STAMPA
ITALIANA ALL’ESTERO
Su “Tribuna
Italiana”, 23.10.2013, l’editoriale del direttore Marco Basti
Colombo, i politici argentini e “i
nostri”
BUENOS AIRES - Come avevamo anticipato nell’edizione dello scorso 9 ottobre e spiegato sul nostro sito www.tribunaitaliana.com , l’annunciato festival per celebrare il 12 ottobre è stato cancellato, mentre si è deciso di rendere omaggio a Cristoforo Colombo, nel rispetto della tradizione che vede ogni anno la collettività italiana recarsi davanti al monumento donato al popolo argentino, quasi un secolo fa.
FEDIBA, CoMITES di Buenos Aires, FEDITALIA, FACIA e FEDITAL, insieme al Circolo Italiano di Buenos Aires, avevano deciso di organizzare un grande spettacolo, al quale avevano dato la loro generosa disinteressata adesione artisti italiani, argentini e di altre collettività straniere, per dare risalto a una data che ha per noi un grande significato storico e culturale.
La mancanza di assicurazioni e le condizioni poste da parte dei responsabili del Governo della Città di Buenos Aires per autorizzare la manifestazione, hanno portato alla dolorosa decisione di cancellarla, decidendosi di fare, comunque, un omaggio da parte dei dirigenti delle nostre istituzioni di rappresentanza.
Una mancanza di appoggio che è incomprensibile, ma che non è originale, come è scritto nella cronaca che pubblichiamo nell’edizione odierna.
La lodevole presenza dei nostri dirigenti, in tutta la loro solitudine, è ancora più stridente per chi negli stessi giorni leggeva le cronache dei preparativi e dello svolgimento delle manifestazioni del Columbus Day a New York. Infatti, non c’è confronto possibile tra la solitudine dei nostri dirigenti - e quindi nostra che siamo da loro rappresentati - e l’evento newyorkese che è festa vera di tutta la città, che tra l’altro è la capitale del mondo.
Certo, non è stato sempre così. Né il Columbus Day ha sempre raggiunto i fasti e il prestigio che ha oggi, né la celebrazione di Colombo ci ha sempre trovato in pochi e con il nostro monumento pericolante e smontato.
Ma la realtà che viviamo oggi, frutto di anni di arretramento come collettività, è quella vista l’ultimo 12 ottobre. E quella realtà rispecchia la mancanza di rapporti con la politica argentina, sia quella nazionale che quella locale. Infatti, c’è da prendere atto del fatto che per la politica argentina, per i politici argentini, non contiamo niente e questa dolorosa constatazione di per sé dovrebbe farci riflettere molto. Una riflessione che va condotta nelle dovute sedi, da tutti quanti hanno, o credono di avere qualche responsabilità nel rappresentare la comunità di origine italiana.
Ma oltre all’atteggiamento dei politici di turno e del necessario dibattito su come cambiare questa situazione, non si può evitare di constatare che alcuni sedicenti dirigenti della nostra comunità, invece di farsi portavoce delle nostre istanze presso i politici ai quali fanno riferimento, si qualificano di fronte ai loro “datori di lavoro”, come rappresentanti della collettività italiana, come a dire: “stai tranquillo che dei ‘tanos’ mi occupo io”.
Non si spiega altrimenti che funzionari municipali o nazionali, che allo stesso tempo sono dirigenti della collettività, non sentano il dovere di impegnarsi insieme al resto dei dirigenti della nostra comunità in una vicenda come quella del monumento a Colombo. Sia per opporsi al progettato trasloco, sia per ottenere l’appoggio alle iniziative degli enti che ci rappresentano come comunità, per rendere omaggio a Colombo.
Intendiamoci, è giusto impegnarsi attivamente in politica, occupando anche un posto di consulente o addirittura diventando funzionario di un governo, municipale, provinciale o nazionale. Ed è giusto anche difendere il proprio stipendio. Non sembra giusto invece, né corretto, né etico, intervenire nella vita della collettività, pretendendo magari di occupare posti in associazioni o federazioni, usando il potere pubblico che si ha alle spalle. Ed è ancora meno giusto, meno corretto, meno etico, quando tale potere non lo si usa per sostenere valide iniziative della collettività o viene utilizzato, addirittura, per sabotarle.
Questo sembra che sia stato il caso per quanto riguarda la celebrazione dell’ultimo 12 ottobre e il mancato festival, ma altri funzionari, legati invece al governo nazionale, avevano agito allo stesso modo per la questione del monumento di Colombo.
E’ giusto e necessario fare politica e impegnarsi nella politica locale, portando i valori che proclamiamo come nostri. Ma il minimo che si può chiedere a un funzionario pubblico o a una persona che fa politica e che si sente parte della nostra comunità, se c’è un conflitto d’interessi che coinvolge da una parte la nostra comunità e dall’altra la politica, è di aiutare, oppure di starsene a margine.
Infine, c’è da riscattare la fotografia della giornata, che riprende i rappresentanti dei cinque enti di rappresentanza che avevano promosso l’organizzazione del mancato festival e che comunque hanno voluto essere presenti in Piazza Colombo per rendere l’omaggio, doveroso, tradizionale, sentito, al Grande Navigatore genovese. Si può pensare anche in modi diversi, si possono accettare anche ambizioni personali o istituzionali, ma su certi argomenti non si può giocare contro. Chi non semina, spariglia. I rappresentanti delle principali istituzioni di rappresentanza della collettività italiana, sabato 12 ottobre erano uniti e partendo da quella immagine e dal suo significato, si potrebbe seminare, almeno per quanto riguarda la vicenda del monumento a Colombo.
L’augurio è che quell’immagine non sia solo una fotografia, ma che diventi un film. (Marco Basti - Tribuna Italiana /Inform) marcobasti@tribunaitaliana.com.ar
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