ITALIANI ALL’ESTERO
Da
“ItaliachiamaItalia.it”
Fabio
Porta (Pd): “Invito Zingaretti in Brasile e Argentina”
Le
proteste in Brasile? “Si tratta di una crisi dovuta alla crescita ed è prodotta
delle giuste rivendicazioni di una parte del popolo, che vuole scuole e
ospedali all’altezza della sesta potenza economica al mondo”
ROMA - Far ripartire l’economia italiana
sfruttando la presenza di connazionali in Paesi ad alto tasso di crescita. La
proposta non poteva che provenire da uno degli eletti in Sud America, dove le
proteste delle piazze brasiliane non hanno rallentato l’accelerazione economica
intrapresa dai Paesi latini. In particolare, è il deputato Pd Fabio Porta a
farsi promotore di una serie di incontri con i presidenti delle regioni
italiane, a partire dal Lazio.
Si è svolta di recente a Catania la
17esima giornata dei ‘Siciliani nel mondo’, alla quale lei ha preso parte
insieme ai colleghi La Marca, Caruso e Giacobbe. Quanto è importante il ruolo
delle regioni nella valorizzazione delle comunità che risiedono all’estero?
“Le regioni hanno sempre avuto un ruolo
nevralgico nel rapporto con le collettività estere”, sottolinea Porta a
colloquio con Italiachiamaitalia.it. “Storicamente – spiega il deputato -, la
nostra emigrazione ha un carattere regionale e non nazionale, penso soprattutto
ai primi emigrati che, spesso, non parlavano nemmeno la lingua italiana ma
solamente il proprio dialetto. Nel corso dei decenni, inoltre, le strutture
regionali e gli enti locali hanno dimostrato di voler mantenere un solido
rapporto con le nostre comunità nel mondo”.
Il ruolo delle regioni diventa ancora più
strategico in considerazione della riforma delle Camere?
“Certo, le regioni saranno ancora più
centrali in relazione alle prossime riforme istituzionali, nelle quali si punta
a realizzare un Senato regionale. In questa nuova ottica, mi sembra ovvio che
saranno sempre di più le regioni a rappresentare il riferimento degli italiani
all’estero”.
Sono in programma altre iniziative di
questo tipo, volte a rafforzare il legame tra regioni e comunità?
“Nei prossimi mesi cercherò di proseguire il
giro di visite e incontri con gli enti regionali, anche perché attraverso loro
è possibile risolvere tante nostre questioni, ad esempio quelle legate
all’educazione. Penso in particolare all’insegnamento della storia dell’emigrazione
delle scuole, una mia proposta che è già stata introdotta in alcune regioni. Mi
piacerebbe parlarne con assessorati e giunte regionali”.
Nell’ottica di realizzare una serie di
incontri con i presidenti delle regioni, ha già contattato il suo collega di
partito, Nicola Zingaretti?
“Con il presidente Zingaretti ci sono stati
già diversi contatti in passato, dovuti all’interesse che ha sempre manifestato
quando era a Palazzo Valentini nei confronti dell’America Latina, un’area del
mondo che segue e con la quale ha vincoli storico-politici poiché da giovane ha
seguito con passione le lotte contro le dittature in Cile e in Argentina.
Purtroppo non siamo riusciti a riportarlo in Brasile quando era presidente
della Provincia, spero di riuscire a farlo tornare ora, da presidente della
Regione. Si tratterebbe di un’iniziativa importante anche dal punto di vista
del rilancio economico di Roma e Lazio, sfruttando la nuova sinergia instaurata
proprio in questi giorni tra le Comune e Regione”.
Sta lanciando un appello al presidente
Zingaretti?
“Sì, l’ho già invitato personalmente e
approfitto di ItaliaChiamaItalia per rivolgergli un appello pubblico.
Organizziamo una missione in Sud America partendo dal Brasile e dall’Argentina,
che sono Paesi con il maggior numero di italiani residenti in nell’area”.
Proprio il Brasile, però, è attualmente
incendiato da proteste e disordini. Tutto questo scoraggerà gli investitori
che, in questi anni, hanno cominciato a guardare con interesse al Paese
sudamericano?
“No, affatto. Si tratta di una crisi dovuta
alla crescita ed è prodotta dalle giuste rivendicazioni di una parte del
popolo, che vuole scuole e ospedali all’altezza della sesta potenza economica
al mondo; non dimentichiamoci che in Brasile si terranno sia le Olimpiadi che i
mondiali di calcio”.
La presidentessa Dilma Roussef si
dimostrerà all’altezza della situazione? Riuscirà a fronteggiare l’emergenza?
“Penso che la presidentessa abbia già
dimostrato, anche se dopo un tentennamento iniziale, di aver capito il richiamo
della piazza indicando proposte molto chiare per investire in scuole e sanità e
far partire una lotta durissima contro la corruzione, a partire dagli eventuali
episodi accaduti proprio in occasione dei lavori olimpionici”.
Come è vissuta questa situazione dagli
italiani che vivono in Brasile? Molti di loro sono imprenditori, ci sono state
ripercussioni per le attività commerciali?
“I nostri connazionali seguono con interesse
quanto sta accadendo perché leggono le proteste come un segno di vitalità in un
Paese che, ultimamente, sembrava troppo accondiscendente. La comunità italiana
è molto grande, culturalmente vivace e preparata e sta seguendo le proteste con
grande attenzione. Non ci sono state ripercussioni ma solo qualche
preoccupazione per alcuni episodi di vandalismo nelle strade”.
Quali sono i problemi più urgenti per gli
italiani residenti in Brasile?
“Sicuramente patiamo una rete consolare
insufficiente a rispondere alle richieste della più grande comunità di
discendenza italiana, mi riferisco ad esempio al grave accumulo di richieste di
cittadinanza. Dall’altro punto di vista, è necessaria maggiore attenzione da
parte delle istituzioni italiane alle dinamiche politiche ed economiche. Al
momento purtroppo, non si percepisce in Italia il giusto interesse rispetto
alla dimensione economica che sta assumendo il Brasile”.
Nemmeno Letta, che si presenta come il
primo premier della generazione Erasmus, attento alla dimensione
internazionale, ha dimostrato interesse per la crescita brasiliana?
“Credo che il nuovo premier abbia già
manifestata la chiara intenzione di andare presto in Brasile, probabilmente
come primo Paese di quell’area. So che letta ha sempre guardato con molta
attenzione ai paesi emergenti come prospettiva di grande opportunità per il
nostro sistema, non ho dubbi sulla sua sensibilità non solo rispetto al Brasile
ma rispetto a tutto il Sudamerica. Anche il governo, attraverso il
sottosegretario Mario Giro, ha espresso in varie occasioni questa sensibilità.
Io e gli altri eletti in quella regione faremo di tutto per incalzare il
governo affinché non sprechi questa grande opportunità, rafforzando la presenza
italiana in Sudamerica e aiutando, così, la ripresa economica italiana”.
Anche Monti si era presentato come un
premier dal respiro internazionale, salvo poi dimenticarsi degli italiani nel
mondo. Per quale motivo Letta dovrebbe dimostrarsi diverso?
“Si tratta di due profili
molto diversi. Monti si è rivelato una delusione, non solo per gli italiani
all’estero ma per quasi tutti i problemi che avrebbe dovuto aggredire ma che
poi, invece, non ha nemmeno sfiorato. Sappiamo tutti com’è nato il suo governo,
ma non è riuscito nel suo intento. Il governo Letta ha il vantaggio di essere
un governo politico. A differenza di Monti, Letta è un politico giovane che
userà questi mesi, o anni, per mettere in atto tutte le sue capacità. Enrico sa
che lui e l’Italia si giocano una partita irripetibile e definitiva. Credo, per
come lo conosco, che non sarà un governo di sole parole, anche perché sarebbe
la fine della sua esperienza politica”.(Barbara
Laurenzi-ItaliachiamaItalia.it/Inform
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