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mercoledì 17 luglio 2013

Editoriale del direttore di “Tribuna Italiana” Marco Basti


STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO

Editoriale del direttore di “Tribuna Italiana” Marco Basti

Situazioni complicate

 

BUENOS AIRES - Lavorando tutti i giorni a contatto con l’informazione dall’Italia e con quanto avviene nella nostra comunità in Argentina, non possiamo fare a meno di confrontare due storie parallele. Sarà una stortura professionale, sarà un paragone preso dai capelli ma, anche con tutte le premesse del caso, l’attualità italiana e quella della nostra comunità in Argentina ci sembra, hanno delle somiglianze che non ci piacciono.


Partiamo dall’Italia e dai “casi” che oggi sono al centro dell’attenzione dei media. Gli insulti razzisti del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, al ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge e il caso della moglie e la figlia di un dissidente kazako arrestate ed espulse in una operazione i cui risvolti non sono chiari, apparentemente, senza che i ministri dell’Interno Angelino Alfano (che è anche vicepresidente del Consiglio dell’alleanza di governo tra centrosinistra e centrodestra, presieduta da Enrico Letta) e degli Esteri Emma Bonino.

Due casi rimbalzati sulla stampa internazionale e che certamente non rendono una buona immagine dell’Italia nel mondo.

Queste però sono le conseguenze di uno stato di cose che si è protratto nel tempo. Dell’inefficienza e l’incapacità delle classi dirigenti italiane e della mancanza di progetto di paese condiviso da presentare come opera comune di tutti gli italiani.

Davanti alla statua di Colombo sdraiata, ancora, nella piazza che per adesso porta il suo nome, non possiamo non riconoscere che anche la nostra comunità, sta vivendo con la vicenda del monumento al grande navigatore genovese, le conseguenze di anni di incapacità delle nostre classi dirigenti, e della mancanza, anche noi, di un progetto comune di comunità italiana in Argentina.

I risvolti di queste situazioni sono certamente più drammatici e portano conseguenze molto maggiori per l’Italia, a cominciare dalle ricadute che potrebbero avere anche in campo internazionale.
 

Ma come giornale di collettività, siamo portati ad analizzare le vicende che ci riguardano come italiani e discendenti di italiani residenti in Argentina. Paese che i nostri predecessori nella collettività contribuirono in modo determinante a costruire. Noi invece siamo testimoni di un evidente appanirsi dell’italianità o, se si vuole, dell’argentinità di origine italiana. Una realtà della quale la vicenda del monumento a Cristoforo Colombo è una conseguenza.


In questi giorni di dibattito sulla sorte di Colombo abbiamo visto, salve le dovute proporzioni, gli stessi problemi che si vedono in Italia.
 

Conflitti d’interesse, operazioni di bassa bottega, calcoli elettorali, sfilate delle vanità. E naturalmente tanta gente che opera in buona fede.


Il risultato però, è che stiamo marciando divisi, e così non riusciamo a costituire un’opposizione utile e credibile al progetto di traslocare il monumento.


Non è ancora tardi per tentare una rimonta. Per cercare di metterci d’accordo, lasciando da parte interessi anche legittimi, ma che contrastano con l’interesse di tutti.


Bisogna trovare la squadra e mettersi d’accordo sul progetto. Altrimenti continueranno a invitarci solo per dirci che non contiamo niente. (Marco Basti-Tribuna Italiana del 17 luglio /Inform)

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