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venerdì 19 luglio 2013

Presentato a Roma il libro di Toni Ricciardi “Associazionismo ed emigrazione. Storia delle Colonie Libere e degli Italiani in Svizzera”

ITALIANI ALL’ESTERO
In occasione del 70esimo anniversario della FCLIS
Presentato a Roma il libro di Toni Ricciardi “Associazionismo ed emigrazione. Storia delle Colonie Libere e degli Italiani in Svizzera”
Micheloni (FCLIS) : “Il problema del rinnovamento della nostra realtà associativa non è colpa dei giovani che non si interessano, ma di noi con i capelli bianchi che non riusciamo ad aprire le porte”
Perego (Migrantes) : “Quella delle Colonie Libere e delle Missioni Cattoliche italiane in Svizzera è una storia parallela di comunità, libertà, partecipazione e cittadinanza che tante volte si è incontrata anche nella difesa di ideali comuni”

ROMA – In occasione dei festeggiamenti per il 70esimo anniversario della FCLIS, è stato presentato a Roma, presso la Sala Nassirya del Senato, il libro di Toni Ricciardi dal titolo “Associazionismo ed emigrazione. Storia delle Colonie Libere e degli Italiani in Svizzera”. Il volume, pubblicato da Editori Laterza, ripercorre la storia della presenza degli italiani in Svizzera a partire dal 1925 fino a tutto il periodo della guerra fredda. Nelle oltre 300 pagine, suddivise in cinque capitoli, il lettore potrà infatti seguire l’evoluzione della FCLIS dalla sua nascita, avvenuta nel 1943, per arrivare al 1989, l’anno della caduta del muro di Berlino.      
La presentazione del libro è stata introdotta dal senatore Claudio Micheloni, presidente del Comitato per le questioni degli italiani all’estero e presidente della Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera, che, dopo aver annunciato lo svolgimento del prossimo congresso della FCLIS dal 4 al 6 ottobre a Dietikon (Zurigo),  ha evidenziato come le Colonie Libere, nate come movimento di opposizione al fascismo, divennero nel secondo dopoguerra un punto di riferimento per migliaia di lavoratori italiani in Svizzera. “Nel momento di massima espansione – ha ricordato Micheloni - abbiamo avuto 125 Colonie Libere su tutto il territorio svizzero, una rete fisica più efficace di quella telematica con decine di migliaia di iscritti. Oggi viviamo chiaramente viviamo una realtà diversa, ma vi sono ancora una cinquantina di Colonie Libere operative.  Come tutte le associazioni – ha proseguito Micheloni - abbiamo sicuramente difficoltà a rinnovare i nostri sodalizi locali attraverso le nuove generazioni.  Io però credo che siano delle buone difficoltà perché dimostrano che la storia che noi abbiamo vissuto in Svizzera è stata basata su di un’integrazione positiva, e se oggi abbiamo qualche problema nel rinnovamento della nostra realtà associativa non è colpa dei giovani che non si interessano, ma di noi con i capelli bianchi che non riusciamo ad aprire le porte a queste nuove generazioni”. Micheloni ha poi sottolineato la necessità che il libro, realizzato da Ricciardi dopo un attento studio dei documenti dell’associazione conservati negli archivi di Zurigo, sia letto soprattutto in Italia per far comprendere come gli stereotipi che inquadrano ancora oggi il popolo svizzero come xenofobo manchino di fondamento. “Noi – ha spiegato il senatore del Pd – abbiamo vissuto in Svizzera una storia difficile fino al 1975, ma dopo quello spartiacque questo Paese ha promosso una positiva politica di integrazione paragonabile a quella di altri paesi dell’Unione europea . Noi oggi abbiamo bisogno di far capire queste cose in Italia”. Dopo aver censurato le dichiarazioni del vice presidente del Senato Calderoli nei confronti del ministro Cecile Kyenge, parole che feriscono in modo particolare chi ha dovuto sopportare all’estero insulti di questo tipo, Micheloni ha segnalato la mancanza in Italia di politiche nazionali per l’integrazione. Nel corso del dibattito il senatore, eletto nella ripartizione Europa, ha inoltre sottolineato come le nuove migrazioni anche intellettuali rappresentino una sfida enorme in quanto espressione di un mondo completamente diverso da quello dai giovani italiani nati all’estero. “Noi – ha precisato Micheloni - abbiamo bisogno di intelligenze che sappiano far vivere insieme questi due realtà, ma ognuno con la propria storia, se vogliamo continuare a dare un contributo all’Italia”.
Ha poi preso la parola il direttore della Fondazione Migrantes Giancarlo Perego che ha evidenziato come la storia delle Colonie Libere, raccontata da Ricciardi nel libro, ponga al centro tre parole chiave che guidano da sempre il lessico dell’associazionismo in Italia e all’estero, ovvero i termini libertà, partecipazione e cittadinanza. “ La prima parola - ha spiegato Perego -  ci aiuta a capire l’importanza della libertà e della lotta contro il controllo statale che reprime il diritto di migrare e per la tutela dei migrati lavoratori e delle loro famiglie. La seconda parola è partecipazione. La storia delle Colonie Libere fa respirare continuamente area di partecipazione alla vita sociale e politica nelle oltre 120 città dove sono arrivate le associazioni della Federazione. ..Una partecipazione animata non tanto dalla lotta e dalla contrapposizione, ma da ideali di pace, di non violenza e di giustizia sociale. La terza parola – ha proseguito Perego - è quella della cittadinanza. L’associazionismo da sempre è scuola di cittadinanza e di partecipazione attiva alla vita scolastica, sociale e politica. .. i soci delle colonie libere sono la dimostrazione della crescita di una cittadinanza transazionale e globale”.
“Oggi in Svizzera – ha continuato il presidente della Migrantes - ci sono 51 Colonie Libere e 52 Missioni cattoliche italiane. Una storia parallela di comunità, libertà, partecipazione e cittadinanza che tante volte si è incontrata e continua ad incontrarsi a partire dalla storia dei fedeli e dei soci, ma anche dalla difesa di ideali comuni. E’ una storia bella di italiani nel mondo che sanno condividere ovunque la propria fede e gli ideali, ma anche una originale storia di volontariato e di associazionismo unica in Europa e nel mondo. Una storia che dice come l’Italia abbia costruito anche all’estero gratuità, attenzione e capacità di fare comunità”. Perego ha concluso il suo intervento sottolineando la necessità di trovare nuove strade per poter seguire i protagonisti della nuova mobilità che sono in primo luogo giovani italiani”.
Dal canto suo Sandro Cattacin, dell’Università di Ginevra, ha ricordato come il libro di Ricciardi rappresenti la prima riflessione, costruita pezzo dopo pezzo come in un puzzle, su una storia di associazionismo di grande successo che permette di ripercorrere di riflesso le vicissitudini storiche di quegli anni della Svizzera e dell’Italia. Il primo un paese ricco non distrutto dalla guerra che ha bisogno di manodopera, ed il secondo in gravi difficoltà economiche che è protagonista di una vera e propria emigrazione di massa. Un’associazione, quella delle Colonie Libere in Svizzera , che, secondo Cattacin, dopo i primi anni si è trasformata da punto di accoglienza dei profughi antifascisti a strumento di difesa dei diritti dei lavoratori, per poi divenire un’associazione per le cittadinanze volta ad cercare parità dei diritti con gli autoctoni. Cattacin ha poi evidenziato sia la tragedia di Mattmark, dove morirono tanti operai italiani e che segnò il cambiamento di rotta della Svizzera verso la realizzazione di concrete politiche per l’integrazione , sia l’esigenza di un’ulteriore evoluzione delle Colonie Libere verso lo spazio ancora libero dell’intermediazione fra le società e le diversità.
E’ poi intervenuto Luigi Mascigli Migliorini, dell’Università “L’Orientale” di Napoli, che sottolineato come a tutt’oggi la nostra emigrazione transoceanica sia molto più studiata e raccontata nella letteratura e nei film, fino a creare una vera e propria epopea, rispetto alla diaspora italiana verso paesi molto più vicini come ad esempio la Svizzera. “Facciamo fatica a raccontare l’emigrazione più vicina – ha precisato Migliorini - perché è un’emigrazione scomoda, perché sta dietro casa, perché parla di una speranza all’uscio. Fai pochi metri e ti trovi in un altro mondo con condizioni difficili, ma con attese e speranze che in Italia non sono state garantite”. Secondo Migliorini l’impossibilità di ricordare la sofferenza della nostra emigrazione, su cui si è costruita la crescita economica italiana degli anni 60 e che in Svizzera quando è passata da frontaliera a stabile e divenuta in prevalenza meridionale, ci impedisce inoltre di dare una piena risposta di accoglienza agli immigrati che oggi giungono nel nostro paese. Dopo aver ricordato la nuova migrazione intellettuale italiana a cui però non corrisponde una circolazione dei ricercatori che porti in Italia “cervelli” dall’estero, Migliorini ha infine sottolineato come il libro di Ricciardi non aiuti solo a capire l’emigrazione, ma rappresenti una diversa proposta di lettura dell’Italia e del Mezzogiorno. Un’analisi di cui abbiamo estremo bisogno per capire le domande che ci pone l’immigrazione che giunge oggi nel nostro Paese.
La necessità di raccontare, accanto alla diaspora italiana oltreoceano, la nostra emigrazione in Svizzera e in altri paesi vicini, è stata sottolineata anche dall’autore del libro Toni Ricciardi che ha inoltre spiegato come con queste pagine si sia cercato “di depositare una virgola, un piccolo punto nell’infinito mosaico della storia dell’emigrazione italiana, raccontando al contempo una vicenda straordinaria, quella delle Colonie Libere. Una realtà che non esiste in nessun paese del mondo. La giustificazione di queste pagine – ha concluso Ricciardi-  la possiamo trovare lì”.
Da segnalare inoltre l’intervento del presidente della Fusie Giangi Cretti che ha puntualizzato come la nuova emigrazione intellettuale italiana, che parla prevalentemente inglese, non cerchi il processo di integrazione nel paese di arrivo, che spesso è solo una tappa di passaggio, e non sia quasi mai interessata ad instaurare un dialogo con i connazionali stabilmente residenti in quella nazione. Una realtà , quella dei “cervelli in fuga” , che comunque, come ha spiegato il presidente delle Colonie Libere di Neuchâtel Maurizio Spallaccini, la FCLIS sta cercando di intercettare, senza dimenticare l’emigrazione meno acculturata che è nuovamente in crescita. Su questo punto, dopo l’intervento del  vice presidente delle FCLIS Michele Scala che ricordato come le Colonie Libere continueranno a rappresentare nel futuro un patrimonio per l’Italia e l’Europa, ha preso la parola anche il presidente del Comites di Losanna Grazia Tredanari che ha segnalato la presenza a Losanna di un’associazione di ricercatori e studenti universitari che si propone, fra l’altro, di promuovere la cultura italiana all’estero. Un Paese, l’Italia, che si dimentica di queste nuove realtà e di aver bisogno dei connazionali all’estero per la proiezione internazionale della propria economia. Dalla Tredanari, che evidenzia anche le difficoltà dei nostri ricercatori all’estero a tornare in Italia, è stata infine auspicata, alla luce di una diaspora italiana in piena ripresa, una trasformazione delle strutture di rappresentanza e dall’associazionismo che consenta di accogliere la nuova emigrazione, al fine di arrivare ad un percorso unitario per gli italiani in patria e per i connazionali all’estero. (Goffredo Morgia-Inform)

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