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mercoledì 11 settembre 2013

Il monumento a Colombo, smontato, attende di essere restaurato e ricostruito


STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO

Da “Tribuna Italiana”, 11.9.2013

Il monumento a Colombo, smontato, attende di essere restaurato e ricostruito

Altri novanta giorni di tempo per decidere a quale amministrazione appartiene il monumento donato dalla collettività italiana un secolo fa. I cui blocchi intanto restano abbandonati nella piazza. La comunità italiana reclama che sia rimesso al suo posto. Cosa faremo?

 

BUENOS AIRES - Novità nella vicenda del monumento a Cristoforo Colombo, donato un secolo fa dalla collettività italiana e al centro di una polemica finita in tribunale, per il progetto del governo nazionale di togliere il monumento, inviarlo a mar del Plata e di collocare al suo posto la statua dedicata a Juana Azurduy. Come e noto, la comunità italiana attraverso i suoi rappresentanti e in due manifestazioni, e con numerose prese di posizione attraverso note, lettere e presentazioni giudiziarie, ha manifestato la sua opposizione al trasloco.

Proprio dal fronte giudiziario lo scorso 3 settembre e venuta l’ultima novità. Infatti, il giudice Maria Cristina Carrion de Lorenzo, ha accolto la richiesta della ong “Basta de demoler”, prolungando per altri novanta giorni la misura cautelare, anch’essa per novanta giorni, decisa lo scorso 12 giugno dal giudice Alejandra Biotti.

La misura ora confermata e ampliata, comporta che il monumento a Cristoforo Colombo non potrà essere portato fuori dal predio nel quale si trova, fino a che il giudice non prenderà una decisione sul fondo della questione, cioè quale amministrazione, se la nazionale o quella comunale, può disporre sullo stesso. Gli avvocati sostengono che e chiaro che la proprietà della piazza e del monumento sono della Città di Buenos Aires, ma se il governo nazionale, una volta conosciuta la sentenza, insisterà sulla questione, la causa potrebbe arrivare alla Corte Suprema, in tempi che nessuno si azzarda a quantificare. Intanto però l’opera dello scultore fiorentino Arnaldo Zocchi e stata smontata su ordine della “Casa Rosada”, ufficialmente per restaurarla.

Infatti, nelle due riunioni mantenute con rappresentanti della comunità italiana, il Segretario generale della Presidenza, Oscar Parrilli, accompagnato da un gruppo di ingegneri e architetti dell’Università di La Plata, ha presentato un allarmato rapporto sullo stato del monumento che, secondo le persone che hanno parlato in quelle riunioni, rischiava il crollo, per cui si rendevano necessari e urgenti i lavori di restauro. Per farlo, hanno detto, il monumento doveva essere smontato. Un’opinione questa, non condivisa da altri esperti restauratori, che hanno sostenuto la tesi contraria e cioè, che smontare il monumento aumentava il pericolo di lesioni del marmo di Carrara col quale è stato costruito.

Ad ogni modo il governo e andato avanti lo stesso e ha disposto che il monumento fosse smontato. In tanti ricordano ancora la commozione provata quando hanno visto come, prima la statua e poi i blocchi della colonna quadrata, venivano tolti dalle gru e messi su pezzi di legno nel pavimento. Dove sono tutt’ora.

Pochi giorni dopo che la misura cautelare disponesse che il monumento poteva essere restaurato, ma non portato via, furono ritirate dalla piazza prima le gru, poi le impalcature, gli esperti e gli operai. ora la statua e gli altri blocchi sono separati e disposti attorno alla base del monumento in attesa del restauro.

Ma intanto i giorni passano e non si vedono movimenti. Le fotografie prese sul posto mostrano un deterioramento che non e possibile stabilire se ci fossero già prima o se si sono verificati quando sono stati portati a terra o ancora dopo.

Non siamo certo esperti, ma crediamo che lasciare i blocchi buttati per terra, senza alcuna cura, all’azione dell’ambiente, non puo essere benefico per il monumento. E lo temono anche altri. Infatti i ricorsi sono stati presentati in almeno tre sedi giudiziarie. La misura cautelare e stata approvata nel “Juzgado Federal Contencioso Administrativo numero 12” dove si e presentata “Basta de demoler” e, nella viste di “amicus curiae”, anche la FEDIBA e la FACA. Invece nel “Juzgado no8” si sono presentate sette associazioni (ACLI, CCI, AImI, Nazionale Italiana, Fabia, Soc. Ital. di San Miguel, Soc. Ital di Almirante Brown le quali hanno chiesto che il monumento sia rimesso a posto e ha chiesto che il giudice disponga un deposito di 100 milioni di pesos da parte del governo nazionale, per coprire eventuali danni all’opera.

Manca un mese al 12 ottobre. Sarebbe bene che la comunità unita, insistiamo la comunità unita, decidesse una iniziativa o una serie di iniziative per reclamare che il monumento sia restaurato e rimesso al suo posto, come si trovava fin dal 1921 quando fu inaugurato.

E’ un impegno e un dovere nei confronti dei nostri nonni e genitori e dei tre milioni di italiani che hanno contribuito in modo determinante a fare grande l’Argentina. Non possiamo tradire la loro memoria, non possiamo dimenticare da dove veniamo. (Tribuna Italiana dell’11 settembre 2013 /Inform)

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