ASSEMBLEA PLENARIA CGIE
Stamani
il via ai lavori alla Farnesina
Un’occasione
tesa a coinvolgere più direttamente anche il Governo nel confronto sulle
tematiche discusse in questo inizio settimana con i parlamentari di Camera e
Senato ed illustrate nella relazione del segretario generale, Elio Carozza:
valorizzazione delle collettività all’estero, promozione di lingua e cultura
italiana, servizi consolari e sistema di rappresentanza
ROMA – Al via stamani nella sala delle Conferenze
internazionali della Farnesina i lavori dell’assemblea plenaria del Consiglio
generale degli Italiani all’Estero, occasione tesa a coinvolgere più
direttamente anche il Governo nel confronto sulle tematiche discusse in questo
inizio settimana dai consiglieri negli incontri con i parlamentari di Camera e
Senato.
A richiamare le questioni di immediato interesse
il segretario generale del Cgie, Elio Carozza che ha ricordato come la
discussione riguardi le prospettive del rapporto tra l’Italia e i 4.5 milioni
di connazionali all’estero, cui è associato anche il legame con gli
italo-discendenti che vivono nel mondo. Illustrazione che completa il quadro
del confronto “sul merito dei problemi” che il Cgiè si è proposto di
approfondire in occasione di questa plenaria con il Parlamento ed il Governo.
Richiamata quindi dal segretario generale la necessaria valorizzazione delle
collettività italiane per la spinta al processo di internazionalizzazione del
Paese, sentiero ancora poco battuto, anche nello stesso progetto “Destinazione
Italia”, presentato dal governo alcuni mesi fa. Progetto in cui “giustamente si
dice che i protagonisti delle nuove mobilità possono essere ambasciatori
dell’Italia, ma vi chiediamo: le comunità non stanno già facendo questo da
decenni? – domanda Carozza, sollecitando “un tavolo di confronto per
valorizzare il contributo effettivo che le collettività italiane all’estero possono
dare a programmi di internazionalizzazione” (per la relazione di Carozza alla
Camera vedi Inform di ieri: http://comunicazioneinform.blogspot.it/2013/11/lincontro-del-cgie-con-i-deputati-e-il.html).
Ribadito poi il “valore strategico della lingua e cultura italiane nel mondo”,
valore cui non corrisponde un adeguato investimento in termini di risorse
finanziarie, specie in questi ultimi anni, e su cui il segretario generale
chiede al Governo un impegno per la riforma complessiva del settore: “chiediamo
che questa legislatura, che delle riforme ha fatto il suo tratto distintivo e
la stessa ragione della sua sopravvivenza, sia anche la legislatura della
riforma della lingua e cultura italiana nel mondo” “in direzione – spiega – di
un sistema unitario sul piano programmatico e, nello stesso tempo, elastico ed
articolato su quello territoriale, in modo da aderire alle peculiarità delle
realtà nelle quali esso deve concretamente operare”. Infine, il nodo
“cittadinanza e rappresentanza”, ossia “un riconoscimento di piena cittadinanza
degli italiani che vivono oltre i confini nazionali” in primis
attraverso la garanzia di un effettivo esercizio dei loro diritti di
partecipazione politica, “diritti che – ha ripetuto il segretario generale -
sono oggetto di un attacco che comporta un rischio reale di regressione sia in
termini di tutela costituzionale che di esercizio concreto del diritto di voto
da parte dei connazionali, e che mette in discussione il concetto di parità dei
cittadini, uno dei cardini della nostra Costituzione”. Il grido d’allarme
riguarda in particolare il voto per corrispondenza, “strumento che, con tutti i
suoi limiti, ha consentito a tutti i cittadini di poter votare, ovunque essi
fossero residenti” e che “è stato già abolito per il rinnovo degli organismi di
rappresentanza di base, i Comites, e sostituito con il voto nei seggi e con una
sperimentazione di voto elettronico da lontano”. Carozza ritiene infatti
che l’applicazione con vincoli “restrittivi” data a questo nuovo sistema e il
numero “assai ridotto di seggi che si potranno allestire con la somma di due
milioni di euro” faranno “crollare il numero dei votanti”. “Siamo già dentro,
insomma, ad un passaggio di fase in cui dopo aver disinnescato pezzo per pezzo
il futuro delle conquiste faticosamente realizzate in decenni di impegno e di
lotte, si rischia di tornare ad una pratica di cittadinanza per gli italiani
all’estero formalmente apparente ma sostanzialmente vuota – afferma il
segretario generale, definendo “l’esigenza di risparmio” addotta per questa
scelta “grave, costituzionalmente inammissibile e imbarazzante per un sistema
democratico degno di questo nome”. Richiamati anche gli orientamenti emersi per
la riforma della presenza degli eletti all’estero in Parlamento, con la
proposta dei Saggi di abolire la circoscrizione Estero, “rappresentanza
peculiare e diretta delle collettività”, per via delle “disfunzioni che si sono
manifestate nel voto per corrispondenza”, o un suo mantenimento nella sola
Camera dei territori o Senato delle Regioni, fatto che per Carozza
costituirebbe una discriminazione nei confronti dei connazionali, dal momento
che quest’ultima non avrebbe la possibilità di votare la fiducia al Governo o
le leggi. Insostenibile anche la proposta formulata di “far ricadere il voto
per corrispondenza sui collegi o circoscrizioni italiane”, sia dal punto di
vista politico – per lo squilibrio che ciò apporterebbe alla politica nazionale
– che dal punto di vista operativo – per le limitate risorse destinate alle
rete consolare. “A meno che l’intento non sia di precostituire le condizioni
per arrivare a dichiarare l’insostenibilità finanziaria ed organizzativa del
sistema di partecipazione dei cittadini italiani eletti all’estero alla vita
democratica del Paese e archiviare un’esperienza che, pur con limiti e lacune,
ha consentito di rendere uguali questi cittadini che per decenni lo sono stati
solo sulla carta. E questo avviene – fa notare il segretario generale – proprio
mentre altri nostri importanti partner europei, come la Francia, stanno
volgendo gli occhi all’esperienza fatta dall’Italia per applicarla nelle loro
realtà”. La richiesta è dunque di procedere con la riforma del sistema di voto
per corrispondenza, con una sua messa in sicurezza, “visto che il suo cattivo
funzionamento è indicato come la ragione fondamentale della richiesta di
abolizione della circoscrizione Estero”. “Molti di noi – aggiunge Carozza – si
augurano che il programma di riforme di questo Governo abbia una positiva
conclusione, nella convinzione che l’Italia abbia bisogno di rinnovarsi per
rimettersi al passo con i tempi. Auspichiamo, tuttavia, che questo avvenga
senza sacrificare diritti essenziali di milioni di suoi cittadini”. Infine, si
contesta “la trasformazione della spending review in semplici tagli
lineari” a danno dei consolati e, in particolare, dei servizi resi da questi
ultimi ai connazionali all’estero: Carozza richiama a questo proposito le 13
sedi consolari interessate a provvedimenti di chiusura in questa nuova fase di
ri-orientamento della rete, provvedimenti che vanno ad aggiungersi ad una
ventina di chiusure consumate negli ultimi anni e che saranno affiancati –
segnala – da altre 23 chiusure preannunciate proprio in questi giorni,
associate anche a provvedimenti relativi ad alcuni Istituti Italiani di
Cultura. Oltre a non comprendere le ragioni di interventi in aree considerate
strategiche proprio dal punto di vista economico e a rilevare un non coerente
sviluppo dei processi di informatizzazione, “il Cgie contesta nettamente
l’orientamento a scaricare sui servizi destinati alle collettività il peso
maggiore delle risorse disponibili”, mentre “non si stia facendo abbastanza per
recuperare risorse chiudendo strutture diplomatiche sovrapposte e modificando
il rapporto tra personale di ruolo e a contratto, eliminando sprechi e
privilegi”. (Viviana Pansa – Inform)
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