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venerdì 13 settembre 2013

Il ministro Kyenge ospite del Gei. "Gli immigrati lavorano e pagano le tasse"


STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO

Da “America oggi” on line

Il ministro Kyenge ospite del Gei. "Gli immigrati lavorano e pagano le tasse"

 

NEW YORK - Gli immigrati in Italia sono visti sotto una cattiva luce, ma è un errore. "Non c'è solo Lampedusa: a livello informativo è passata la nozione di un'invasione di massa, meno noti sono invece i migranti che lavorano e pagano le tasse". Lo ha detto il ministro per l'integrazione Cecile Kyenge a un pranzo del Gei, il Gruppo Esponenti Italiani di New York, un'associazione di cui fanno parte i rappresentanti delle maggiori aziende italiane che operano negli Stati Uniti. Il Gei è diretto da Lucio Caputo, presidente dell'Italian Wine and Food Institute, che ha fatto gli onori di casa e ha presentato il ministro a una cinquantina di commensali.

Al ministro Lucio Caputo ha consegnato anche il Friendship Award del Gei.

"Noi abbiamo 2,3 milioni di stranieri che versano otto miliardi di contributi all'Inps", ha detto la Kyenge: l'immigrazione, insomma, se gestita bene diventa risorsa, un contributo che non impoverisce affatto il Paese.

La Kyenge ha parlato anche di razzismo, dopo che due giorni fa un editoriale del Guardian aveva definito il razzismo un problema profondamente radicato, nella società italiana.

"L'Italia non è un paese razzista. Ci sono persone che urlano più forte di altre ma abbiamo anche valori che dobbiamo far valere. La Solidarietà, l'accoglienza".

Secondo la Kyenge la massiccia migrazione che ha investito l'Italia a partire dagli anni Novanta doveva essere accompagnata da strumenti giusti a livello centrale sia sul fronte dell'accoglienza e del controllo: "Controllo non centrato solo sull'origine delle persone perché quello alla sicurezza è un diritto per tutti".

Prima di prendere parte alla colazione al Gei il ministro Kyenge aveva partecipato ai lavori informali dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sulla "responsabilità di proteggere".

"Ogni stato ha la responsabilità di proteggere i suoi stessi cittadini da genocidi, crimini di guerra, pulizie etniche e crimini contro l'umanità". ha detto il ministro riferendosi al rapporto presentato dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, che si basa su fattori di rischio propri delle realtà sociali dei vari Paesi. "Oggi le persone con meno diritti sono i nuovi poveri, un gruppo che include i migranti" ha detto il ministro.

"I migranti spesso non godono di diritti, cosa che li rende facili bersagli di violazioni serie", ha spiegato Kyenge chiarendo che un rischio simile non riguarda solo questo specifico gruppo di persone. "Quando un gruppo è soggetto a gravi ineguaglianze trascina con sé altre fasce della popolazione".

Infatti, "una battaglia tra poveri aumenta la competizione e mette a rischio il mercato del lavoro e i diritti civili spesso conducendo a situazioni di schiavitù o di arruolamento da parte di gruppi criminali".

Kyenge ha detto che "non vogliamo più assistere a condizioni di schiavitù, sfruttamento, umiliazione e disumanizzazione. Il dovere delle istituzioni, ha continuato, è quello di proteggere i più vulnerabili".(Giuseppe Greco-America Oggi.info del 12 settembre /Inform)

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