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giovedì 31 ottobre 2013

Su “Tribuna Italiana” Buenos Aires del 30.10.2013, intervista di Mario Esteban Basti all’amministratore delegato di Rai World

STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO
Su “Tribuna Italiana” Buenos Aires del 30.10.2013, intervista di Mario Esteban Basti all’amministratore delegato di Rai World

Piero Corsini: “Reazioni estremamente positive del pubblico alla ripresa dei programmi rivolti agli italiani all’estero”

I nuovi programmi e quelli tradizionali. L’unica rete pubblica che trasmette all’estero il campionato di serie A del proprio paese

Le trasmissioni RAI per l’estero, prima attraverso Rai International che poi ha cambiato nome in Rai Internazionale, poi in Rai Italia, sono sempre state motivo di dibattito, sia perché dovrebbero rappresentare l’immagine dell’Italia nel mondo, sia perché dovrebbe essere lo strumento mediatico più popolare per raggiungere le comunità italiane nel mondo. Difficile accontentare tutti, anche perché, pur se è poco significativa nel totale della ditta, Rai Italia fa comunque parte della galassia Rai, fonte di potere e campo di battaglia della politica italiana che considera l’ente radiotelevisivo dello Stato uno dei più appetibili obiettivi da conquistare. Naturalmente a chi come noi risiede all’estero, le battaglie politiche sulla Rai non ci entusiasmano. Ci interessa invece il suo palinsesto, le sue produzioni a volte meravigliose, ma spesso troppo scontate. Un anno fa è stato nominato il nuovo vertice della Rai per l’estero (Rai World), che tra le sue responsabilità ha anche Rai Italia. Amministratore delegato di essa è stato nominato Piero Corsini, nominato a giugno anche responsabile editore di Rai Italia. Corsini ha gentilmente risposto ad alcune domande che gli abbiamo posto.

Si parla di cambiamenti nel canale RAI per l'estero. Come cambierà Rai Italia? La sua "mission" è di essere una vetrina dell'Italia nel mondo o di essere un canale per gli italiani all'estero?

Direi entrambe le cose. Sin dal loro arrivo alla Rai, nella primavera 2012, sia il Presidente Tarantola che il Direttore Generale Gubitosi hanno subito dimostrato grande attenzione al canale della Rai per gli italiani nel mondo. Nelle intenzioni della Rai, oltre che a rispondere al mandato affidatogli sia dalla legge che dalla convenzione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Rai Italia deve adempiere sia all’una che all’altra funzione di cui lei parla: da un lato essere un canale di servizio per gli italiani all’estero, dall’altro promuovere l’Italia e il cosiddetto “sistema Paese”.

Quali saranno le proposte che porterà questo cambiamento per gli italiani all'estero?

Dopo la mia nomina a responsabile editore di Rai Italia, nel giugno 2013, ci siamo subito messi al lavoro sul palinsesto del canale. Da un lato abbiamo cercato di sostituire quei programmi che, dalle nostre rilevazioni e soprattutto dal monitoraggio effettuato dal Ministero degli Affari Esteri grazie ad ambasciate e consolati, risultavano meno graditi al pubblico; dall’altro, abbiamo messo in cantiere una serie di programmi specificamente rivolti agli italiani nel mondo. Penso ad esempio ai tre programmi quotidiani della fascia pomeridiana, ognuno della durata di un’ora (Camera con vista, dedicato alle bellezze artistiche e paesaggistiche, alle tradizioni, allo spettacolo in Italia; Un giorno nella Storia, un appuntamento della memoria con anniversari e ricorrenze della storia d’Italia; e soprattutto Community – L’altra Italia, condotto da Benedetta Rinaldi, che ogni giorno racconta le comunità italiane nel mondo con filmati e ospiti in studio); oppure ai due appuntamenti settimanali del sabato e della domenica (Voci d’Italia, sui quotidiani delle comunità italiane nel mondo, e Doc! Doc!, che attraverso documentari “d’autore” racconta l’Italia di oggi); o, ancora, ai grandi eventi che già abbiamo iniziato a seguire e che sempre di più ci prefiggiamo di seguire in futuro, come il concerto del 2 giugno per la Festa della Repubblica, oppure le opere liriche.

Cercando su internet, non c'è molta informazione su questo cambiamento. Perché non c'è stata una diffusione più ampia?

In realtà stiamo lavorando per riprogettare ex novo il sito di Rai World e quello di Rai Italia, anche perché ognuno dei nuovi programmi di cui ho parlato poc’anzi (e di quelli che seguiranno) porta con sé uno sviluppo sul web, sia per poter rivedere le puntate andate in onda, sia per tutte le informazioni supplementari “di servizio” che possano essere utili ai nostri spettatori. Abbiamo preferito partire il prima possibile, e poi migliorare strada facendo, anziché aspettare che tutto fosse a regime, anche perché sapevamo che, dopo la chiusura dei programmi di Rai International c’era grande attesa da parte degli italiani nel mondo.

L'annunciata più ampia diffusione di quello che accade nelle comunità estere è cominciata il 30 settembre. C'è già qualche informazione su com'è stata accolta, sull'impatto nel pubblico?

Le reazioni sono state straordinariamente positive, oltre che numerosissime: riceviamo decine di mail al giorno, da ogni angolo del pianeta. Quello che ci ha fatto estremamente piacere è stato che il pubblico mostra di aver gradito non solo la ripresa dei programmi in sé, quanto il modo in cui li abbiamo pensati e realizzati. Naturalmente, questo è uno stimolo a fare ancora di più e ancora meglio.

La cancellazione, a suo tempo, di Sportello Italia ha fatto arrabbiare tanta gente. Questi cambiamenti intendono di modificare quella decisione?

Sì, certo: come dicevo, ogni pomeriggio, dal lunedì al venerdì, Community – L’altra Italia propone un appuntamento di un’ora con la vita delle comunità italiane nel mondo, nonché con rubriche di servizio che, di giorno in giorno, rispondono alle domande degli spettatori in materia di pensioni, tasse, successioni, cittadinanza.

I programmi che vengono trasmessi all'estero, come quello sulla Tribuna Italiana, si vedono anche in Italia?

Per il momento no, ma naturalmente il nostro auspicio è attivare anche la cosiddetta “informazione di ritorno”, cioè una programmazione che racconti agli italiani in Italia la vita e le storie degli italiani all’estero. Nelle prossime settimane, ho in agenda una serie di incontri con i miei colleghi che dirigono i canali Rai in Italia appunto per studiare iniziative di questo genere.

Secondo lei, qual è l'importanza delle comunità italiane all'estero?

Le comunità italiane nel mondo rivestono un’importanza fondamentale, sia per la nostra Storia che per il nostro presente che, infine, per il nostro futuro. Sono la memoria dell’emigrazione, di un tempo difficile in cui si poteva solo guardare “fuori”; sono lo specchio del presente, sospeso tra tradizione (il legame con le generazioni più anziane e, loro tramite, con il nostro Paese) e melting pot (l’assimilazione e l’integrazione nelle culture dei Paesi che le ospitano); sono, infine, un’anticipazione del nostro futuro, perché è sempre più evidente a chiunque abbia figli adolescenti che i giovani d’oggi concepiscono un mondo senza più barriere né confini, dove anche le differenze di lingua appaiono un dato marginale, assolutamente insignificante rispetto alla voglia di conoscere, viaggiare, mescolarsi. Questo da un punto di vista sociale. Da un punto di vista economico, invece, le comunità italiane all’estero rappresentano un esempio di tenacia, irriducibile determinazione e forza di volontà, da cui c’è da imparare per tutti.

La RAI viene criticata perché tante notizie che si trasmettono parlano del volto cattivo dell’Italia. Senza mentire o nascondere informazione, si può mostrare anche il volto bello del BelPaese, come fa la TVE con la Spagna?

Io non credo che il problema sia mostrare il volto “bello” o quello “cattivo”. Io credo – e nel mio lavoro e in tutti i programmi che ho realizzato mi sono sempre attenuto a questa linea – che si possa parlare di tutto, anche degli aspetti più negativi di una questione, o di un Paese, tenendo però sempre presenti alcune linee guida. La prima è che le informazioni serene, senza tesi preconcette; la seconda è che la mission della Rai in quanto Servizio Pubblico dev’essere quella di offrire agli spettatori degli strumenti di conoscenza, di consapevolezza e di informazione tali che essi possano farsi una opinione propria su una determinata questione; la terza è che, ogniqualvolta si racconta un problema, possibilmente sarebbe bene proporre all’attenzione degli spettatori anche una possibile soluzione o via d’uscita. Altrimenti, il rischio è quello di una rappresentazione talmente monotona da risultare, oltre che noiosa, poco credibile. Del resto, chi di noi è tutto “buono” o tutto “cattivo”?

Si è parlato di cancellare la Giostra del gol...

La giostra dei gol è regolarmente in onda anche quest’anno, come già l’anno scorso. Ancora una volta, credo vada a grande merito della Rai, e in particolare del Direttore Generale Gubitosi, l’impegno anche economico (pur in anni obiettivamente non facilissimi sul piano finanziario) per assicurare agli spettatori italiani all’estero le partite di calcio di Serie A. Ricordo, tra l’altro, che la Rai è l’unico Servizio Pubblico al mondo ad offrire ai suoi spettatori nel mondo il campionato di serie A del proprio Paese.

Come ripercuote la crisi nella RAI, specialmente nella programmazione internazionale? Rai Italia è la cenerentola di casa Rai? A quanto ammonta il vostro budget per le produzioni in proprio? E' aumentato o diminuito rispetto al passato?

È indubbio e innegabile che la crisi economica – che non è soltanto italiana, bensì mondiale – abbia degli effetti anche sulla Rai. Ho cercato di spiegare fin qui quali siano i segnali inequivocabili che gli attuali vertici della Rai non considerino affatto Rai Italia la “Cenerentola” della Rai, e che anzi, all’esatto opposto, si siano impegnati in prima persona per rafforzarla. Detto questo, qualunque direttore di qualunque canale al mondo è sempre pronto a lamentarsi perché il budget che gli è stato assegnato è troppo limitato. Io, invece, non mi lamento: per fortuna sono abituato da sempre a lavorare ottimizzando al massimo le risorse disponibili, e dunque spero che anche in questo caso riusciremo a fare del nostro meglio per rispondere alle esigenze degli italiani all’estero e per assolvere alla nostra parte di mission di servizio pubblico. (Mario Esteban Basti - Tribuna Italiana del 30 ottobre 2013 /Inform)

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