ITALIANI
ALL’ESTERO
Una norma a difesa del monumento a
Cristoforo Colombo
La Legislatura della Città di Buenos Aires lo ha dichiarato
“Bene parte del patrimonio culturale della Città”. Per spostarlo ci vorrà il
suo consenso
BUENOS AIRES - Giovedì scorso la Legislatura della Città Autonoma di Buenos Aires ha approvato la legge che dichiara il monumento a Cristoforo Colombo “bene parte del patrimonio culturale della Città”, a conclusione dell’iter che ha comportato anche l’udienza pubblica che si era svolta due giorni prima, durante la quale erano intervenuti dirigenti della collettività come Irma Rizzuti, Julio Croci e il presidente della Federazione Calabrese Antonio Pisano, gli avvocati di associazioni italiane che hanno presentato ricorsi per impedire che il monumento a Colombo fosse portato via dalla piazza che porta il suo nome (Humberto Savoia e Antonio Marrocco), esponenti della collettività e deputati, vicini e rappresentanti di organizzazioni della società civile locale, tra i quali la deputata nazionale Laura Alonso (Pro); il legislatore Pablo Bergel (Proyecto
Sur); María del Carmen Arias Usandivaras, de la ONG Basta de Demoler, e Liliana Barela, direttore generale di Patrimonio e Istituto Storico della Città.
Il risultato dell’udienza era stato di completo appoggio alla proposta della Città di dichiarare il monumento parte del patrimonio culturale della capitale argentina e con questo è stata agevolata la decisione di approvare il progetto di legge, presentato dal deputato della città Fernando Sánchez, della Coalizione Civica. A favore dell’iniziativa hanno votato oltre ai deputati della CC e i loro alleati di Proyecto Sur, anche quelli del partito del capo del governo Mauricio Macri, il PRO, raccogliendo 35 voti favorevoli e 14 astenuti, cioè i deputati del Frente para la Victoria della Presidente Kirchner, e i deputati Alejandro Bodart (MST) e Claudio Palmeyro (bloque Sindical Peronista). Quindi nessun voto in contrario, come ha fatto notare il presidente della FEDIBA Dario Signorini, il quale durante la riunione mensile della Federazione, si è congratulato con i dirigenti che si sono impegnati nel seguire questa strada, Rizzuti, Croci e Pisano.
La legge che lo scorso 30 maggio aveva ricevuto l’avallo della commissione di Cultura presieduta dalla deputata Lia Rueda, e che ora è stata approvata dalla legislatura locale, comporta l’obbligo di chiedere il suo assenso nel caso che qualcuno, come è il caso del governo nazionale, abbia l’intenzione di spostarlo dalla piazza in cui si trova.
C’è da ricordare che sulla disputa sulla iniziativa di spostare il monumento a Colombo, donato un secolo fa dalla collettività italiana, è in corso una misura cautelare decisa su richiesta della ong. “Basta de demoler”, e sostenuta da numerosi terzi interessati (amicus curiae) tra cui anche la FEDIBA, che scadrà giovedì prossimo, 12 settembre.
Sempre in campo giudiziario, c’è da ricordare che sono state fatte presentazioni a nome di associazioni della collettività, che chiedono che il monumento sia nuovamente assemblato, dopo che a fine giugno, su decisione della “Casa Rosada”, fu smontato per annunciate operazioni di restauro. Attualmente la statua che raffigura Colombo e che coronava il monumento, è distesa su una piattaforma in legno, e lo stesso vale per l’alta colonna sulla quale si trovava la statua.
Sempre dalla fine di giugno funzionari del ministero di Spazi pubblici della Città e della Polizia Metropolitana si trovano sul posto per impedire qualsiasi possibilità di portare il monumento fuori dalla piazza.
Ci sarebbe un’altra misura che potrebbe prendere il governo della Città, e cioè, denunciare l’accordo firmato con il governo nazionale nel 2007, che ha ceduto il controllo della piazza alla Casa Rosada. Tale accordo prevedeva che quello spazio pubblico doveva restare aperto a tutti, a meno che ci fosse qualche manifestazione ufficiale organizzata dalla sede nazionale oppure per ragioni di sicurezza. Nei fatti da quell’anno la piazza è stata chiusa e l’accesso al pubblico è stato precluso, come hanno constatato durante questi anni anche i rappresentanti della collettività italiana che, ad eccezione dell’autorizzazione ottenuta nel 2009, non hanno più potuto rendere omaggio al grande navigatore genovese, davanti al monumento donato dagli emigrati italiani nel secolo scorso, per rendere omaggio all’Argentina. (Tribuna Italiana del 4 settembre 2013/Inform)
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