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mercoledì 11 settembre 2013

Un’interrogazione di Aldo Di Biagio (Sc) sul piano di riorganizzazione della rete presentato dal vice ministro agli Esteri Marta Dassù

RETE CONSOLARE
Un’interrogazione di Aldo Di Biagio (Sc) sul piano di riorganizzazione della rete presentato dal vice ministro agli Esteri Marta Dassù

Al ministro degli Esteri si chiedono le motivazioni alla base dell’individuazione delle 14 sedi in chiusura e di dare seguito al confronto annunciato dal vice ministro nell’audizione svolta prima della pausa estiva dei lavori parlamentari

ROMA – Aldo Di Biagio, senatore eletto per Scelta Civica nella ripartizione Europa, ha presentato un’interrogazione rivolta al ministro degli Affari Esteri, Emma Bonino, in merito al piano di riorganizzazione della rete consolare presentato in ultimo dal vice ministro Marta Dassù alla Commissione Affari esteri del Senato prima della pausa estiva dei lavori parlamentari (vedi Inform del 9 agosto: http://comunicazioneinform.blogspot.it/2013/08/alla-commissione-affari-esteri.html).

L’interrogazione, successiva ad una analoga richiesta presentata in Aula il 5 agosto scorso (vedi Inform del 6 agosto: http://comunicazioneinform.blogspot.it/2013/08/in-senato-uninterrogazione-di-aldo-di.html), fa riferimento proprio all’audizione del vice ministro Dassù, chiedendo di sapere “quali sono le motivazioni, economiche o funzionali, che hanno condotto all’individuazione delle 14 sedi consolari oggetto di chiusura” e se si intenda “rendere un’informativa alle Camere in merito alle suddette motivazioni” dando seguito a quanto annunciato in Commissione Esteri per “aprire una discussione seria con il Parlamento su come attuare il processo di riorganizzazione della rete”.

Per Di Biagio, nello scenario illustrato dal vice ministro quale base determinante la riorganizzazione della rete, “sarebbe stato opportuno da parte dell’amministrazione analizzare i vari aspetti, segnatamente negativi, che deriverebbero dalla chiusura delle sedi – si legge nell’interrogazione, - esaminando il rapporto tra costi e benefici del mantenimento rispetto alla chiusura e valutando, case by case, le criticità che la chiusura potrebbe comportare in termini di resa dei servizi consolari, sotto il profilo economico, sociale e commerciale e della qualità della promozione e della valorizzazione dell’italianità sul territorio di riferimento”.

Tra le sedi in chiusura, Di Biagio si sofferma su Tolosa, “già in passato sede ricevente di Bordeaux”, che “pur rappresentando un riferimento per un ampio settore geografico, circa un terzo del territorio francese, sarà chiuso a decorrere dal 1° dicembre 2013”. Il Consolato d’Italia a Marsiglia, che dovrebbe assorbirne le competenze amministrative, dista oltre 400 km da Tolosa – rileva Di Biagio, quantificando il bacino di utenza in 16.400 connazionali, molti di essi legati ad un “polo europeo dell’aeronautica civile”, “costante riferimento per le professionalità legate al settore aeronautico, spaziale, universitario e tecnico scientifico”. “In questa sede, in alternativa alla chiusura – sostiene l’esponente di Scelta Civica – sarebbe stato auspicabile il mantenimento di un ufficio più leggero o di uno sportello consolare che permettesse di mantenere invariati i servizi amministrativi resi all’utenza attuale, al fine di esorcizzare spostamenti che per alcune fasce sociali di connazionali risulterebbero impossibili da praticare”. Richiamate anche le situazioni di Spalato, riferimento per il turismo italiano e con spese di funzionamento giudicate sostenibili, o di Timisoara, “dove le attività commerciali e produttive italiane risultano essere particolarmente numerose”. Per entrambe le sedi si suggerisce l’opportunità di un declassamento, in agenzia consolare – a Spalato – e vice consolato – per Timisoara – così da “garantire una proficua funzionalità sul territorio e lasciando inalterato il ruolo di riferimento delle strutture per un bacino di utenza importante e produttivamente significativo”.

L’interrogazione non intende però sottovalutare la complessità delle altre aree oggetto di chiusura e torna a ribadire come il piano illustrato trascuri quanto emerso nell’aprile 2012 nella commissione incaricata di produrre la spending review sul versante “esteri”, e l’impegno di moratoria sulle chiusure di ulteriori sedi assunto dal ministro degli Esteri del precedente governo, impegno legittimato – ricorda Di Biagio – anche “da una presunta inconsistenza economica eventualmente derivante da tali provvedimenti”.

Malgrado le ipotesi di “apertura e di confronto istituzionale” evidenziate nell’audizione del vice ministro Dassù, l’esponente di Scelta Civica rileva come “siano già - materialmente - avviate le chiusure attraverso la disdetta dei contratti di locazione di alcune sedi” e come, “pur comprendendo le non trascurabili esigenze di riorganizzazione della rete estera del Mae, soprattutto alla luce di una ridistribuzione degli interessi e delle esigenze del sistema Paese in una nuova geografia diplomatica”, appaia opportuno “sottolineare che le stesse dovrebbero attuarsi secondo modalità e dinamiche che siano per prima cosa rispondenti alle risultanze di un processo di valutazione delle singole sedi, oltre che armoniche con quanto finora definito e predisposto dall’amministrazione nonché con le esigenze di confronto istituzionale, che dovrebbero sottendere dinamiche di tale natura”. Per questo – sostiene – “sarebbe stato prioritario per il Mae presentare alle Camere le relazioni tecniche, correlate da bilanci e prospetti funzionali di ciascuna delle sedi oggetto di chiusura, riportanti, dunque, i valori in negativo tali da giustificare e legittimare la soppressione di sedi ritenute antieconomiche, al fine di esorcizzare ogni eventuale teorizzazione circa il carattere arbitrario e discrezionale del progetto stesso”. (Inform)

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