ITALIANI ALL’ESTERO
Nell’ambito della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo
A Bologna il seminario “Rappresentanza
degli italiani all’estero: il punto di vista delle Consulte regionali per
l’emigrazione”
Gli interventi del presidente della
Consulta Silvia Bartolini , del vice segretario del Cgie Silvana Magione, del
presidente del Comitato per gli Italiani all’estero della Camera Fabio Porta e
del costituzionalista Andrea Morrone
BOLOGNA – Nell’ambito della riunione della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo si è svolto a Bologna il seminario sul tema “Rappresentanza degli italiani all’estero: il punto di vista delle Consulte regionali per l’emigrazione”.
I lavori sono stati introdotti e coordinati dal presidente della Consulta degli Emiliani Romagnoli nel Mondo Silvia Bartolini che, dopo aver sottolineato il rischio che il mancato rinnovo da nove anni dei Comites e del Cgie finisca con lo svuotare il ruolo di questi organi di rappresentanza, ha evidenziato come la decisione dei Saggi delle riforme costituzionale sulla circoscrizione Estero rappresenti più un “giudizio morale che di sostanza”. La Bartolini ha inoltre espresso rammarico sul fatto che in passato non si siano colte opportunità importanti, come ad esempio l’Assemblea dei giovani italiani nel mondo, per il rinnovamento dei Comites e del Cgie. Organismi di rappresentanza, che in quel momento temporale avrebbero potuto coinvolgere maggiormente le nuove generazioni di italiani all’estero. La Bartolini, oltre a ricordare che le comunità regionali sono fondamentali per la rappresentanza degli italiani all’estero, ha infine segnalato la necessità che nella rielaborazione delle riforme costituzionali, ad esempio nell’ipotesi di un Senato delle Regioni, si tenga conto del fatto che i nostri connazionali nel mondo sono una risorsa e appaiono caratterizzati su base regionale.
Dal canto suo il vicesegretario del Cgie per i Paesi Anglofoni Extraeuropei Silvana Mangione si è soffermata sul lungo percorso storico della rappresentanza degli italiani all’estero. La Magione ha ricordato le prime Consulte regionali, nate alla fine degli anni ’70, la prima Conferenza nazionale sull’emigrazione, svoltasi nel 1973 con circa 600 delegati, la creazione dei Comites nel 1985 , la seconda conferenza nazionale dell’emigrazione e la nascita nel 1991 del Cgie da cui poi partì la battaglia per l’effettivo esercizio del diritto di voto degli italiani all’estero. La Mangione, dopo aver segnalato che un eventuale riversamento dei voti degli italiani all’estero sulle circoscrizioni in Italia potrebbe risultare determinante nelle regioni ad alto tasso di emigrazione, ha criticato al decisione dei saggi volta a sopprimere la circoscrizione Estero evidenziando come eventuali disfunzioni nel voto all’estero vadano affrontate attraverso il miglioramento del meccanismo di voto. Per quanto poi riguarda la bozza del nuovo regolamento di voto per i Comites ,in cui si ipotizza un struttura di voto mista elettronica da remoto e presso seggi nei consolati, la Mangione ha sottolineato gli alti costi di questo sistema e la scarsa percentuale degli indirizzi e-mail dei nostri connazionali all’estero a disposizione dei vari consolati.
“Dobbiamo combattere tutti insieme - ha poi aggiunto la Mangione che non giudica positiva l’ipotesi di escludere dalla nuova Camera dei Deputati la rappresentanza delle nostre comunità nel mondo - per proteggere il voto degli italiani all’estero che non si esaurisce nella scelta dei 18 dei deputati e senatori, ma riguarda l’intera costruzione che parte dall’associazionismo e dalle Consulte e si sviluppa attraverso i Comites che sono gli organismi di base e trova sintesi e proposta nel Cgie nei confronti dei parlamentari.. Anche noi italiani che viviamo all’estero, - ha proseguito la Mangione - vogliamo essere determinanti e contribuire a eleggere un Governo che funzioni. Se il problema sono le modalità di voto, allora bisogna ridefinirle ma non cancellare un diritto, garantito a tutti noi dalla Costituzione”.
La preoccupazione per il voto degli italiani all’estero e per la sorte di Comites e Cgie è stata evidenziata anche dal presidente del Comitato della Camera sugli italiani all’estero Fabio Porta, eletto nella ripartizione America Meridionale. “Stiamo purtroppo tornando indietro – ha affermato Porta – perché si stanno comprimendo i diritti di cittadinanza politica garantiti dalla Costituzione. Una piena cittadinanza politica significa che il voto dei connazionali all’estero debba valere come quello degli altri italiani. Caso mai bisogna riformare le modalità del voto”.
“Il voto per corrispondenza – ha poi detto Porta - va sicuramente in parte cambiato, ma non bisogna dimenticare che questo sistema, con tutti i suoi difetti, ha accostato centinaia di cittadini italiani per la prima volta all’esercizio della cittadinanza politica. La proposta dei saggi sulla circoscrizione Estero mi lascia sconcertato dal punto di vista logico più che giuridico o politico. Essi dicono ‘il voto per corrispondenza non ha funzionato, allora gettiamo la circoscrizione Estero’. Invece andrebbe modificata la legge sul voto per corrispondenza… In ogni caso prima di procedere oltre – ha precisato Porta - è necessario iniziare una discussione in Parlamento sul diritto di cittadinanza degli italiani all’estero, per raggiungere iniziative concrete, superando il testo dei saggi”. Il deputato del Pd ha poi segnalato sia l’esigenza di non escludere i rappresentanti degli italiani all’estero dalla nuova Camera dei Deputati, sia rinnovare nei primi sei mesi del 2014 i Comites ed il Cgie. Per quanto concerne invece il voto elettronico per le elezioni dei Comites Porta ha sottolineato come questo sistema rischi di abbattere, molti nostri connazionali non possiedono un computer, il livello della partecipazione.
Il docente dell’Università di Bologna e studioso di diritto costituzionale Andrea Morrone ha invece evidenziato l’esigenza di approcciare il voto degli italiani all’estero in maniera più razionale e meno emotiva, nella consapevolezza che il parlamento debba tornare ad essere luogo non di divisione, ma di integrazione politica degli interessi della società dove i nostri connazionali nel mondo, in base al concetto costituzionale di “eguale cittadinanza”, devono essere pienamente rappresentati. “La disciplina italiana sulla rappresentanza politica dei cittadini all’estero- ha precisato Morrone - è all’avanguardia e dobbiamo andarne fieri. La Francia l’ha copiata , perché prevede la rappresentanza dei francesi all’estero in entrambi i rami del Parlamento, mentre noi, stando alle proposte dei saggi, stiamo pensando di mantenere la rappresentanza solo al Senato, se le riforme costituzionali lo trasformeranno nel Senato delle Regioni. Quindi io penso che questo modello della rappresentanza non va abbandonato senza un’accorta riflessione”. Al termine del suo intervento Morrione ha infine suggerito ai rappresentanti delle Regioni di chiedere al Parlamento di modificare le proposte dei saggi in materia di revisione costituzionale.
Ha poi preso la parola Ferdinando Pezzoli, consultore del Cile, che ha sottolineato come il problema della cittadinanza sia complicato dal crescente numero di oriundi di discendenza italiana. Una realtà, che se non si pongono limiti alla legge sulla cittadinanza, rischia di portare all’iscrizione nelle liste elettorali di moltissime persone. Dal canto suo Emilio Berionni, presidente del Consiglio dei Marchigiani nel Mondo ha evidenziato come a tutt’oggi vi sia il rischio che vengano cancellate tante conquiste già acquisite per gli italiani all’estero. “Le risorse pubbliche – ha ricordato Berionni - sono in diminuzione e l’idea prevalente nei momenti di crisi è quella di rinchiudersi sempre più in se stessi. Eppure l’attaccamento alle radici dei corregionali all’estero aiuta la nostra cultura, i nostri prodotti e lo studio della lingua italiana”. Tutti elementi, quest’ultimi, trainanti per l’Italia, che potrebbero essere molto utili per il superamento dell’attuale crisi economica.
Dopo l’intervento di Maria Teresa Mazzini, presidente dell’associazione del Costa Rica, che ha sottolineato l’impossibilità a rinunciare al voto da parte di chi all’estero si sente profondamente italiano, Nicola Cecchi, vicepresidente Toscani nel mondo, ha segnalato come nella realtà di oggi, dove è cambiato anche il nostro modo di essere nel sistema Italia, sia necessario “ripartire dal cuore e dalla passione e dalla voglia degli italiani all’estero di sentirsi legati al loro Paese, di essere utili al loro paese e soprattutto coinvolgere e motivare i giovani”. Cecchi ha inoltre auspicato una riflessione sia da parte del Cgie sull’adeguamento delle proprie strutture, sia su come interessare i giovani alle attività dell’associazionismo all’estero. Bruna Zuccolin, dirigente dell’ufficio per l’Emigrazione e l’Integrazione Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia , ha invece ricordato come la legge regionale del Friuli consideri i corregionali nel mondo come parte integrante della più ampia comunità regionale. Per Domenico Vitetta, dirigente del settore Emigrazione e Immigrazione della Regione Liguria, le Regioni devono invece sviluppare politiche per i corregionali all’estero e programmarle sui territori. “Di fronte ai crescenti tagli alle nostre attività – ha aggiunto Vitetta - diventa fondamentale orientarsi verso i fondi comunitari come fanno i francesi nel mondo e i tedeschi nel mondo”. Dal canto suo Silvino Candeloro, del sindacato Cgil Emilia Romagna, ha parlato dell’esigenza di affrontare la questione emigrazione all’interno dello spazio sociale europeo. Per Candeloro bisogna infatti tenere nel dovuto conto non solo il problema della rappresentanza politica, ma anche i diritti sociali degli italiani all’estero, come ad esempio le questioni riguardanti i contratti atipici di lavoro e l’assistenza sanitaria. Dopo un breve intervento di Morrone ,che ha ricordato la necessità di far votare all’estero solo coloro che vogliano farlo e si sentano italiani, la Bartolini ha evidenziato come a tutt’oggi permanga il dovere di tenere aperto un collegamento con le nostre comunità all’estero, anche per un debito di riconoscenza per gli aiuti, sotto forme di rimesse, dati dagli italiani nel mondo per la ricostruzione e la crescita dell’Italia nel secondo dopoguerra. Il dibattito è stato chiuso dal deputato Fabio Porta che ha rilevato la necessità di capire “cosa vuole l’Italia dai suoi corregionali all’estero. Una domanda a cui l’Italia non risponde o risponde nel modo peggiore chiudendo le porte e cancellando anche le cose che funzionano. Questo quando – ha puntualizzato Porta - le uniche due voci in crescita del Pil del nostro Paese sono il turismo e l’export ed entrambe sono strettamente legate agli italiani all’estero”. Porta ha infine ricordato che per superare le difficoltà tecniche connesse al voto all’estero, basterebbe l’introduzione di una registrazione preventiva dei connazionali desiderosi di votare in una specifica lista elettorale. Un accorgimento che darebbe maggiore sicurezza e consentirebbe di risparmiare risorse preziose. (Inform)
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