DIRITTI DEI POPOLI
Dal 15 al 17 novembre a
Roma
38a Conferenza Europea di Coordinamento dei Comitati
di Solidarietà con il Popolo Sahrawi
L’ambasciatore Omar Mih a Macerata per presentare
l’evento: “Chiediamo il rispetto degli accordi internazionali per salvare
la nostra gente”
MACERATA - Nell’ambito delle relazioni della città di
Macerata e del territorio provinciale con il popolo saharawi, è oggi a Macerata
l’ambasciatore in Italia della Repubblica Araba Saharawi Democratica, Omar Mih,
che in Municipio, accolto dalla vice sindaco Federica Curzi e dal presidente
del Consiglio comunale Romano Mari, ha incontrato le autorità e gli
amministratori locali.
Scopo della visita è quello di presentare la 38a Conferenza
Europea di Coordinamento dei Comitati di Solidarietà con il Popolo Sahrawi
(EUCOCO), invitando personalmente i rappresentanti istituzionali del territorio
di Macerata ai lavori che si svolgeranno a Roma dal 15 al 17 novembre 2013.
Numerosi i rappresentanti delle istituzioni intervenuti, tra
cui la vice presidente della Provincia Paola Mariani, i sindaci dei comuni di
Colmurano Ornella Formica, di Pollenza Luigi Monti, San Severino Cesare
Martini, il vice sindaco di Tolentino Emanuele della Ceca, il vice questore
Ciro De Luca, l’ispettore superiore Aldo Massei, il comandante provinciale
della Guardia di Finanza Enrico Imbastaro, l’ex sindaco Giorgio Meschini - che
ha avviato le relazioni e i progetti del comune di Macerata con i saharawi -,
il consigliere regionale Angelo Sciapichetti, insieme ai presidenti della
Meridiana Giuseppe Speranzoni e dell’associazione Rio de Oro Barbara Vittori.
“Le istituzioni non devono essere neutrali” – ha esordito la
vice sindaco Federica Curzi nel suo saluto all’ambasciatore. “Essere a fianco
del popolo saharawi che rivendica pacificamente e per vie diplomatiche il
diritto all’autoderminazione significa sostenere e battersi per valori come la
libertà e la democrazia”
Il popolo Saharawi vive in esilio nel deserto algerino da
quando, nel 1975, la Spagna, lasciando i territori colonizzati dell’Africa, ha
ceduto la regione Saharawi ai confinanti Marocco e Mauritania, che l’hanno
ricolonizzata con la forza militare, avendo la meglio sulla resistenza armata
del Fronte Polisario Saharawi (La Mauritania si è ritirata negli anni
successivi dai territori). Da allora una parte di questo popolo, per
sfuggire al genocidio, si è rifugiata nel deserto (Hammada di Tindouf) mentre
altra è rimasta nei territori occupati dal Marocco. Da oltre 38 anni, la
popolazione è divisa a metà da un muro marocchino lungo 2400 km, disseminato di
mine anti-uomo e anti-carro. Nei campi profughi Saharawi vivono attualmente
circa 300.000 persone costrette alle fatiche del deserto e ad un’attesa che sembra
destinata a non finire mai. Hanno dato vita ad un esempio unico di
riorganizzazione autonoma di un popolo in un campo profughi, culminata con la
istituzione della Repubblica Araba Saharawi (RASD), riconosciuta politicamente
da 74 Paesi, dall’ONU e dall’OUA, l’Organizzazione per l’Unità Africana”.
L’ambasciatore Omar Mih ha presentato l’agenda dei lavori
della conferenza, che quest’anno sarà focalizzata sull’Autodeterminazione per
il popolo saharawi come condizione per la pace nel Maghreb. Istituzioni, osservatori
internazionali, organizzazioni per la difesa dei diritti umani, giuristi
focalizzeranno l’attenzione sulla resistenza saharawi nel contesto delle
rivolte popolari nel mondo arabo - di cui i saharawi sono stati gli iniziatori
nell’ottobre 2010 – e dei processi di transizione nell’area mediterranea e
nordafricana. “Far risultare sconfitta l’esperienza pacifica e
diplomatica del Fronte Polisario – ha detto Omar Mih - più essere molto
pericoloso nell’ attuale, delicato scenario dell’area nord africana, lasciando
spazio a vie estremiste per la soluzione delle questione che agitano il mondo
arabo”. “Siamo un popolo pacifico e tollerante che da venti anni ha rinunciato
alla guerra per rivendicare i nostri diritti - ha aggiunto. - Chiediamo solo
che sia rispettata la risoluzione Onu per lo svolgimento del referendum, con
cui il nostro popolo possa esprimersi su cosa fare della propria terra”.
Alla conferenza romana parteciperà una delegazione della
società civile maghrebina, un’altra importante sfida sarà la presenza di un
numero significativo di rappresentanti dei Territori Occupati dal Marocco, non
solo come testimoni ma come partner per l’avvio di programmi specifici, con
particolare attenzione ai diritti umani. Una nuova via che si è aperta dopo la
conferenza del 2007, quando un difensore dei diritti umani dei Territori
Occupati dal Marocco fu per la prima volta accanto al presidente della
Repubblica Saharawi, Mohamed Abdelaziz, partecipando ai lavori. (Anna
Pisani/Inform))
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