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lunedì 30 dicembre 2013

La sfida di Bill de Blasio. Dopo la vittoria il sindaco deve governare New York

STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO
Da “America Oggi”, 30.12.2013

La sfida di Bill de Blasio. Dopo la vittoria il sindaco deve governare New York

"Le ineguaglianze che affrontiamo stanno divenendo fondamentalmente inaccettabili". Parla Bill de Blasio, il neoeletto sindaco di New York, dopo una riunione di sindaci americani con Barack Obama alla Casa Bianca.

Il tema è già stato toccato da Obama il quale ci ha detto recentemente che l'ineguaglianza economica mette in pericolo il sogno americano. Anche Papa Francesco ne ha parlato suscitando l'ira dei conservatori in America, alcuni dei quali lo hanno definito marxista, semplicemente per avere preso le difese dei poveri.

L'influenza del Papa non si misura solo con il miliardo e mezzo di cattolici sparsi in tutto il globo ma anche con i non cattolici. Un recente sondaggio ci dice che il 75 percento degli americani approva l'operato del Papa, cifra altissima che solo pochi politici possono eguagliare.

Ci è arrivato de Blasio nell'elezione di novembre ricevendo il 73 percento dei voti degli elettori newyorkesi con una piattaforma progressista non tanto diversa da alcune opinioni espresse dal Papa recentemente. De Blasio ha parlato nella sua campagna di due New York, una ricca ed una povera, ed ha promesso di aumentare le tasse agli ultraricchi della città per ampliare il sistema scolastico dei ragazzini. Inoltre ha anche espresso di volere concedere la patente ai clandestini come pure di offrire assistenza finanziaria per l'università a studenti senza documenti legali.

Il neoleletto sindaco ha anche espresso di favorire l'aumento del salario minimo che si riallaccia alla questione dell'ineguaglianza economica ma anche civile. Vuole mettere fine alla pratica poliziesca di "ferma e perquisisci" che spesso colpisce esponenti di gruppi di minoranze etniche che non hanno fatto nulla di illegale.

De Blasio ha dimostrato che nonostante l'influenza del movimento conservatore degli ultimi anni è ancora possibile ritornare ad una politica progressista che richiama il periodo prima di Ronald Reagan. Come si ricorda, l'era di Reagan era caratterizzata dall'idea che il governo non "è la soluzione" ma il problema. Questa linea generale fu poi in un certo modo seguita dal presidente democratico Bill Clinton quando diciotto anni fa disse alla nazione che "l'era del grande governo è finita".

Obama ha ripreso questo concetto nel suo libro "Audacity of Hope" dove dimostra ammirazione per Reagan dicendo che l'idea centrale del presidente repubblicano "conteneva una buona dosi di verità". L'attuale inquilino della Casa Bianca, nonostante gli attacchi della destra che lo hanno definito socialista, non è altro che un centrista, poco lontano da Clinton.

De Blasio, invece, si è fatto un nome come leader progressista non solo a New York, ma anche nel resto degli Stati Uniti. Dopotutto, la Grande Mela non è una città qualunque ma simbolo del Paese ed in un certo senso anche del mondo.

Il megafono che offre al sindaco non si dovrebbe minimamente sottovalutare. Il suo predecessore, per esempio, Michael Bloomberg, aveva considerato una corsa per la Casa Bianca usando ovviamente i suoi quattrini ma anche la visibilità che il ruolo di sindaco di New York gli aveva offerto.

De Blasio avrà una grande sfida nei prossimi mesi perché la sua agenda richiederà il supporto della legislatura statale per essere implementata. L'aumento delle tasse ai newyorkesi che guadagnano più di 500.000 dollari annui dovrà essere approvato dal governo Statale. La visione politica del governatore Andrew Cuomo, amico di de Blasio, è però più vicina ai valori centristi di Clinton ed Obama.

Recentemente infatti Cuomo ha dichiarato che intende diminuire le tasse dello Stato, proprio il contrario di ciò che vuole fare de Blasio. Il governatore ha dichiarato anche che spendere soldi "non vuol dire necessariamente aiutare la gente". Parole che sembrano essere uscite dalla bocca di un repubblicano con le quali il nuovo sindaco di New York dovrà confrontarsi.

De Blasio però ha già dimostrato che lui sceglie la sua strada anche se si tratta di una via non tradizionale. Lo ha fatto nella sua vita personale decidendo di abbandonare il cognome del padre e optando invece per quello della madre la cui cultura lo ha fatto sentire a casa. Lo ha fatto anche nella sua campagna politica cogliendo appieno il clima politico della città con una piattaforma progressista. Governare però non coincide necessariamente con la vittoria alle urne. Ne sa qualcosa Obama. De Blasio avrà imparato dall'esperienza del presidente? Lo vedremo fra non molto. (Domenico Maceri* - America Oggi del 20 dicembre 2013 /Inform)

* Docente di lingue all'Allan Hancock College, Santa Maria, California dmaceri@gmail.com

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