PARTITI
Roberto Serra (Pd
Lussemburgo): “Riflessioni sulla vittoria”
LUSSEMBURGO -Stamattina mi son svegliato…e ho detto “bella
ciao” (senza canto per sua fortuna), a mia moglie uscendo di casa per andare al
lavoro.
Il risultato delle Primarie Pd di ieri rappresenta una
nuova alba? Incarna quel senso di liberazione che viene dopo una dura lotta e
che è così ben descritto in una delle canzoni italiane più famose nel mondo?
Una cosa è certa. Ha vinto il popolo del Pd. Hanno vinto i quasi tre milioni di
elettori che hanno caparbiamente – e, diciamolo, nonostante tutto – voluto
esercitare il rito della democrazia.
Ha vinto il popolo del Pd. Ora però dobbiamo darci tutti il
tempo necessario per vedere se ha vinto anche il Pd. E cioè, detto per esteso
con sostantivo sottolineato, il Partito Democratico.
Io ho qualche timore. Che, oggi giorno di festa, mi
permetto di sussurrare.
Temo che si sia definitivamente creata la dicotomia:
partito da un lato e opinione pubblica legata, a fasi alterne e a stagioni
alterne (altrimenti non sarebbe opinione pubblica) a quel partito
dall’altro. Lo si è visto nella fase congressuale arrivata sino alla
Convenzione Nazionale del 24 novembre. Quella dove il Partito, e cioè i suoi
iscritti, è stato unico protagonista. Uno scarto di qualche punto percentuale
tra Renzi e Cuperlo a vantaggio del primo, con un netto distacco dato a
Civati. Ieri, questo Pd, è stato sconfitto e severamente smentito da un
altro Pd. Quello delle Primarie e quello legato alla sua opinione
pubblica. Mi si dirà: ma nel Pd delle Primarie c’è anche quello degli
iscritti. Vero. Ma la dicotomia c’è, ed è sotto gli occhi di tutti. Chi lo nega
è un visionario dotato di scarso acume analitico. In politica ci vogliono cuore
ma anche cervello. Cioè studio. Io, che sono un iscritto e che appartengo al
popolo delle Primarie, mi inchino di fronte al risultato di ieri e gioisco.
Come ho gioito ieri nella storica sede del Circolo culturale “Curiel”, qui in
Lussemburgo. Ma so anche che il Partito – un Partito – nella sua quotidianità,
è cosa diversa dal recarsi a un seggio di tanto in tanto per esercitare il
bellissimo diritto di voto, magari nel quadro di un potere taumaturgico
esercitato da un leader a cui si affidano tanti compiti riassumibili poi in uno
solo: cambiare tutto. Può essere benissimo che il risultato di ieri rappresenti
un nuovo e moderno concetto di partito a cui io faccio fatica ad adeguarmi e a
cui guardo, lo dico onestamente, con un certo sospetto. Capita. A 50 anni come
me non si è vecchi, ma il fervore acritico di una certa giovinezza è ormai un
lontano ricordo. Mi piace pensare. E riflettere. So anche che in Europa, per quel
che mi è dato di sapere, la scelta di un segretario politico non funziona
cosi’. Spero che nessuno mi venga a dire che l’Spd, il Psoe, il Ps belga oppure
i miei amici socialisti lussemburghesi dell’Lsap sbaglino tutto quando fanno
eleggere il loro segretario dagli iscritti e consultano gli iscritti sulle
grandi scelte di strategia politica (vedere referendum Spd tra iscritti per
governo con Cdu di Merkel). Fa eccezione, è vero, il Ps francese che
nell’ottobre 2011 organizzò primarie “aperte”. Ma non dimentichiamo che in quel
paese l’elettorato poi vota direttamente una figura con ampi poteri esecutivi
come il Presidente della Repubblica. Siamo in presenza di idee ontologicamente
diverse di partito. Entrambe legittime. Ma diverse. E dobbiamo imperativamente
esserne coscienti tutti. Il Pd esiste, vivrà e sarà protagonista della vita
politica italiana ed europea fintantoché esisteranno i circoli, gli iscritti (e
cioè coloro che mettono in conto di fare volontariato politico anche a prezzo
di qualche sacrificio personale), le iniziative organizzate dai circoli, i
simpatizzanti e gli iscritti che hanno voglia (o magari non hanno voglia ma
sentono di doverlo fare lo stesso) di alzarsi il sabato o la domenica mattina
presto per organizzare un’iniziativa. Oppure che escono la sera, magari già
prostrati da lavoro e impegni quotidiani, per partecipare ad un’iniziativa,
organizzarla, ascoltare il parere non di un grande leader mediatico che lancia
contenuti come lanciare palle da bowling e tutti ad applaudire per quanti
birilli fa cadere, ma di un anonimo e competente funzionario (brutta parola) di
partito, venuto apposta da chissà dove e già in partenza il giorno dopo per
chissà dove. Oppure ancora, molto semplicemente ma con uguale importanza, per
ascoltarsi reciprocamente, riflettere reciprocamente, aiutarsi a crescere
reciprocamente. Condivido riflessioni. Non slogans o certezze.
Ora abbiamo un segretario nazionale. Aiutiamolo e
sosteniamolo. I seggi elettorali sono chiusi. Ma i circoli devono rimanere
aperti e il loro cuore deve continuare a battere. Anche senza il pacemaker
delle primarie. Quella è la vera sfida. (Roberto Serra*-Pdmondo.it
/Inform)
*Segretario circolo Pd Lussemburgo
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