ITALIANI
ALL’ESTERO
Aperti a Bologna i lavori della Consulta
degli Emiliano Romagnoli nel Mondo
Interventi della presidente Bartolini, del sottosegretario
alla presidenza della Regione Bertelli e dei consiglieri regionali Naldi e
Mori. Poi il dibattito
BOLOGNA - Si è aperta ieri a Bologna la riunione della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo, in programma dal 24 al 26 ottobre, con la discussione sulla riforma della legge che regola l’attività dell’istituzione, attiva ormai dagli anni ’70.
“L’obiettivo principale di questa riunione – sottolinea la presidente Silvia Bartolini – è un confronto tra i consultori e i consiglieri regionali che fanno parte del gruppo di lavoro che sta rivedendo la legge regionale”. Una sorta di “udienza conoscitiva” a cui hanno partecipato i consiglieri Roberta Mori e Gianguido Naldi che hanno rappresentato anche i consiglieri assenti.
Rammaricandosi della mancata possibilità di un confronto, Bartolini nella sua introduzione ai lavori, ha detto di non essere contraria a una riforma della legge. “Tutto può essere fatto meglio. Ma come? Sono una riformista – ha commentato - conscia che si debbano adeguare le istituzioni al cambiamento della società. Che si decida però, in tempi brevi, cosa fare per poter lavorare e portare avanti i nostri progetti (formazione, corsi di italiano, proposte culturali, ricerche storiche, scambi giovanili). C’è una crisi economica, politica e sociale in atto molto forte, ne siamo consapevoli, e non a caso negli ultimi quattro anni il bilancio della Consulta è stato dimezzato. Nel frattempo è cresciuta l’auto-organizzazione delle associazioni degli emiliano-romagnoli nel mondo e dei loro progetti. La rete quindi c’è e funziona bene, ma è fondamentale un punto forte di riferimento e di raccordo che la ottimizzi e la sostenga”.
Il sottosegretario alla presidenza della Regione Alfredo Bertelli ha ricordato la tragedia del terremoto che ha colpito l’Emilia-Romagna, ringraziando le associazioni per il loro contributo e vicinanza, e affermando che al momento è ancora questa la priorità della Regione. “ Stiamo operando una riduzione drastica delle spese più di ogni altra Regione in Italia – ha riferito – e non possiamo più permetterci gli standard che abbiamo avuto fino ad ora , anche nella sanità, purtroppo. Bisogna cambiare tutti, ed è necessario uno stile più sobrio. I principi della Consulta sono intoccabili, nessuno li ha mai messi in discussione. La Giunta è disponibile a lavorare mantenendo il buono costruito in questi anni, cercando anzi di amplificarlo”. Bertelli ha quindi chiesto ai consultori un aiuto per riformare la Consulta e trovare un accordo che soddisfi tutte le forze politiche. “Se la nostra regione potrà risollevarsi in futuro – ha concluso - è solo puntando sulle sue imprese e la loro internazionalizzazione, e in questo gli emiliano-romagnoli nel mondo potranno contribuire in modo fondamentale”.
Gianguido Naldi ha ricordato che le proposte di riforma sono nate in una situazione politica che soffre di una crisi di credibilità molto forte. Un fatto che porta a un attacco duro alla politica stessa e ai suoi costi, con tendenze a semplificare. “E’ stato istituito un gruppo di lavoro tra noi e i proponenti la riforma della Consulta – ha precisato Naldi. Noi vogliamo riformarla e non abolirla, con l’obiettivo di valorizzare il lavoro e le potenzialità della Consulta e, attraverso questo, valorizzare anche una serie di prodotti della nostra terra”. E’ necessario quindi secondo il consigliere portare la Consulta fuori dalle polemiche mediatiche quotidiane o periodiche, “affinché possiate lavorare tranquillamente, e cercheremo di farlo trovando una convergenza istituzionale che tenga conto del lavoro svolto”.
Gli interventi dei consultori
Amaurì Arfelli, giudice di Salto e Itu (Brasile) ha ribadito i compiti della Consulta , il ruolo di “architetto” della rete di relazioni delle comunità all’estero. Relazioni, ha sottolineato, foriere di opportunità per diffondere il patrimonio culturale ma anche per le imprese della regione. In merito alla possibilità di una riforma che veda una presidenza affidata a un consigliere regionale, Arfelli ha riferito la necessità di rimanere fermi al dettato costituzionale di separazione dei poteri, tra legislativo ed esecutivo.
Secondo Silvana Mangione vice segretario generale del CGIE per i Paesi anglofoni, oggi spesso si vuole riformare ciò che funziona, mentre non si pone mano a ciò che andrebbe riformato, come la legge elettorale italiana. Mangione ha auspicato un incontro con tutto il gruppo di lavoro per la riforma della Consulta “ per un dibattito sereno e una reciproca conoscenza”. Nel frattempo pone alcune domande agli interlocutori assenti: Cosa pensate sia la Consulta? Perché va cambiata? Cosa pensate dovrebbe essere la Consulta e per ottenere quali risultati? Mangione ha ricordato che già in passato la Consulta ha avuto come presidenti consiglieri regionali ed assessori ma il ruolo del presidente a tempo pieno si addice meglio a un lavoro di relazione che va coltivato ogni giorno. “Solo in questo modo – ha concluso – si possono far fiorire vere relazioni internazionali”.
“Se non ci sono fondi non lamentiamoci e arrangiamoci - ha detto Roberto Colliva, presidente dell’Associazione di Curitiba ( Brasile) e presidente della Camera di Commercio Italo-Brasiliana di Curitiba. Gli sponsor e le aziende ci sono. A Curitiba abbiamo quattro start up di aziende emiliano-romagnole, di cui due dall’area del terremoto”. Il problema vero – ha sottolineato Colliva – è che “si parla dell’eliminazione della Consulta, un ente che ha portato finora solo benefici. Impegniamoci quindi a ridurre le spese in tutti i settori, ma cerchiamo di far conoscere le ricchezze economiche e culturali della nostra regione, per dimostrare a chi ci vuole eliminare che siamo utili e che lo saremo sempre di più”.
“I progetti di legge presentati finora trovano un punto di coesione tra maggioranza e minoranza nell’idea di sopprimere la Consulta – ha detto il consultore Renzo Bonoli. In realtà – ha aggiunto – dimostrano mancanza di conoscenza dell’attività dell’ente e scarsità di conoscenze giuridiche”. Secondo Bonoli non si tratta di un problema economico ma politico, non a caso il tema è stato sollevato durante le passate elezioni. “Dal 10 ottobre 2010 siamo sotto assedio da parte della stampa, riprendiamoci Fort Alamo” – ha concluso con una metafora, ricordando un vecchio film.
“La Consulta è vista come un costo della politica ma i costi della politica sono ben altri – ha detto Gian Luigi Molinari, sindaco di Vernasca (Piacenza). La Consulta non è una Camera di Commercio ma un patrimonio di relazioni non quantificabile economicamente. E se la Consulta muore – ha concluso - muore il patrimonio di professionalità e valori portati all’estero in questi anni”.
Secondo Charles Bernardini, presidente dell’Associazione di Chicago nell’Illinois, la Consulta dovrebbe diventare ancora più importante perché le migrazioni oggi sono aumentate anche a Chicago e New York, e sempre più spesso le associazioni diventano un punto di riferimento. “Serve un maggiore coordinamento con gli altri enti istituzioni e assessorati della regione Emilia-Romagna e utilizzare meglio i consultori”, ha detto.
“Possiamo ridiscutere il ruolo della Consulta – ha riferito Romeo Broglia, ex consultore - ma occorre che da parte di chi la mette in discussione ci sia ascolto. Qualsiasi organismo muore di stenti se gli si toglie l’ossigeno”. Broglia chiede quindi al gruppo di lavoro di “decidere in fretta, sapendo che se la Regione Emilia-Romagna deve vincere la sfida dell’internazionalizzazione, la rete di relazioni c’è già ed è quella della Consulta”.
Ferdinando Pezzoli, presidente dell’Associazione di Santiago del Cile, si è detto deluso dal fatto che ancora non si sia arrivati alla soluzione del problema e si riproponga sempre la stessa discussione. “ La Consulta ha avuto uno sviluppo enorme con la presidenza Bartolini – ha riferito. Sono tanti anni che seguo il lavoro della Consulta, tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per amore della mia regione, così come quello che facciamo in Cile, come associazione che assiste i nostri corregionali bisognosi, ricade sulle spalle nostre e non della Regione.”
La consultrice Luisa Babini ha ribadito il fatto che la Consulta non possa essere messa in capo all’Assemblea legislativa per un conflitto di ruoli, in quanto il controllore deve essere distinto dal controllato.
Laura Salsi, rappresentante della Provincia di Reggio Emilia, ha sottolineato la mancanza di una proposta su cui discutere. “Conto molto sul lavoro dei tre consiglieri eletti in Consulta, Mori, Naldi e Pollastri, perché si facciano portavoce nel gruppo di lavoro degli appelli dei consultori esteri”.
Roberta Mori, consultrice e consigliera regionale in rappresentanza del gruppo di lavoro per la riforma della Consulta , ha riferito “che le cose non sono allo stesso punto di un anno fa e la costituzione del gruppo è già un successo politico”. La Consulta è uno strumento molto importante, diretta emanazione della Giunta e del presidente e di grande valore nell’ottica di una internazionalizzazione del sistema Regione. “E vero che nel gruppo di lavoro si parte da posizioni distanti - ha detto la Mori - ma tentiamo di fare una proposta sul tema dei rapporti con l’estero che sia condivisibile. La proposta finale, andrà in sede di Commissione, dopo che sarà stata sottoposta al giudizio dei consultori. Mi impegno a sottoporvi una proposta che abbia un respiro ampio”
Amarezza e sconcerto nelle parole di Pierantonio Zavatti, responsabile Acli Emilia-Romagna, che vede difficile un accordo condiviso sulla riforma della Consulta da tutte le parti politiche e sostiene che il presidente della Consulta debba essere una figura esterna all’assemblea legislativa.
Il prof. Fausto Desalvo dell’Università di Bologna, ex consultore, ha presentato i risultati di due ricerche. La prima sulla correlazione tra l’export delle aziende emiliano-romagnole e la presenza di emiliano-romagnoli e discendenti nei paesi di esportazione. “Più alto è il numero di corregionali - ha sottolineato - più elevato risulta il valore delle esportazioni, a dimostrazione di come gli emiliano-romagnoli nel mondo mantengano stretti legami con la loro cultura e le loro tradizioni”. L’altra ricerca riguarda le rimesse fatte in Italia dai migranti dal 1870 a oggi. “Le rimesse regolari – ha precisato – sono quantificabili in 242 miliardi di euro, segno che la ricchezza del nostro Paese deve molto agli emigrati”.
Annalia Barrera, consultrice di Pergamino (Argentina), ha sottolineato come dei corregionali all’estero si parli sempre in termini di spesa e mai di investimento, quando invece c’è sempre un ritorno per la Regione in quello che fanno. La Barrera ha aggiunto che se quello della Consulta è un problema politico, dovrebbe essere allora la forza politica che ha espresso la Consulta a sostenerla.
“Quando si parla di emigrazione si parla sempre di vecchie generazioni - ha riferito Patrizia Molteni, presidente dell’associazione di Parigi -, mentre oggi il panorama è cambiato e c’è una fortissima emigrazione giovanile, anche se le problematiche sono sempre le stesse”.
Marco Capodaglio ha parlato del piano triennale degli interventi per gli emiliano-romagnoli all’estero, approvato dall’Assemblea legislativa confermando il ruolo della Consulta come “ mezzo per diffondere nel mondo il modello Emilia-Romagna”. Contro la demagogia populista alla base di questo attacco alla Consulta, serve una maggiore informazione su quella che è stata e che è oggi l’emigrazione emiliano-romagnola nel mondo, e sul ruolo che la Consulta svolge a favore della Regione”.
“Si è persa una importante opportunità di confronto” – ha detto Marcelo Carrara, consultore di Mar del Plata, chiedendo che non venga distrutto quanto costruito finora.
Il dibattito si è concluso con la proiezione del documentario “Un po’ più in là dello stereotipo: giovani, migrazioni e viaggi con le memorie “, sull’emigrazione modenese in Belgio.
In mattinata di oggi, in diretta streaming sul sito degli emiliano-romagnoli nel mondo (www.emiliano-romagnolinelmondo.it ) il seminario su “La rappresentanza degli italiani all’estero : il punto di vista delle Consulte regionali per l’emigrazione”. Interventi di Silvana Mangione, vice segretario generale del CGIE, Fabio Porta, presidente del Comitato permanente sugli italiani nel mondo - Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati, il prof. Andrea Morrone, costituzionalista e docente dell’università di Bologna . Presenti i rappresentanti delle Consulte regionali dell’emigrazione di Liguria, Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Toscana, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Basilicata. (Emiliano Romagnoli nel Mondo /Inform)
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