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venerdì 27 settembre 2013

Il ruolo degli italiani all’estero nella diffusione della cultura culinaria italiana nel mondo

ITALIANI ALL’ESTERO
Da L’Italiano

Il ruolo degli italiani all’estero nella diffusione della cultura culinaria italiana nel mondo

Il successo globale del cibo italiano nel mondo e l'apporto fondamentale delle comunità migranti alla conferenza Food and Cultural Identity in Bulgaria

ROMA - Dal 7 al 17 settembre si è svolta a Sozopol in Bulgaria la conferenza “Food and Cultural Identity: between Market, Social Sciences and humanities”. La settimana di studi organizzata con il supporto finanziario della Strategic Development Commission NBU e in collaborazione con il C.I.R.Ce – Centro Interdipartimentale di Ricerca sulla Comunicazione di Torino era tutta incentrata sul cibo e sul rapporto dell'alimentazione con l'identità culturale.

Il programma prevedeva una serie di incontri tenuti da professori, ricercatori e dottorandi di molte nazioni: dalla Grecia alla Finlandia, Corea dl Sud e Spagna, Stati Uniti, Polonia e Austria, Gran Bretagna e ovviamente Bulgaria. La delegazione italiana era molto numerosa e includeva docenti, ricercatori e dottorandi da varie università della penisola: dall'Università degli Studi di Bari all'Università degli Studi di Torino.

Ho avuto l'onore, insieme al professor Andrea Carteny, di rappresentare Sapienza Università di Roma al prestigioso incontro. Mentre l'intervento del professor Carteny è stato incentrato sul tema del nazionalismo e della simbologia che accompagna le varie fasi di costruzione dell'identità nazionale, la lectures che ho preparato era dedicata alla diffusione del cibo italiano nel mondo. In particolare mi sono soffermato sul ruolo degli italiani nel mondo nella fenomenale diffusione della cultura culinaria italiana. Il successo della cucina italiana nel mondo è ormai un fatto consolidato, nessuna tradizione culinaria può competere con la nostra. Recenti sondaggi hanno decretato la grande conoscenza del cibo italiano nel mondo, nelle nazioni dove la ricerca è stata effettuate gli intervistati sono stati chiamati a nominare il maggior numero di piatti tipici di una cucina estera. In tutti i paesi piatti italiani sono sempre risultati quelli più nominati. Ossia la tradizione culinaria italiana è riconosciuta in tutto il mondo, ma non solo; è anche considerata come un nucleo unitario.

A differenza della cucina asiatica, delle altre tradizioni culinarie europee o del Vicino Oriente, gli spaghetti, la pizza e il risotto vengono sempre riconosciuti come un prodotto italiano. Questo fenomeno è a mio avviso riconducibile a varie motivazioni, tra cui anche l'azione delle comunità degli italiani all'estero. Gli emigrati italiani, secondo molte ricerche, durante i primi anni di permanenza all'estero rifiutavano il cibo locale in una percentuale molto maggiore rispetto alle altre comunità. I primi ristoranti italiani aprivano proprio per sopperire a questa problematica, così come le prime aziende locali che producevano materie prime destinato proprio agli emigranti. Insieme a questa dinamica anche la scienza medica ha avversato la tradizione culinaria italiana per molti decenni.

A fine Ottocento i nutrizionisti, pensando una dieta dedicata a soddisfare i fabbisogni dei lavoratori, suggerivano una dieta con molte proteine animali con grandi consumi di uova e carne in particolare. La dieta italiana, notoriamente povera di questi elementi, era considerata non adatta e non salutare e addirittura fu additata come la causa della bassa statura degli italiani e di alcune malattie endemiche come la pellagra. Questa opposizione culturale rafforzò alcuni pregiudizi contro gli italiani ma permise anche alla cucina italiana di mantenere una sua integrità. Se le altre culture culinarie si fusero e si combinarono con la cucina locale e con le altre cucine etniche, il cibo italiano mantenne gran parte dei suoi valori originali. La scienza culinaria italiana venne intanto adottata da una élite culturale in Europa e negli Stati Uniti. Le ragioni alla base di questa scelta sono essenzialmente legate ad una opposizione all'omologazione del cibo e al riconoscimento della cultura culinaria italiana come un qualcosa molto vicino all'idea di tradizione, terra e famiglia. Una associazione che resterà immutata per decenni. Intanto i medici e i nutrizionisti scoprono il valore delle dieta mediterranea e le molte contraddizioni di una alimentazione a base di proteine animali. Quindi una cultura culinaria marginale, che aveva mantenuto i suoi valori fondanti principalmente a causa di una opposizione culturale e scientifica contro i suoi valori costitutivi si trova a diventare un simbolo globale.

La grande diffusione dei ristoranti italiani ha certamente contribuito in maniera sostanziale al successo della cibo nostrano, ma questo singolare processo di iniziale opposizione, lenta accettazione da parte delle élite culturali e lo sdoganamento finale dei medici e dei nutrizionisti ha aiutato fortemente il primato della cucina italiana nel mondo. Una storia particolare di una cultura locale che diventa famosa a livello globale, nel pieno spirito del postmodernismo. (Stefano Pelaggi, vice direttore de L’Italiano)

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