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venerdì 19 aprile 2013

La lingua della Chiesa


LINGUA E CULTURA ITALIANA
Dalla rivista “3P, Pensieri Parole Persone” del 18.4.2013
La lingua della Chiesa

Papa Francesco sceglie ancora l’italiano. La Dante: l’Argentina quasi una seconda Italia. Alessandro Masi: “La nostra è una lingua ricchissima adatta alla coltivazione dello spirito: è il giardino fiorito che tutti vorrebbero”

ROMA - Qui di seguito, l’articolo di Daniele Priori apparso sulla rivista “3P, Pensieri Parole Persone”. Il giornalista, a colloquio con Alessandro Masi, segretario generale della Società Dante Alighieri, raccoglie spunti e riflessioni sulla presenza dell’italiano in Argentina e sulla scelta del nuovo papa Francesco di adottare la sola lingua di Dante come mezzo comunicativo per rivolgersi ai fedeli di tutto il mondo. In occasione dell’intervista, Masi ha ricordato l’uscita, in occasione del 150° dell’Unità d’Italia, del volume “L’italiano nella Chiesa”, un testo utile a dimostrare ancora una volta come “la lingua italiana sia stata sempre un riferimento culturale della Chiesa”. 

Papa Francesco ha scelto nuovamente con fermezza l’italiano. Si esprime, saluta, benedice più che mai nella lingua di Dante e allaccia un ulteriore ponte tra l’italiano e il mondo ma, ancor di più, viste anche le proprie origini piemontesi, tra l’Italia e l’Argentina e la sua Buenos Aires, quella terra dolce come dolce è l’accento del nuovo Papa cui presta particolari attenzioni il professor Alessandro Masi, segretario generale della Società Dante Alighieri. 

Nel 2011 la Dante è stata promotrice del volume “L’italiano nella Chiesa” edito da Allemandi in occasione del 150esimo anniversario dell’unità d’Italia, all’interno del quale sono raccolti dieci secoli di testimonianze sull’italiano usato in ambiti ecclesiastici: dalle omelie famose fino ad arrivare a San Francesco e Jacopone da Todi. Un testo utile a dimostrare ancora una volta come “la lingua italiana sia stata sempre un riferimento culturale della Chiesa”. 

Sa bene, inoltre, Alessandro Masi, autore egli stesso del bel libro “L’italiano delle parole: appunti per una politica linguistica” (Anemone Purpurea) come l’Argentina sia di fatto per metà italiana, tanto da trasformare in ulteriore motivo di gioia ogni connessione tra le due terre così lontane e al tempo stesso così vicine nel nome della lingua del Sommo Poeta. 

A maggior ragione se questo legame cresce grazie a una figura bella e profonda come quella di Jorge Mario Bergoglio, il nuovo pontefice eletto poco più che un mese fa. 

La Società Dante Alighieri ha ben centoventi sedi in Argentina, quanto basta per esprimere un pensiero speciale sul pontefice e, in qualche modo, con la dovuta ironia, rispondere anche a quel comico tedesco, tale Harald Schmidt, che in diretta tv su Sky, ripreso poi dalla tv web della Bild, ha ironizzato sulla scelta linguistica del nuovo papa, sottolineando da un lato che il predecessore tedesco salutava in sessantacinque idiomi, affermando quindi che Bergoglio avrebbe scelto l’italiano in quanto si tratta della lingua dei poveri, così cari al nuovo pontefice. 

Risponde con bonaria noncuranza il professor Masi: “Viviamo tutti di luoghi comuni. I tedeschi ne hanno su di noi, noi ne abbiamo su di loro. Non ci vedo nulla di così eccezionale”. 

Mentre è sicuramente eccezionale il messaggio e la portata dell’elezione di papa Bergoglio, venuto “dalla fine del mondo”, come ha detto lui stesso la sera dell’elezione. Una terra che però, secondo Masi, “è quasi una seconda Italia”. 

“Il Papa ha parlato spagnolo solo incontrando la sua squadra del cuore, il San Lorenzo de Almagro, per il resto continua a tenere tutte le celebrazioni, le omelie e i discorsi in italiano. Un particolare che fa un po’ morire d’invidia i tedeschi ma così è”. 

Nello stesso tempo il direttore generale della Dante Alighieri ci tiene a mettere da parte ogni paragone tra papa regnante e papa emerito, come non hanno invece fatto altri, tradendo un certo cattivo gusto, tirando subito in ballo l’accento di Benedetto XVI che, al contrario, è - com’è noto - marcatamente teutonico. 

“Papa Ratzinger è stato un pontefice colto, uno dei più raffinati rappresentanti della Chiesa cui tutti dobbiamo molto”. 

Tuttavia sottolineare la ricchezza insita nella lingua italiana e le prospettive che essa ancora ha dalla propria continua a essere l’obiettivo cardine del professor Masi. “La nostra è una lingua ricca, ha origini dirette nel latino, trasformato da Dante in volgare, arricchitasi ulteriormente nei secoli successivi grazie ai termini ecclesiastici che l’hanno resa in tal modo anche lingua della religione cristiano-cattolica. E’ la lingua dell’arte, della musica, certamente non povera…”. 

Una lingua divenuta cara alla Chiesa nonostante il Risorgimento abbia visto una contrapposizione dura dei papati di allora con i Savoia e i patrioti per l’Italia unita. 

“Papa Francesco ha origini italiane in Piemonte, una serie di elementi che assieme alla scelta dell’italiano come lingua franca della Chiesa ci fanno provare un fortissimo orgoglio”, aggiunge il segretario generale della Società Dante Alighieri. 

“Un conferma in più del fatto - conclude Masi – che l’italiano è una lingua che si adatta perfettamente allo spirito oltre ad essere la lingua più studiata al mondo per la cultura. La frase più bella che mi viene in mente è questa: l’italiano è il giardino fiorito che tutti vorremmo. Le motivazioni per cui si studia l’italiano, infatti, sono per lo più connesse al piacere, al senso della bellezza, alla coltivazione dello spirito, appunto: un giardino fiorito”. (Daniele Priori -3P, Pensieri Parole Persone /Inform)

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