Per il reindirizzamento cliccate link to example

lunedì 8 luglio 2013

“Domo Mia” un documentario sull’emigrazione sarda in Francia


ITALIANI ALL’ESTERO

Da “Il Messaggero Sardo.com”

“Domo Mia” un documentario sull’emigrazione sarda in Francia

 

 


CAGLIARI - Un documentario intitolato “Domo Mia” questo il progetto di Marie Nurra, autrice e regista, che tratta dell'emigrazione sarda in Francia. L’arco narrativo si svolge a Romana dove famiglie immigrate negli anni Sessanta si ritroveranno a settembre con i vecchi amici; il tempo di un incontro che durerà qualche giorno.



Un paesino della Sardegna diventa il luogo d'incontro, dopo cinquant'anni di emigrazione, tra quelli che hanno lasciato la loro isola e quelli che sono rimasti. Si raccontano, si ricordano gioia, sofferenza sorda, e particolarità proprie di ognuno.



“Questo documentario - ha scritto Marie Nurra - è nato dalla volontà profonda di frugare nella memoria della mia famiglia sarda immigrata in Francia nel corso degli anni Sessanta. L'emigrazione italiana rimane ancora oggi la più importante che abbia conosciuto la Francia. Un'emigrazione senza problemi che, di conseguenza, ha lasciato questi migranti senza visi. Pur trattandosi di una storia di famiglia, l'idea che poco a poco si impone è che si tratta di racconti universali, fatti di sofferenza sorda ma anche di felice nostalgia che risuonano senza tregua con l'attualità. Nel momento in cui la prima generazione sta per scomparire e la seconda ha acquistato una certa distanza che permette di allontanarsi dalla semplice testimonianza aneddotica, io la terza generazione, ho deciso non di fare un documentario su queste persone ma con queste persone. Questi testimoni sono anonimi e lasciando loro raccontarsi senza interventi, cerco di allontanarmi dai luoghi comuni sull'emigrazione. Questi testimoni non hanno una condizione comune, ognuno ha vissuto l'emigrazione in un certo modo e hanno acquistato col tempo, una doppia identità profonda.



Quest'anno, sono cinquant'anni che Maria Antonietta, Bartolomeo, i figli e le altre famiglie hanno lasciato la Sardegna per la Francia. Cinquant'anni dopo, Romana, paesino della Sardegna, si riempie per il tempo di un incontro festivo tra quelli che sono partiti e quelli che sono rimasti. Si festeggia l'immigrazione, ma nel paese d'origine. Contraddittorio mi diranno? Si per alcuni, non per altri che la vedono come una semplice occasione per stare insieme. Le testimonianze di queste persone, i momenti privilegiati e quasi rubati tra quelli che si ritrovano, le piccole cose che sembrano insignificanti o strambe, come Maria Antonietta che arriva dalla Francia con le casse di cipolle del giardino e chili di zucchero, sono tutti elementi che ci fanno vivere l'immigrazione dal paese d'origine e per il tempo di un incontro.



Come diceva il sociologo Sayad Abdelmalek (si, non invento niente) «bisogna partire, come l'immigrato dal paese d'origine per capire le cause e il senso dell'immigrazione» (1976).



In un primo tempo, il ritorno nel paese d'origine lascia il posto ad altre storie, ad altre evocazioni nostalgiche che hanno luogo solo in Sardegna. Stare lì è filmare un bilinguismo, persone che riprendono le loro abitudini e i loro rapporti con quelli che sono rimasti. Infine, la Sardegna e questo piccolo paese di campagna offrono un luogo di vita cine genico dove tutto parla, dove tutto porta senso.



Io e la troupe - spiega Nurra - rimarremo circa tre mesi per le riprese che saranno per lo più concentrate a Romana affinché le persone si abituino e si raccontino e la nostra presenza sia il meno disturbante possibile. Tuttavia, l'elemento narrativo che costituirà il film sarà la festa organizzata a Romana a settembre quando queste famiglie e amici si ritroveranno assieme”.



L'intento - ci ha scritto Marie Nurra - è di raccontare l'immigrazione fuori dai luoghi comuni, raccontare la sofferenza sorda e la felice nostalgia di testimoni anonimi che hanno vissuto l'immigrazione ognuno di una certa maniera. Vorrei che questo progetto facesse parte di un intento collettivo e che parlasse a tutti gli emigrati sardi”.



Marie ha lanciato il progetto su un sito di finanziamento partecipativo “Ulule”. E ha chiesto di pubblicare la notizia sul Messaggero “che si indirizza a quelli lontani da casa perché è un film su di loro”.(Il Messaggero Sardo.com/Inform)

Nessun commento:

Posta un commento