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lunedì 15 luglio 2013

Rino Giuliani ( CNE): “Garantire piena titolarità ed effettivo esercizio del voto per gli italiani all’estero”

INTERVENTI
Rino Giuliani ( CNE): “Garantire piena titolarità ed effettivo esercizio del voto per gli italiani all’estero”

ROMA - L’abolizione della Circoscrizione Estero prefigurata nelle proposte dei “saggi” del Presidente Napolitano , transitata nel dibattito intorno al Comitato per le riforma costituzionali è materia che passerà al vaglio della discussione dentro il Comitato stesso.

Ci si avvia a decisioni in grado di influenzare e modificare profondamente il quadro della rappresentanza politica e di interagire sulla più generale questione delle forme della rappresentanza degli italiani all’estero.

La discussione in corso sulle modalità di votazione che sta avvenendo per ora preliminarmente a quella delle sedi deputate a decidere, parte dal dato vero delle severe criticità riscontrate in occasione delle due tornate elettorali.

La constatazione della commissione di illeciti connessi all’esercizio di voto non è, come si suole dire, in punta di diritto, una ragione sufficiente per negare agli italiani il diritto del voto fuori dei nostri confini e, d’altro canto, non è la titolarità del diritto di voto di cui all’art 48 della Costituzione, che è in discussione quanto la scelta specifica della costituzione di una Circoscrizione Estero.

Verso dove potrebbe virare la forma da ultimo concretamente data alla parificazione nella titolarità del diritto al voto fra cittadini residenti in Italia e cittadini residenti all’estero, ad oggi è bastantemente aperta.

Diciamo la verità, la riforma del 2000 ha posto fine ad una discriminazione fra cittadini lasciata lievitare per decenni ma i requisiti e sopratutto le modalità di esercizio dell’elettorato attivo hanno mostrato difetti di impianto e di funzionamento.

La scorciatoia consistente nel “buttare via l’acqua con il bambino”, eliminando il voto all’estero, sarebbe una scorciatoia verso la negazione pratica di un principio costituzionale sensato e valido. Dare la titolarità al voto ma poi non mettere il cittadino nelle condizioni di esercitare quello stesso diritto è quasi come negarglielo. Oggi non è più l’epoca degli aerei e dei treni pagati dai partiti di massa per portare a votare in Italia come non è il caso di riproporre tali prassi in via di principio come anche per gli effetti discriminatori che si avrebbero fra gli stessi partiti.

Il problema vero è che deve permanere la titolarità insieme all’esercizio del voto che ineccepibilmente deve poter essere personale ed eguale, libero e segreto in Italia come all’estero.

La mia opinione è che si debba mantenere la istituzione, prevista dalla l. 459 del 2001, della Circoscrizione Estero per l’elezione delle due Camere ma di rivedere i requisiti e le modalità atte ad assicurare, a tal fine, l’effettività del voto.

Quanto al numero dei seggi assegnati, la discussione nel comitato per le riforme costituzionali e le scelte finali del parlamento rispetto al superamento dell’attuale bicameralismo perfetto dirà, se e come, un Senato delle autonomie possa o meno prevedere la presenza di rappresentanti di una vera e propria macroregione di fatto, costituita dai circa 4,5 milioni di italiani all’estero.

In ogni caso è l’impianto della Circoscrizione Estero che comporta il fatto che i candidati alla elezione debbano essere residenti ed elettori nella relativa ripartizione.

Non sfugge il fatto che esista una robusta e diffusa opinione a favore della eliminazione della Circoscrizione Estero ma al netto delle critiche condivise sugli illeciti riscontrati, la conseguente soluzione sarebbe quella del rientro in Italia per votare nel comune di “appartenenza amministrativa” oppure quello del voto per corrispondenza dall’estero come proposto da alcuni.

Ovviamente è impossibile dimostrare che quest’ultima modalità ci metterebbe al riparo dagli inconvenienti delle incette di buste grandi e piccole elettorali ad opera di associazioni di interessi di natura e finalità diverse. Non credo neanche si possa sposare l’entusiasmo di chi intervenendo al recente, interessante convegno promosso sul tema dalla on. Nissoli presso la sala “La Sacrestia” della Camera, ha affermato, tra altre ipotesi, la fattibilità del voto elettronico da casa o presso Consolati, Istituti italiani di cultura e altri assimilabili luoghi. In quest’ultimo caso riproducendo all’estero le stesse condizioni di personalità, libertà, uguaglianza e segretezza del voto ex art. 48 della Costituzione , che sono garantite in Italia.

La rarefazione della presenza consolare e le distanze spesso enormi per raggiungere le sedi consolari farebbero del diritto al voto un esercizio elitario condizionato dal censo personale o di qualche candidato “zio d’America” senza aver risolto o grandissimamente garantito la personalità e segretezza del voto.

A ciò va aggiunto il fatto che diversi Stati nazionali non sono favorevoli quando non si oppongono al nostro voto “in loco” configurandovi la violazione del principio di sovranità.

La relazione finale dei citati saggi sostiene che debba essere mantenuto “il voto per corrispondenza, assicurandone la personalità e la segretezza”richiamando in tal senso i principi già contenuti nell’attuale ordinamento. Su come si possa cambiare l’attuale modalità del voto per corrispondenza le opinioni sono ancora diverse.

Ovviamente una cosa è che questo avvenga in presenza o in assenza della Circoscrizione Estero.

Nel primo caso i voti verrebbero spalmati, “diluiti” nei distinti comuni di appartenenza dell’elettore italiano all’estero. Non vi sarebbe più in senso stretto una specifica, visibile rappresentanza delle comunità dell’estero ma un esercizio di voto dei singoli confluente nell’assorbente dinamica del voto sul territorio italiano-

Se il legislatore, ritornando indietro rispetto alla sua precedente normazione nel merito farà prevalere la scelta della eliminazione della Circoscrizione Estero considerata un vulnus dell’art 67 della Costituzione e cioè del principio della rappresentanza parlamentare nazionale, andrebbe ridisegnato con molta attenzione dando loro ben altra forza rappresentativa sia il CGIE che i Comites e con essi la rete, da rilanciare rinnovandola, dell’associazionismo nazionale e dei territori.

Si tratta di un tema strategicamente di prima grandezza che la CNE ha più volte affrontato e che la impegnerà nei prossimi mesi in parallelo con quello urgente del rinnovo dei Comites entro aprile del 2014.

Nel corso del sopracitato convegno presso la Camera , il presidente della Commissione Affari Costituzionali Balduzzi in modo pacato ma diretto ha ammonito che se non si cambiasse la modalità de voto al’estero verrebbe messo in pericolo lo stesso diritto al voto dall’estero.

La cosa credo sia ormai di una evidenza diffusa anche oltre gli addetti ai lavori ma soluzioni ragionevoli che lascino in piedi la Circoscrizione Estero non emergono.

Non so se un doppio regime (ad esempio voto in loco in Europa così come può avvenire per le europee) e voto per corrispondenza per le altre ripartizioni possa funzionare oppure se si debba andare ad una preliminare registrazione volontaria, presso i consolati, di coloro che desiderino esercitare il diritto di voto (esercitato oggi da meno del 50% degli aventi diritto) prima del voto per corrispondenza. Ovviamente a meno che non si eserciti l’opzione del diritto al voto in Italia.

Come si vede diverse le possibili opzioni, complicato scegliere una soluzione che non faccia arretrare nella pratica il ari diritto pieno al voto di ogni italiano ovunque si trovi. (Rino Giuliani* -Inform)

* Vice presidente della Consulta Nazionale dell’Emigrazione (CNE)

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