ITALIANI
ALL’ESTERO
Da
“PD/cittadini nel mondo” del 20.12.2013
Silvana Mangione: Morto il 2013, viva Il 2014.
Speriamo!
NEW YORK - Buon Natale e Buon Anno a tutti. Questo anno stranissimo, fatto di “prime volte” è finito anche negli Stati Uniti, dove si crede che il numero “13” porti iella, tant’è vero che in molti grattacieli i pulsanti dell’ascensore saltano dal 12 al 14 e il tredicesimo piano può essere raggiunto solo con il lift di servizio e contiene apparecchiature per far funzionare il palazzo. Nella guerra a oltranza dei repubblicani contro Obama la maggior parte dei servizi pubblici erogati dal Governo federale ha dovuto soccombere al “government shutdown” iniziato il primo ottobre e finito il 16 dello stesso mese, perché il Congresso degli Stati Uniti, controllato dalla destra, non aveva approvato la finanziaria, cercando di imporre un baratto: il bilancio 2014 sarebbe stato passato soltanto se Obama avesse rinunciato alla sua riforma sanitaria. Anche i precedenti “shutdown” durati più di dieci giorni sono stati provocati da un Congresso a controllo repubblicano contro un Presidente democratico: nel 1995-96 contro Bill Clinton; nel 1977, ’78 e ’79 contro Jimmy Carter. Tanto per dimostrare che le contrapposizioni partitiche violente nei Paesi a sistema politico bipolare sono comuni a tutto il mondo.
E fanno gli stessi danni dappertutto. Poi c’è stata la debacle del sito, predisposto dalla Presidenza Obama, al quale gli americani dovevano collegarsi per negoziare la propria assicurazione medica in attuazione dei primi dettami dell’Obamacare, la riforma che avrà per sempre il suo nome, nel bene e nel male. La Casa Bianca non ha potuto far altro che rinviare di un anno l’inizio del nuovo regime di assistenza privata. A novembre abbiamo stappato il prosecco e ballato per le strade quando la città di New York è tornata in mano democratica, dopo un ventennio (sembra una nefasta cifra fatidica) di governo conservatore: il repubblicano Rudy Giuliani (1994 – 2001); il repubblicano, poi indipendente di destra Michael Bloomberg (2002 – 2013). Abbiamo eletto un italiano, Bill De Blasio, criticato pesantemente da Bloomberg, prima e dopo le primarie, perché, secondo lui, stava conducendo “una campagna elettorale basata sulla guerra di classe”. Accusa rispedita al mittente da tutti i mass media non legati a Rupert Murdoch o a Fox News, dato che i dodici anni (forse classisti?) di Bloomberg hanno reso i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri, mentre nel corso del suo mandato il fermare e perquisire fisicamente un qualsiasi passante (principalmente afroamericani) sono stati considerati strumenti validi per far calare la criminalità. De Blasio ha già lanciato un fortissimo programma di potenziamento delle scuole pubbliche e del curriculum di studi che deve iniziare fin dall’asilo nido – preKindergarten – per mettere a disposizione di tutti i bambini le stesse opportunità. Ciò potrà essere raggiunto con un’immissione di fondi che De Blasio chiede anche al Governo statale e con maggiore tassazione sulle proprietà private della fascia della società a reddito più alto. In tutti gli Stati, le città e le contee dell’Unione, le tasse sugli immobili da sempre finanziano scuole, polizia e vigili del fuoco. La propaganda del Natale consumistico è cominciata all’inizio di novembre, un mese prima di quanto succede di solito in tempi in cui l’economia tira in maniera normale. Le vendite nei due giorni del giovedì della Festa di rendimento di grazie e del successivo venerdì (cosiddetto black Friday perché serve a riportare in attivo il bilancio dei commercianti) è aumentato del 2.3% attestandosi a 13.2 miliardi di dollari in tutti gli USA, ma crescono inarrestabilmente le vendite online e via I-pads e I-phones. Forse per questo non c’è ancora l’enorme folla di sempre a formare lunghe code all’ingresso e alla cassa dei negozi e grandi magazzini più famosi.
Anche gli addobbi sono meno dirompenti di quello che eravamo abituati a vedere: l’albero a Rockefeller Center è il più piccolo che io ricordi da quando sono arrivata a New York e Cartier ha usato nastri di lucine invece dell’immensa coccarda di velluto rosso che impacchettava tutti i piani del suo edificio su Quinta Avenue. Tradizioni da buttare? e perché? alcune cose fanno bene al cuore e mantengono un modicum di calore sentimentale. Stiamo per chiudere questo 2013 che ci ha dato Papa Francesco, riconosciuto “Persona” dell’anno da Time Magazine e da una famosa rivista gay; la morte di Nelson Mandela, baluardo di democrazia vissuta con toni civili, anche nella protesta; l’ascesa di Grillo e la decadenza di Berlusconi; le rivelazioni di Snowden e di Wikileaks, con la certezza che ormai nulla può rimanere segreto per più di un battito di ciglio. Berremo doverosamente prosecco per aumentare le esportazioni italiane e mangeremo panettoni artigianali made in Italy.
L’augurio, insieme a quello di felicità, prosperità e salute, è quello di un mondo nel quale il dialogo possa ridiventare costruttivo, basato sulla capacità di ascolto e il desiderio di trovare una soluzione che faccia il bene di tutti. Siamo stanchi di cambiare canale sui talk show trasmessi da RAI Italia perché i presenti si urlano addosso, in tre, quattro, cinque, per impedire allo spettatore di sentire opinioni diverse che gli permetterebbero di formarsi la propria. Auguro a tutti noi un Sereno Natale in famiglia e un Anno Nuovo che sostituisca all’egocentrismo fine a se stesso il senso di responsabilità di tutti gli eletti a governarci e legiferare per noi. Utopia? Forse sì.
Ma proviamoci prima di dire che è impossibile.
Con un grande abbraccio e tanti coriandoli e stelle filanti di gioia. (Silvana Mangione - “PD/cittadini nel mondo” n. 12 del 20 dicembre 2013 /Inform)
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