ABRUZZO
Di Domenico Logozzo
A Onna, tra le pietre illuminate dal
sole della speranza, le case “impacchettate”, i ritardi e un vecchio libro di
storia
L’AQUILA
- Pomeriggio di fine ottobre a Onna. Il sole della speranza illumina le pietre
del dolore. Breve viaggio, ricco di emozioni, nel cuore del vecchio borgo
martoriato. Da un lato della strada il simbolo della volontà di rinascita e
della solidarietà internazionale:”Casa Onna” e la “Casa della cultura”.
Dall’altro lato le ferite ancora dolorosamente aperte: case ridotte
ad un cumulo di macerie, altre “impacchettate”, e in fondo alla via il
cartello “Zona Rossa”. Guardarsi intorno e avvertire l’assenza. Pesante il
sacrificio di vite umane. Quaranta persone sono morte nell’infernale notte del
6 aprile 2009.
Il
caporedattore del Centro Giustino Parisse, che ha perso i due figli, ha
scritto:”Quella storia non è finita, ma solo sospesa. Il tempo non chiuderà le
ferite. I figli di questa terra strappati alla luce non saranno dimenticati.
L’albero tornerà a fiorire e a dare i frutti. Tocca a noi. Onna, il paese che
c’era e che ci sarà”. La ripresa, ripensando alle parole di Benigni,riportate
dal “Centro”, quando nell’agosto del 2009 fu ad Onna: “Dante insegna che per
andare in paradiso è necessario passare dall’inferno. Voi avete vissuto
l’inferno. Grazie per la gioia che mi avete dato e per la possibilità di
passare attraverso questa morsa di dolore. La scoperta più grande della vita è
capire che il dolore può essere trasformato in gioia: dobbiamo riuscire a
portare il dolore sulle spalle con gioia”.
Vicino
a “Casa Onna” c’è una signora vestita di nero. La saluto. E’ una donna molto
cortese. Scambio quattro chiacchiere con lei sul post-terremoto. Aspetta il
marito. “Stiamo portando via le ultime cose dalla casa che sarà abbattuta”, mi
dice. Di fronte c’è un’altra casa tenuta insieme da cavi di acciaio. E’ così da
quattro anni. Onna non ha effettivamente goduto dei” privilegi “ tanto sbandierati
all’indomani del catastrofico sisma. I tedeschi sì che hanno sostenuto e
continuano a sostenere questa comunità. Atti concreti di umanità contro le
atrocità mostruose dei nazisti, che ad Onna l’11 giugno 1944 trucidarono 17
persone (3 erano donne). C’è una lapide che ricorda l’eccidio. E’ stata
rimessa sulla facciata della Casa dei Martiri di Onna “imbracata” dopo le
gravi lesioni provocate dal sisma.
La
rinascita difficile, tra ritardi e promesse non mantenute. La signora
spiega: “Inizialmente debbo dire che c’è stata molta attenzione per Onna. Ora
un po’ meno”. Ripensando ancora a Benigni e alla sua visita del 2009: “
Controlleremo che le promesse vengano mantenute: se le cose non accadono,
urlate e chiedete”. Le parole di Benigni sono oggi di grande attualità,
purtroppo. Nel frattempo arriva il marito della cortese interlocutrice . “La
casa non è crollata completamente perché avevo fatto dei lavori di
consolidamento, utilizzando i metodi di una volta”. Ci mostra i bulloni che
stringono le staffe di ferro da una parte e dall’altra dell’edificio. “Ho messo
84 in tutto”, precisa. “Siete scappati in tempo?”, chiediamo .”Dal terremoto
non si scappa. E di notte è ancora peggio” . Diventa triste. “Vede
quell’edificio in fondo alla strada, tenuto in piedi dalle impalcature di
legno? Accanto c’era la casa dove mio figlio dormiva con la nonna. L’abitazione
è crollata. Mio figlio aveva 20 anni. E’ morto. Aveva solo venti anni”, ripete.
La moglie non ci aveva minimamente accennato al lutto che l’aveva colpita così
intimamente. Dolore tenuto dignitosamente dentro. Privato.
Abbiamo
ripensato alla maledetta notte del 6 aprile 2009 ed ai giorni immediatamente
successivi, quando i colleghi inviati della Rai chiamavano in redazione a
Pescara, dicendo con grande ammirazione: “ Mimmo, con quanta dignità la gente
abruzzese sta affrontando questa tragedia ! Ammirevoli. Niente isterismi e
tanta voglia di ripartire subito!” Ripartenza che, non per colpa degli
aquilani, ha avuto e continua ad avere molti rallentamenti. Ingiustificati. A
Onna parlano le pietre del dolore, le case devastate dal sisma. A
terra, tra le sterpaglie, un vecchio libro di storia. Acqua,sole e neve l’hanno
danneggiato, ma non l’hanno distrutto. Qualcuno l’ha perso o l’ha
lasciato volutamente in quel punto .Non è un luogo isolato. E’ ben visibile.
Nessuno se l’è portato via. La storia non scompare e non si ruba. Ladri della
memoria non possono e non debbono esserci. La storia rimane, per sempre. Come
Onna “che c’era e che ci sarà”, ha scritto Parisse.(Domenico Logozzo*/Inform)
*
Già capo redattore Rai Abruzzo e Tgr nazionale
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