Per il reindirizzamento cliccate link to example

lunedì 23 dicembre 2013

Franco Narducci (UNAIE): Lampedusa, uscire dalla logica emergenziale. Il rispetto delle dignità umana prima di tutto

ASSOCIAZIONI
Franco Narducci (UNAIE): Lampedusa, uscire dalla logica emergenziale. Il rispetto delle dignità umana prima di tutto

ROMA - Il recente episodio che ha scosso l’Italia e scandalizzato l’opinione pubblica europea, ossia il trattamento contrario a ogni principio di umanità cui sono stati sottoposti degli immigrati nel centro di prima accoglienza di Lampedusa – testimoniato da un’inchiesta televisiva di Rai 2 – al di là del giusto sdegno, impone ben più serie riflessioni sull’accoglienza dei migranti. Infatti, la reazione momentanea da parte delle istituzioni – benché da essa scaturiscano legittime inchieste e interventi delle autorità preposte, con l’inevitabile caduta di qualche testa di operatore o di volontario – rischia di produrre un nulla di fatto se non è accompagnata da interventi strutturali rivolti a risolvere il problema alla radice. Infatti, quanto è accaduto e destinato a ripetersi – oggi con queste modalità, ieri con la morte di centinaia di persone in mare – se non si esce della logica superficiale ed emergenziale con cui è affrontato il problema, la cui gestione è lasciata a soggetti improvvisati e, magari, anche a scelte clientelari.

Dovrebbe far riflettere che l’arrivo di migranti – economici e politici e di qualsiasi altro tipo –, soprattutto dalle aree più calde del Mediterraneo, non rappresenta più un’emergenza, ma una costante che, tra alti e bassi, va avanti da almeno vent’anni e si lega e si legherà per chissà quanto altro tempo alla destabilizzazione in atto in tutta l’area mediorientale e africana.

Trattandosi, invece, di un problema che ha forti risvolti di natura economica e sulla politica estera ed europea, occorre istituzionalizzare un sistema basato non più sui centri di prima accoglienza e su logiche d’intervento fondate sulla vecchia legge Bossi-Fini, ma piuttosto, utilizzando gli stanziamenti europei, su una struttura articolata sparsa sul territorio e fondata su azioni miranti a preparare nell’immediato i nuovi arrivati a inserirsi nel territorio – segnatamente anche in quello europeo – e a interagire con la popolazione, le istituzioni e la mentalità della nuova società. 

Occorre, infatti, partire dal principio che le economie occidentali hanno bisogno di nuove forze lavorative e che quelle che ci arrivano dalle aree di crisi sono spesso la risposta a questo problema. Infatti, la gran parte dei nuovi arrivati ha ottenuto un’adeguata formazione scolastica nel paese di origine e mostra non solo una capacità di adattamento e di superamento delle avversità, a molti dei residenti sconosciuta, ma anche un prezioso attivismo nell’avviare intraprese economiche che oggi sarebbe veramente utile al nostro paese. Da qui la necessità di uscire da una logica passiva di mera accoglienza e di respingimento dei flussi migratori provenienti dalle aree di crisi e di sofferenza umana e materiale, ritenuti dannosi per il paese, ma a incominciare a guardare alla mobilità come un modo per migliorare la nostra società. E ciò, anche in considerazione del fatto che questo fenomeno sta ora investendo, all’inverso, molte frange d’italiani che ripercorrono la via dei loro antenati alla ricerca di una migliore sistemazione nei paesi esteri e per i quali nessuno auspica che, nei luoghi in cui si recano (non solo a fare gli scienziati, ma anche i camerieri e gli operai), sia riservato lo stesso trattamento che noi serbiamo agli immigrati.

Per questo motivo l’UNAIE, che raccoglie diverse centinaia di associazioni d’italiani all’estero e altre che, all’interno del nostro paese, si occupano dell’accoglienza degli stranieri, chiede al Governo italiano, non soltanto di adeguare la normativa vigente alla nuova realtà, ma anche di aggiornare i propri strumenti facendo appello a tutti i soggetti che, per vocazione ed esperienza pluriennale, fronteggiano da tempo questi problemi, uscendo dalla logica dell’emergenza e del volontariato improvvisato, per impostare una seria politica non di accoglienza, ma di “gestione” della mobilità degli stranieri nel nostro paese. (Franco Narducci* -Inform)

* Presidente Unaie, già vice presidente commissione Affari Esteri alla Camera dei Deputati

Nessun commento:

Posta un commento