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giovedì 19 settembre 2013

Gli interventi sulla riorganizzazione della rete consolare seguiti all’audizione del vice ministro agli Esteri Marta Dassù

CAMERA DEI DEPUTATI
Alle Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato

Gli interventi sulla riorganizzazione della rete consolare seguiti all’audizione del vice ministro agli Esteri Marta Dassù

Preoccupazioni per la salvaguardia dei servizi consolari sono state espresse anche dagli eletti all’estero del Pd Fabio Porta (ripartizione America meridionale), Marco Fedi e Francesco Giacobbe (ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide), Laura Garavini (ripartizione Europa). Il vice ministro assicura la continuità del confronto, anche in vista di un piano più complessivo di riorganizzazione della rete

ROMA – Molti gli interventi di deputati e senatori che hanno seguito ieri l’audizione del vice ministro agli Affari Esteri Marta Dassù sulla riorganizzazione della rete diplomatico-consolare alle Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato (vedi Inform di ieri: http://comunicazioneinform.blogspot.it/2013/09/laudizione-del-vice-ministro-agli.html). Pur consapevoli della necessità di intervenire sulla rete, rimodulandone estensione e consistenza geografica in base a nuovi scenari geopolitici ed economici e tenendo conto delle limitate risorse finanziarie e di personale disponibile, da più parti sono state segnalate le criticità di chiusure e soluzioni compensative, sollecitando un quadro più ampio di intervento capace di garantire i servizi ai connazionali tagliando le spese non necessarie. Ricordiamo che le sedi di cui è prevista la chiusura sono: Sion, Neuchâtel, Wettingen, Tolosa, Alessandria, Scutari, Spalato, Mons, Timisoara, Amsterdam, Adelaide, Brisbane e Newark.

Contrario alla chiusura annunciata del Consolato di Spalato Carlo Giovanardi, senatore del Pdl, che evidenzia le caratteristiche di un’area in cui non sussisterebbero le condizioni esposte dal vice ministro e poste alla base di una rimodulazione delle strutture. “La collettività italiana presente in loco è una collettività autoctona ed il Consolato è per loro un punto di appoggio fondamentale – afferma Giovanardi, richiamando l’impegno di “politica estera necessario su questo fronte per far progredire un processo di convenienza tra i popoli che si è sbloccato solo in questi ultimi anni”, testimoniato anche dall’ingresso della Croazia nell’Unione Europea, ingresso per cui molto si è adoperato il nostro Paese.

Fabio Porta, eletto per il Pd nella ripartizione America meridionale e presidente del Comitato per gli italiani nel mondo e la promozione del Sistema Paese della Camera, sollecita dal canto suo un’analisi più attenta di spese e ricavati associati ai servizi della rete diplomatico-consolare, evidenziando come una incoming review, che tenesse conto anche degli introiti ricavati dalle percezioni consolari, contribuirebbe a “ribaltare le visione della collettività italiana quale grande problema da affrontare”, facendola intendere piuttosto come “volano della presenza e della forza italiana all’estero”. Un volano capace di produrre una ricchezza ben superiore – aggiunge Porta – agli 8 milioni di risparmi previsti con gli interventi illustrati nell’audizione. Per l’esponente democratico, dunque, la decisioni esposte “sembrano più orientate al mantenimento di uno status quo che ad una vera strategia di penetrazione internazionale dell’Italia nel mondo”, mentre non si affrontano questioni come il “riequilibrio tra personale di ruolo e a contratto, costi del patrimonio immobiliare italiano all’estero e nuova emigrazione”, così come dimostrano per il parlamentare gli interventi di chiusura dei Consolati di Adelaide e Brisbane. “Il mondo cambia e dobbiamo adeguarci, ma facciamolo in maniera logica e – conclude Porta - in condivisione tra Esecutivo e Parlamento”.

Anche Marco Fedi, deputato eletto per il Pd nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, sottolinea come la materia si sarebbe dovuta affrontare con un percorso diverso. “Prima di queste decisioni esecutive, si sarebbe dovuto aprire un tavolo di discussione con il Parlamento su una vera e propria riforma complessiva - afferma Fedi, evidenziando come solo con questo metodo di confronto i parlamentari eletti all’estero avrebbero potuto assumere un ruolo non “marginale” in merito ad un tema così importante come la riorganizzazione della rete. Fedi esprime dubbi sull’analisi dei costi e dei risparmi adottata, sul fatto che le sedi riceventi possano reggere il carico di lavoro derivante dalle chiusure e sulla capacità di attutire i disagi attraverso i servizi compensativi indicati. Per quanto riguarda nello specifico l’Australia, l’esponente democratico segnala come le percezioni della sede di Adelaide superino di molto i costi sostenuti, considerazione che a suo avviso non spiega l’intervento di chiusura adottato, e sostiene la necessità di mantenere in loco una presenza costante anche considerando la ripresa dell’emigrazione italiana.

“Un supplemento di riflessione” sugli interventi prospettati, così da consentire “uno spazio di iniziativa politica da parte del Parlamento”, viene sollecitato anche dal deputato di Sel Arturo Scotto, che si sofferma in particolare sulle problematiche che potrebbero sorgere con le chiusure di Alessandria e Timisoara e chiede una consultazione preventiva anche sulla riorganizzazione annunciata degli Istituti Italiani di Cultura all’estero. Il deputato Daniele Del Grosso (M5S) teme per il mantenimento dei servizi ai connazionali, definisce “approssimativo” il processo di riorganizzazione e domanda se sia stato considerato attentamente tutto il bilancio del Mae e la possibilità di effettuare tagli su altri fronti, mentre Francesco Giacobbe, senatore eletto per il Pd nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, ribadisce la contrarietà agli interventi di chiusura di Brisbane e Adelaide vista la consistenza della collettività italiana presente in loco e le distanze geografiche che caratterizzano il continente. “Non c’è stata una considerazione attenta della domanda di servizi rivolta dalla nostra collettività – afferma Giacobbe che giudica le soluzioni compensative inadeguate e ricorda come molti giovani italiani, giunti in Australia in questi ultimi anni, richiedano l’assistenza consolare. “Presenterò un’interpellanza per conoscere i risparmi previsti dalla chiusura dei due Consolati – annuncia il senatore democratico, che ritiene i confronti richiamati con la presenza consolare all’estero di altri Paesi insostenibili, vista la dimensione della nostra collettività emigrata. Giacobbe giudica infine che il ricorso ai sevizi consolari online dovrebbe essere preliminare a qualsiasi decisione di rimodulazione delle sedi. Se, tuttavia, la chiusura non fosse evitabile, egli sollecita l’istituzione di un’agenzia consolare al posto dei Consolati.

Alle criticità evidenziate dal senatore italo-australiano in merito alla nomina in particolare di consoli onorari, nomine effettuate in alcuni casi a seguito delle chiusure delle sedi consolari, si associa Laura Garavini, deputata eletta per il Pd nella ripartizione Europa. “Spesso queste nomine non tengono conto di quelle che sono realtà e caratteristiche delle collettività italiana in loco e non offrono servizi alternativi, – afferma Garavini, mostrando invece apprezzamento per l’illustrazione delle misure sostitutive richiamate da Marta Dassù. L’esponente democratica segnala poi le criticità che si sono presentate in alcune aeree interessate in passato dalle chiusure, evidenziando come esse abbiano colpito anche le sedi riceventi. Sollecita una progressiva integrazione dei servizi a livello europeo, con il Servizio Europeo per l’Azione Esterna (Seae), e la predisposizione di analoghi servizi compensativi in quelle aree che sono state in passato oggetto di semplice chiusura, come Losanna, Mannheim o Bedford. Per Giorgio Tonini, senatore del Pd, i criteri di indirizzo sulla riorganizzazione della rete suggeriti dal Parlamento al Governo – riduzione della presenza diplomatico-consolare in Europa per consentire l’apertura di nuove sedi in altre aree geografiche, salvaguardia dei servizi alle collettività, considerate come risorsa - sono stati “nella sostanza seguiti nella relazione esposta dal vice ministro”. “Suggerisco ancora – aggiunge Tonini - più coraggio sulla riduzione della presenza diplomatica, più generosità verso i servizi sostitutivi ed un affinamento delle proposte relative all’Australia, in cui la situazione è molto diversa rispetto all’Europa”. L’esponente democratico, insieme a Mario Marazziti, deputato di Scelta Civica, invita il Governo a presentare un progetto complessivo di riorganizzazione della Farnesina a più ampio raggio – a questo proposito Marazziti segnala le difficoltà di sedi in Paesi come l’Argentina, dove la richiesta di servizi consolari, come i passaporti, è molto grande, - mentre Luis Alberto Orellana (M5S) insiste nella distinzione tra “reti consolari e reti diplomatiche”, sollecitando l’intervento su queste ultime. “Il riorientamento sui nuovi mercati di questa prima fase – aggiunge – mi pare abbastanza minimale rispetto al disagio che si prospetta per i cittadini italiani all’estero in termini di servizi”. Sulle particolarità delle situazioni di Spalato e Alessandria si sofferma anche il presidente della Commissione Esteri della Camera, Fabrizio Cicchitto, prima di passare la parola al vice ministro per la replica agli interventi.

Dassù segnala come sia consapevole che la lista di interventi presentata contenga “punti deboli e punti forti”, assicurando la continuazione del confronto con il Parlamento sul processo in corso, pur nella salvaguardia di una certa flessibilità di azione necessaria ad operare. In merito ai risparmi prospettati, segnala come i dati potranno essere più precisi e definitivi solo una volta disposte nel dettaglio le misure compensative, ricordando però come le percezioni consolari non vengano incamerate dal Mae. Per quanto riguarda Spalato, la chiusura è stata decisa valutando i carichi di lavoro di quella sede e il fatto che essa non sia in un edificio di proprietà italiana e di rilievo storico. Inoltre – afferma Dassù – “non abbiamo nessuna intenzione di sottovalutare l’importanza della nostra collettività in loco, ma ragioniamo se il modo più opportuno di difendere i diritti dei nostri connazionali sia quello mantenere vecchi consolati. Per me – dice – ci sono anche altri modi e il legame che abbiamo può venire salvaguardate in altre forme”. “Legittime” vengono definite le preoccupazioni espresse per l’Australia. “Ricordo però – afferma il vice ministro - che il funzionario itinerante svolge funzioni importanti”. Per quanto riguarda il caso di Alessandria, viene richiamato il potenziamento dell’Ambasciata al Cairo. “Si tratta di una chiusura che non ha un significato politico – afferma Dassù, - così come per altre sedi: non si tratta di attribuire più o meno importanza politica ad una certa o altra collettività a seconda della chiusure programmate. Il ragionamento è basato solo su una maggiore funzionalità dettata da nuovi vincoli e dal desiderio di riorganizzare la rete in modo più adeguato”.

Il vice ministro torna poi a precisare come le decisioni non siano frutto di “interessi corporativi”, “ma di un primo passo derivato da una consultazione avviata dal 2011”, decisioni che – ammette – “possono prestare il fianco a rilievi”. “Sarò felice di esporvi i lineamenti di un piano più complessivo di riorganizzazione della nostra rete estera, che, come vi ho già anticipato, coinvolgerà anche gli IIC e la sedi diplomatiche europee in primo luogo”. (V. P. – Inform)

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