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martedì 23 luglio 2013

Carlo Di Stanislao - La notte dell’addio

TELEVISIONE
Un articolo di Carlo Di Stanislao
La notte dell’addio

Per tanti anni, quasi quindici, la trasmissione è andata in onda su  Rai3, con gli spettatori che, vedendola,  hanno potuto ricostruite molte delle storie più spinose che ci riguardano: le stragi che dal 1969 hanno insanguinato il nostro Paese, la P2, il racconto delle attività di servizi segreti contro la verità e a favore dei terroristi e dei depistatori, Gladio e la mafia.
Ora, per ragioni di budget, “Blunotte” è stata bloccata e vi saranno solo repliche estive delle vecchie puntate. L’Unione familiari vittime per stragi ha invitato tutti a firmare una petizione, disponibile sul sito www.change.org, perché la trasmissione continui, mentre nessun commento è giunto da Lucarelli che è al Giffoni Film Festival, per presentare un docufilm in cui racconta cosa sia Bandabardò,  il gruppo che da 20 anni fa ballare migliaia di persone pur restando, misteriosamente, un fenomeno underground.
Il corto sarà presentato stasera, nel corso di una speciale masterclass e siamo certi che in molti chiederanno a Lucareli cosa conta di fare per difendere “Blunotte”.
Ma, conoscendolo, in perfetto stile noir, lo scrittore glisserà dalla domanda, per immergesi, invece, nell’illustrare il manifesto del gruppo rock,  che recita:: “Siamo per la rivalutazione dei rapporti umani, dei miscugli razziali e culturali. Lottiamo per un mondo a misura di donna e di bambino e per vedere un giorno trionfare allegria e gentilezza”.
Oltre a L’Unione familiari vittime, si può firmare un’altra petizione on-line (http://www.blogtivvu.com/2013/06/27/la-rai-cancella-blunotte-di-carlo-lucarelli-online-la-petizione/) per cercare di far cambiare idea ai vertici di viale Mazzini e sin’ora sono state raccolte 4.600 firme, con una tendenza in crescita.
Fra coloro che si sono lamentati per la chiusura della trasmissione Roberto Saviano a cui, via Twitter, ha risposto il dirigente Rai Andrea Vianello, che ha scritto: “Con Lucarelli abbiamo studiato un nuovo programma che contiamo di fare nel 2014 e intanto mandiamo come previsto 8 repliche”.
Il 30 luglio Lucarelli sarà in piazza Garibaldi, a Capri, per presentare, con inizio  alle 21,30, il suo ultimo giallo: “ Il sogno di volare”, ambientato in una Bologna che non è più la stessa, dove un assassino si fa giustizia da sé di fronte all’ingiustizia che vede e a combatterlo c’è solo lei, Grazia Negro, che pure è cambiata rispetto ai precedenti romanzi e di assassini seriali non vorrebbe più sentir parlare.
Il libro è stato definito il romanzo della rabbia di oggi, assoluta e senza rimedio, delle solitudini e dell’incertezza di oggi.
Una incertezza che riguarda, evidentemente, anche il futuro televisivo di Lucarelli, tagliato, come scrive il Fatto Quotidiano, per pochi migliaia di euro e con la scusa che nelle ultime stagioni la trasmissione aveva registrato un calo di ascolti, senza tenere conto  che le inchieste di “Blunotte”, che richiedono mesi di lavorazione, non muoiono nello spazio di una sera, molte divenute dvd e contenuti on demand per le tv a pagamento, plurireplicate nei palinsesti serali di Raitre, cliccatissime nei canali web della Rai, più di quanto succeda a trasmissioni di maggior grido di cui il giorno dopo già si perde memoria.
Con l’aggiunta delle continue richieste da parte delle scuole, che ne fanno materiale didattico sulla storia dell’Italia contemporanea. 
Intanto io mi sto rileggendo il libro tratto dalla trasmissione, pubblicato da Einaudi nel 2004, intitolato “Nuovi misteri d’Italia. I casi di Blu notte”, con ampia disamina della strage di Bologna e di quella di Ustica, dall’omicidio di Pier Paolo Pasolini e di quelli di Alceste Campanile, Beppe Alfano e Wilma Montesi, del bandito Giuliano e dei delitti del “mostro”, anzi dei “mostri” (come scrive lui) di Firenze, dove le storie sono “aperte” maggiormente, ci si può soffermare  sui personaggi e aggiungere documenti e si  può rendere il repertorio con maggiore fedeltà facendolo passare attraverso il filtro della soggettività, dargli la forza della musica e di tutta la colonna sonora ricostruita attraverso le parole e persino dargli colori e sfumature differenti e non solo la tonalità metallica del blu notte, un colore freddo, freddisimo, che richiama il buio e la penombra, ma si perde le altre nuance che, come ha scritto  Michel Pastoureau in “I colori del nostro tempo” (Ponte alle Grazie, Milano 2010), da contorni precisi e preciso spessore ai più diversi sentimenti.
l lessico dei colori, a volte, contribuisce a formulare espressioni di tipo gergale, tanto che in francese si parla espressamente di “langue verte” per definire l’idioma fantasioso, in particolare quello dei giocatori di carte, e proprio per l’associazione del verde con la sorte, mala o buona che sia.
In Italia, ci si limita a destinare alla fortuna il panno verde ed eufemisticamente, ad esempio, si preferisce chiamare “neve” la polvere bianca dell’eroina, mentre in francese, più semplicemente, è “blanche” e basta.
L’inglese, da questo punto di vista, offre maggiori spunti, per cui il verde si accosta alla sprovvedutezza (“green ass“), il giallo alla paura (“yellow dog“), il rosso a qualcosa di intenso, forte, alcolico (“red tea“), con la lingua della “perfida” Albione che ricorre poi ad una definizione gergale per l’erbaccia (“weed“).
Quanto al blu è il colore della affettività secondo vari psicanalisti ed è il più raro dei colori nei sogni, associato a tristezza e malinconia, amata dagli artisti in pieno spleen (Picasso in un celebre periodo e Kandinsky e la corrente artistica del ‘Cavaliere Azzurro’), ma anche è la distanza, la contemplazione e l’intelletto, un colore maschile che ispira calma, contemplazione ed  valori eterni: spiritualità, fede, profondità; gli unici a soccorrerci nei momenti più tragici delle esistenze singole e collettive.
Mi auguro che presto, il “blu notte” della contemplazione conoscitiva dei misfatti, torni ad illuminare gli schermi di Rai3, perché conoscere significa migliorare e si cresce solo in conoscenza. (Carlo Di Stanislao -Inform)

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