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venerdì 19 luglio 2013

CONVEGNI - A Palazzo Giustiniani “Europei in movimento


CONVEGNI

A Palazzo Giustiniani “Europei in movimento. La rappresentanza delle comunità nelle istituzioni: una risorsa per i Paesi d’origine”

Alla riflessione promossa oggi dal presidente del Comitato per le questioni degli italiani all’estero del Senato, Claudio Micheloni, sono intervenuti anche il ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello, la presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato Anna Finocchiaro e il vice presidente del Parlamento europeo Gianni Pittella. Ribadita l’importanza di questa forma di rappresentanza democratica, da svilupparsi anche a livello europeo

 





ROMA – Un confronto sulla rappresentanza eletta in Parlamento dalle collettività italiane residenti all’estero si è svolto oggi con il convegno intitolato “Europei in movimento. La rappresentanza delle comunità nelle istituzioni: una risorsa per i Paesi d’origine”, promosso a Palazzo Giustiniani da Claudio Micheloni, senatore eletto per il Pd nella ripartizione Europa e presidente del Comitato per le questioni degli italiani all’estero del Senato.



Un approfondimento che ha coinvolto studiosi, diplomatici, parlamentari italiani e stranieri, espressione nel loro Paese delle rispettive collettività emigrate, e rappresentanti del mondo dell’emigrazione italiana. L’obiettivo “discutere non tanto della legge sul voto all’estero – ha affermato Micheloni – ma su una riflessione di fondo, ossia il senso della presenza dei parlamentari migranti nei rispettivi parlamenti nazionali”.



Nel corso dell’incontro è stato ricordato da più parti come sempre più Paesi europei si pongano la questione di come garantire una rappresentanza ai loro connazionali residenti all’estero, adottando norme specifiche frutto di aspirazioni che devono passare il vaglio prima dei compromessi parlamentari e poi della prova dei fatti. Prova dei fatti che non si articola solo nelle modalità dell’esercizio di voto e nelle percentuali di partecipazione riscontrate, ma anche nei mutamenti che incidono sulla fisionomia e sulla presenza delle collettività all’estero, evidenziate in apertura dal presidente del Censis, Giuseppe De Rita, che ha sollevato ai presenti una serie di interrogativi su “interessi, senso di appartenenza e identità delle collettività italiane all’estero”. Solo una ridefinizione di questi termini, alla luce dei mutamenti intervenuti in questi anni nel mondo dell’emigrazione italiana all’estero – rileva De Rita, richiamando a questo proposito le nuove forme di mobilità, la presenza sempre più consistente di professionalità elevate e del mondo dell’imprenditoria all’estero, – può aiutarci a capire se occorra un ripensamento della legge che istituisce la circoscrizione Estero e, se sì, in quale direzione intervenire.



Di un “necessario intervento di manutenzione” delle legge che regola l’esercizio del voto all’estero parla Gaetano Quagliariello, ministro per le Riforme costituzionali, rilevando come il decennio di esperienza appena trascorso – la legge è stata approvata nel 2001 – consenta oggi di valutare “luci ed ombre” e di conseguenza “valorizzare questo strumento di rappresentanza” con un opportuno intervento normativo. Il ministro ribadisce come questa materia non vada “settorializzata”, ma legata invece alle riforme istituzionali che il governo guidato da Enrico Letta si appresta a discutere in questo avvio di legislatura, intervenendo sul sistema bicamerale e sulla legge elettorale. Quagliariello parla dunque di una riflessione sulla Carta costituzionale che tenga conto dei mutamenti che sono intervenuti nella società dal momento della sua approvazione, riflessione necessaria a produrre “una manutenzione che salvaguardi proprio lo spirito originario della carta” e al cui interno va posta la questione della rappresentanza dei connazionali all’estero. L’esigenza è quella di “garantire una maggior funzionalità della normativa sul voto all’estero, mettendolo in sicurezza e garantendo così ai connazionali l’esercizio dei diritti politici”. A questo fine egli richiama l’utilità della proposte suggerite in materia nella passata legislatura, quali l’opzione preventiva per coloro che desiderano votare per corrispondenza e l’inserimento di una copia del documento d’identità nel plico elettorale, proposte che egli ritiene avrebbero dovuto essere approvate in quel momento insieme ad una modifica della legge elettorale. Assicura tuttavia come ora ci sia la “volontà del governo di riprendere la questione e di confrontarsi anche con gli eletti all’estero nella discussione da svolgersi nell’ambito delle riforme istituzionali”, richiamando l’odg presentato dal senatore Aldo Di Biagio (Sc – eletto nella ripartizione Europa) e accolto alcuni giorni fa dall’esecutivo, in cui si ribadisce l’impegno di un confronto attivo con i rappresentati della circoscrizione Estero sull’argomento (vedi Inform del 12 luglio: http://comunicazioneinform.blogspot.it/2013/07/approvato-in-aula-il-disegno-di-legge.html). Per il ministro il voto all’estero è “una conquista di civiltà che non va perduta” e “un fattore di progresso per la nostra democrazia nel suo complesso”. In particolare, egli ritiene indispensabile la presenza degli eletti all’estero nell’ambito di un Senato dei territori e delle autonomie – ipotesi di Senato che dovrebbe sostituire quello attuale, - una presenza che consentirebbe di valorizzare questi eletti privilegiando “la logica della loro rappresentanza territoriale”.



Anche per il vice presidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella, “non è giusto abolire forme e strumenti di rappresentanza degli italiani all’estero che sono a ben guardare perfettibili – dice, sollecitando a sfruttare le potenzialità degli “europei in movimento”, potenzialità messe in luce in occasioni come quella di oggi. Pittella propone in particolare l’istituzione di un forum permanente di rappresentanti dei cittadini europei che risiedono in Stati diversi da quello di origine e l’incardinamento di una competenza specifica loro dedicata nell’ambito della Commissione Europea.



Conferma l’apprezzamento per la rappresentanza parlamentare eletta dai connazionali all’estero Anna Finocchiaro, presidente della Commissione Affari costituzionali e relatrice al Senato del disegno di legge che istituisce il Comitato parlamentare per le riforme costituzionali, che segnala come sia fattore positivo la volontà di partecipazione alla vita politica dimostrata dagli eletti all’estero “in un Paese che soffre di evidenti segni di disaffezione dalla vita pubblica”. Per la Finocchiaro i connazionali all’estero ed i loro rappresentanti in Parlamento sono inoltre “un fattore che incide sulla forza del Paese sullo scenario internazionale”. “Nei miei 7 anni di attività come capogruppo al Senato – aggiunge - non ho mai assistito a battaglie degli eletti nel collegio Estero su micro-questioni, ma piuttosto al loro impegno su temi di primaria grandezza politica per il nostro Paese, come la promozione di lingua e cultura italiana all’estero, la grande attenzione sui temi connessi all’immigrazione o l’organizzazione delle nostre rappresentanze consolari all’estero”. Per la senatrice democratica, dunque, la riflessione su questo tipo di rappresentanza “va sganciato da alcuni stereotipi o pregiudizi”: “la permanenza degli eletti all’estero nel nostro Parlamento non risponde ad una nostalgica rappresentazione dell’emigrazione, ma coglie piuttosto lo sforzo dell’Italia a meglio organizzarsi e valorizzare la propria identità e le proprie peculiarità”. Pur essendo prematura una considerazione più accurata di come le riforme costituzionali modificheranno la fisionomia di questa forma di rappresentanza, la senatrice sottolinea che non si potrà fare a meno degli eletti all’estero, specie in un Senato delle regioni, oltre che nell’affrontare tutte le questioni di grande rilevanza per il Paese, contributo la cui portata e il cui elemento di novità apportato forse non sono stati colti – dice - “anche per la qualità degli eletti in Parlamento”. “Per questo è necessario dedicare a questa rappresentanza un momento di riflessione vero nell’ambito della discussione sulle riforme costituzionali. Ma alla domanda posta alla base di questo nostro incontro, ossia se serva la presenza degli eletti dagli italiani all’estero nel Parlamento, la mia riposta – conclude Anna Finocchiaro – non può che essere affermativa”.



Soddisfatto in particolare degli interventi del ministro e della senatrice Finocchiaro Claudio Micheloni, che sottolinea l’emergere ora di una “posizione molto diversa da quella dei documenti scritti dai due gruppi di saggi sulle riforme costituzionali”, documenti che avevano determinato nel presidente del Comitato per le questioni degli italiani all’estero un’opinione pessimistica sul futuro della circoscrizione Estero (vedi anche Inform di ieri: http://comunicazioneinform.blogspot.it/2013/07/claudio-micheloni-sui-70-anni-della.html). “Oggi si riconosce la necessità di una rappresentanza parlamentare degli italiani all’estero e del mantenimento di un legame con le collettività, fino a questa mattina – ribadisce – questa idea non era così scontata”. Micheloni spiega poi come a determinare il formarsi di un “clima generale di non favore” rispetto alla presenza di rappresentanti del collegio Estero in Parlamento abbiano contribuito le segnalazioni di brogli e le problematiche connesse alla legge sull’esercizio di voto all’estero, episodi che hanno condizionato l’immagine del voto all’estero proposta dai media italiani in modo negativo ed unilaterale.



Positivo dunque il bilancio formulato a fine incontro da Micheloni, che, cogliendo le proposte avanzate da Pittella e dai parlamentari stranieri intervenuti nel corso del dibattito, annuncia entro l’inizio di ottobre un incontro a Bruxelles per parlare dell’istituzione di un organo consultivo dei cittadini europei residenti fuori dai loro Paesi di origine e anche della possibilità di un coordinamento tra parlamentari eletti nei rispettivi Parlamenti nazionali dalle collettività residenti all’estero. Uno strumento che, proprio attraverso gli “europei in movimento”, dovrebbe sollecitare riflessione e promozione di una più compiuta cittadinanza europea, tema cui l’Unione ha dedicato il 2013, alla vigilia del rinnovo del Parlamento europeo. (Viviana Pansa – Inform)

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