si è completamente trasformata: si sono svolte le elezioni e nuove costituzioni sono state approvate o, nel caso della Libia, sono in preparazione. La scena politica di questi paesi continua però ad essere polarizzata e la sicurezza interna è ancora di là da venire, come hanno dimostrato eventi recenti, mentre la guerra civile in corso in Siria sta creando una drammatica crisi umanitaria.

Il processo di cambiamento è solo all’inizio e le transizioni avviate sono lontane dall’essere concluse. Ci vorrà tempo prima di poter dire se gli uomini e le donne che sono scesi in piazza per dimostrare contro i regimi autoritari vedranno realizzate le loro aspettative.

La via verso la democrazia non è una linea retta, né è facile da percorrere. Anche se l’ultima parola sull’evoluzione delle transizioni in corso dipenderà sempre dai paesi interessati, è un dovere dell’Unione europea - nonché un suo interesse strategico - continuare ad essere coinvolta e sostenere questi processi. La stabilità dell’Europa dipende dalla stabilità dei paesi della sponda sud del Mediterraneo, che dipende a sua volta dalle risposte che verranno date alle speranze e alle aspirazioni da cui hanno avuto inizio queste manifestazioni e transizioni.

Di fronte a tali cambiamenti epocali l’UE ha agito su diversi fronti per sostenere le aspirazioni delle popolazioni e i cambiamenti positivi in atto: ha dato un sostegno politico forte alle forze democratiche emergenti, ha sostenuto la società civile e ha rafforzato la cooperazione finanziaria erogando sovvenzioni e prestiti.

Inoltre, poiché questi paesi si stanno impegnando ad attuare riforme politiche ed economiche, l’UE ha proposto di approfondire ulteriormente i partenariati esistenti in vari settori, come l’economia e il commercio, la mobilità delle persone e l’istruzione. Tutto ciò fa parte del Partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa che la Commissione europea ha adottato a marzo 2011.

Molto è stato fatto per assistere i paesi in transizione, però occorre riconoscere anche che la portata dei bisogni e le circostanze politiche in continua evoluzione rendono necessario rinnovare l’impegno da parte di tutti. Ritengo che in futuro le relazioni dell’UE con i vicini meridionali dovranno fondarsi su cinque principi, che coprono le principali criticità e illustrano la natura complessa e assai articolata della risposta necessaria.

In primo luogo, i paesi interessati devono completare la transizione democratica e adottare riforme interne complete intese a favorire la crescita inclusiva e la creazione di posti di lavoro. Questi paesi sono tutti diversi tra loro e l’UE deve instaurare con ciascuno di essi relazioni su misura. Il punto di partenza di queste relazioni diversificate è un dialogo politico intenso, necessario per costruire la fiducia reciproca e individuare obiettivi comuni. Da questo dialogo dovrebbe scaturire una visione globale delle relazioni per gli anni a venire: una visione basata sulla democrazia, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani. Ci impegneremo con i governi eletti democraticamente, ma ricorderemo loro che le elezioni sono solo l’inizio del processo di costruzione democratica, non il punto di arrivo.

In secondo luogo, il trattato di Lisbona ha gettato le basi per un uso integrato di tutti gli strumenti di cui l’UE dispone in materia di politica estera. La gamma di strumenti è ampia e comprende azioni a titolo della politica estera di sicurezza e di difesa comune, accordi commerciali e di settore, così come accordi relativi alla mobilità delle persone. Tutti questi elementi devono rientrare in una politica globale ben definita dall’UE rispetto a ciascun paese partner nel Mediterraneo ed essere applicati di conseguenza.

In terzo luogo, la cittadinanza nei paesi del Mediterraneo rappresenta oggi una voce che i governi sono tenuti ad ascoltare, in netto contrasto con quanto accadeva sotto i passati regimi autoritari. Questo comporta almeno due nuovi elementi di rilievo in relazione all’UE: da un lato, i governi devono tenere in considerazione le opinioni della popolazione quando conducono negoziati con l’UE. Dall’altro, l’UE stessa deve sviluppare un impegno più forte direttamente con le organizzazioni della società civile.

In quarto luogo, l’UE sostiene le riforme economiche nei paesi del Mediterraneo nell’ambito di una strategia per promuovere la crescita inclusiva, creare occupazione e affrontare le sfide sociali. Nel fare questo, deve tenere conto della situazione locale e delle priorità dei paesi partner. Stiamo offrendo all’Egitto, alla Giordania, al Marocco e alla Tunisia la prospettiva di una graduale integrazione nell’economia dell’UE, raggiungibile eliminando tutte le barriere (tariffarie e non tariffarie) e avvicinando progressivamente le legislazioni e le normative di questi paesi a quelle europee, per creare quella che in gergo europeo chiamiamo una “zona di libero scambio globale e approfondito”. Ne deriverebbe un accesso più facile dei prodotti del Mediterraneo al mercato UE e ai suoi 500 milioni di consumatori. Per l’Algeria e la Libia in particolare, la priorità è aiutare la diversificazione delle loro economie. In tutti i casi, una maggiore apertura porterebbe notevoli benefici reciproci.

Infine, anche la mobilità delle persone fa parte della nostra risposta. L’obiettivo è semplice: facendo affidamento su partner impegnati e pronti, vogliamo facilitare la mobilità delle persone e concludere partenariati per la mobilità. Intensificare i colloqui e concludere partenariati per la mobilità significa aumentare le possibilità di migrare legalmente, ma anche potenziare l’azione comune contro i criminali e i trafficanti di esseri umani.

Tutti siamo testimoni delle tragedie che da anni si compiono nel Mediterraneo, al largo delle nostre coste. Colpiscono uomini, donne e bambini, in fuga da guerre, povertà e sfruttamento e in cerca di una vita migliore in Europa. Secondo l’agenzia per i rifugiati UNHCR, tra il 1° gennaio e il 30 settembre 2013, 30.100 migranti hanno raggiunto l’Italia per via mare, partendo dalle coste del Nord Africa. I gruppi più numerosi provengono da Siria (7.500 in totale), Eritrea (7.500) e Somalia (3.000). In generale, secondo i dati dell’Osservatorio sulle vittime della migrazione illegale Fortress Europe, circa 6.450 persone hanno perso la vita nello Stretto di Sicilia tra il 1994 e il 2012.

L’Unione Europea non può accettare che migliaia di persone muoiano alle sue frontiere. Questo vuol dire che l’impegno per la lotta contro l’immigrazione illegale e il sistema di accoglienza ai migranti devono essere intensificati, in primis partendo dall’azione di FRONTEX, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne.

I partenariati per la mobilità rafforzeranno la fiducia reciproca e renderanno più realistico l’obiettivo di creare un vero spazio di pace, stabilità e prosperità nel Mar Mediterraneo.

Le misure che l’Unione Europea può e deve prendere non si fermano solo a questo, la Commissione Europea ha preso concreti impegni per: • rafforzare la capacità di ricerca e salvataggio e il sistema di sorveglianza per localizzare le imbarcazioni, così da poter lanciare le operazioni di salvataggio e portare le persone in salvo prima che sia troppo tardi. È questa la finalità del sistema “Eurosur”, che entrerà in funzione il 2 dicembre prossimo; • proseguire l’azione politica e di sviluppo dell’UE per migliorare le condizioni di vita nei paesi di origine, affinché gli abitanti non siano più costretti a fuggire; • impiegare al meglio i fondi europei per i rifugiati e le frontiere proprio per aiutare gli Stati membri in difficoltà; • contrastare la migrazione clandestina per mezzo di accordi di riammissione e agevolazioni del rilascio dei visti; • infine, lavorare per definire una vera politica comune europea su asilo e migrazione.

Quanto accade nei paesi vicini all’UE ha un’importanza particolare per la futura prosperità e stabilità dell’Unione. I cambiamenti epocali che stanno avvenendo sulle sponde del Mediterraneo rendono ancora più importante l’impegno dell’UE nell’area, perché mettono alla prova la nostra politica estera. L’UE, le sue istituzioni e gli Stati membri hanno mobilizzato strumenti e attuato strategie in risposta a questa sfida. Rimarremo saldi nel nostro impegno a sostenere le riforme politiche ed economiche in quanto strumento per raggiungere il nostro obiettivo ultimo: istituire uno spazio comune di democrazia e prosperità condivisa. Unità nella diversità è il motto dell’Unione, ma diversità vista come opportunità e non problema, abbiamo bisogno di occhi nuovi per vedere lontano.(Lucio Battistotti*-Trenta giorni in Europ@ /Inform)

* Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea

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