STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO
Editoriale del
direttore di “Tribuna Italiana” Marco Basti
Situazioni complicate
BUENOS AIRES - Lavorando tutti i
giorni a contatto con l’informazione dall’Italia e con quanto avviene nella
nostra comunità in Argentina, non possiamo fare a meno di confrontare due
storie parallele. Sarà una stortura professionale, sarà un paragone preso dai
capelli ma, anche con tutte le premesse del caso, l’attualità italiana e quella
della nostra comunità in Argentina ci sembra, hanno delle somiglianze che non
ci piacciono.
Partiamo dall’Italia e dai “casi”
che oggi sono al centro dell’attenzione dei media. Gli insulti razzisti del
vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, al ministro dell’Integrazione
Cecile Kyenge e il caso della moglie e la figlia di un dissidente kazako
arrestate ed espulse in una operazione i cui risvolti non sono chiari, apparentemente,
senza che i ministri dell’Interno Angelino Alfano (che è anche vicepresidente
del Consiglio dell’alleanza di governo tra centrosinistra e centrodestra,
presieduta da Enrico Letta) e degli Esteri Emma Bonino.
Due casi rimbalzati sulla stampa
internazionale e che certamente non rendono una buona immagine dell’Italia nel
mondo.
Queste però sono le conseguenze di
uno stato di cose che si è protratto nel tempo. Dell’inefficienza e
l’incapacità delle classi dirigenti italiane e della mancanza di progetto di
paese condiviso da presentare come opera comune di tutti gli italiani.
Davanti alla statua di Colombo
sdraiata, ancora, nella piazza che per adesso porta il suo nome, non possiamo
non riconoscere che anche la nostra comunità, sta vivendo con la vicenda del
monumento al grande navigatore genovese, le conseguenze di anni di incapacità
delle nostre classi dirigenti, e della mancanza, anche noi, di un progetto
comune di comunità italiana in Argentina.
I risvolti di queste situazioni
sono certamente più drammatici e portano conseguenze molto maggiori per
l’Italia, a cominciare dalle ricadute che potrebbero avere anche in campo
internazionale.
Ma come giornale di collettività,
siamo portati ad analizzare le vicende che ci riguardano come italiani e
discendenti di italiani residenti in Argentina. Paese che i nostri predecessori
nella collettività contribuirono in modo determinante a costruire. Noi invece
siamo testimoni di un evidente appanirsi dell’italianità o, se si vuole,
dell’argentinità di origine italiana. Una realtà della quale la vicenda del
monumento a Cristoforo Colombo è una conseguenza.
In questi giorni di dibattito
sulla sorte di Colombo abbiamo visto, salve le dovute proporzioni, gli stessi
problemi che si vedono in Italia.
Conflitti d’interesse, operazioni
di bassa bottega, calcoli elettorali, sfilate delle vanità. E naturalmente
tanta gente che opera in buona fede.
Il risultato però, è che stiamo
marciando divisi, e così non riusciamo a costituire un’opposizione utile e
credibile al progetto di traslocare il monumento.
Non è ancora tardi per tentare una
rimonta. Per cercare di metterci d’accordo, lasciando da parte interessi anche
legittimi, ma che contrastano con l’interesse di tutti.
Bisogna trovare la squadra e
mettersi d’accordo sul progetto. Altrimenti continueranno a invitarci solo per
dirci che non contiamo niente. (Marco Basti-Tribuna Italiana del 17 luglio
/Inform)
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