RASSEGNE CINEMATOGRAFICHE
Un articolo di Carlo Di Stanislao
Sogni
e prospettive al TIFF 2013
Un Festival che si concentra sul buon cinema
italiano e premia Carlo Mazzacurati, che presenta il suo ultimo film: “La
sedia della felicità”, variazione (dopo quella celeberrima di Mel Books)
del “il mistero delle 12 sedie” di Ilf e Petrov, con Valerio Mastandrea,
Isabella Ragonese e Giuseppe Battiston, dove il tatuatore Mastandrea e il prete
schiavo del videopoker Battiston vanno a caccia di un misterioso tesoro
nascosto nell’imbottitura di una sedia, la cui esistenza è stata loro rivelata,
in punto di morte, dalla galeotta Katia Ricciarelli. Il 31° Festival del Cinema
di Torino, fra “compessioni” causate dallo spostamento della Festa di Roma e
risorse sempre più ridotte, continuare a sostenere ed incentivare il buon
cinema italiano e presenta (ieri): “La mafia uccide solo d’estate”, primo
titolo nostrano in concorso, esordio nel cinema di un personaggio televisivo
popolare: Diliberto,che con lo pseudonimo di Pif è stato per anni una
colonna del programma tv Le iene e ci regala un piccolo capolavoro, quasi
un miracolo, con un ritmo incalzante (brillantissimo il montaggio di Cristiano
Travaglioli) che tiene in equilibrio il difficilissimo mix fra ricordi
personali, amori infantili e omicidi di mafia, giocando tutto sul registro
della commedia grottesca, apologo che denuncia uno degli aspetti più importanti
del fenomeno-mafia: la sua tranquilla coesistenza con la vita delle persone
normali, una sorta di fenomeno atmosferico, considerato come il cambio delle
stagioni.
Lasciando intatto la struttura dello staff
(diretto da Emanuela Martini), il nuovo direttore Paolo Virzì, che ha preso il
posto di Gianni Amelio, ha le idee chiare ed il pubblico lo premia con un
incremento di partecipazione del 30% già nei primi giorni ed un gradimento
considerevole per i film in concorso e le altre sezioni, soprattutto quella
dedicata al cinema Usa anni ’70.
Ma, soprattutto, un festival giovane ed
aperto alle sperimentazioni, una rassegna in formazione ed una carrellata sulle
facce nuove a partire da quella di Greta Gerwig, attrice (ma anche
sceneggiatrice e regista) protagonista di “Frances Ha”, film diretto da Noah
Baumbach, qui presentato nella sezione Festa Mobile, dove è una weirdo, come si
dice Oltreoceano, di ventisette anni che vive con la sua amica del cuore a
Brooklyn e studia danza in una compagnia che forse la assumerà, che si racconta
in progressione emotiva in un film ancora una volta (come capita sempre più
spesso di recente), in bianco e nero, che è un romanzo di formazione per
trentenni, un indietro nell’anima, che narra soprattutto perché New York
rappresenta, per newyorkesi e non, le infinite possibilità di cui la vita è
piena, finché si è in tempo per coglierle.
Fra i nuovi, fascinosi volti, quello duro e crudo
di Sara Forestier, protagonista di “Suzanne” di Katell Quillévéré (già visto
alla Semaine de la Critique di Cannes 2013), con l’attriche che, dopo il
debutto con Kechiche ne “La schivata”, si cala nei panni di una ragazza
difficile: orfana, padre camionista, sorella più dritta di lei e che
rimane incinta.
Fra i maschietti Jonathan Groff,
protagonista di uno dei più attesi tra i film in concorso, “C.O.G”.di
Kyle Patrick Alvarez, tratto da un romanzo di David Sedaris, dove il
rigido studente di Yale, David decide di esplorare la vita e di passare
l’estate raccogliendo mele in Oregon. La fidanzata lo molla per uno
sconosciuto, il datore di lavoro è bizzarro, un collega vuole sedurlo. Ritratto
esilarante, profondo e spietato di un personaggio alla scoperta del mondo,
della sessualità, della spiritualità (C.O.G. sta per “Children of God”). Anche
questa volta un romanzo di formazione, ma dalle tinte decisamente “queer”.
Altro attesissimo film è lo scandaloso “Pelo malo”
di Mariana Rondón, vincitore dell'ultimo Festival di San Sebástian, che
affronta il tema della sessualità nell’infanzia, con Junior (Samuel
Lange) che ha nove anni ed è ossessionato dalla sua lussureggiante chioma
etnica, che tenta di lisciare con i metodi più ingegnosi. Vuole apparire cool
come un cantante pop, almeno nell’annuario della scuola, ma si scontra con le
ansie della madre, dura, brusca, provata dalla fatica e dalla solitudine, con l’intima
scoperta di sé nella Caracas scalcinata dei condomini popolari,
dell’intolleranza e dell’isolamento.
Interessante pare anche “Club Sandwich”, di
Fernando Eimbcke, con Lucio Gimenez Cacho che è un ragazzino di quindici anni
in vacanza con la mamma single in un albergo vicino al mare e mentre
giocano,scherzano e si spalmano la crema solare, vedono arrivare Jazmin, una
coetanea cicciottella ma molto sveglia con la quale far scattare i primi,
maldestri tentativi sessuali, mentre la madre si trasforma in terzo incomodo.
Ancora sulla adolescenza, ma di un nerd, è basato
il film “C'era una volta un'estate” di Nat Faxon e Jim Rash dove Liam
James, fra un patrigno sgradevole (Steve Carell) e una madre succube
(Toni Collette), trova conforto nel solare Owen (Sam Rockwell) e nel suo parco
acquatico Water Wizz, che rappresenta l’ingresso nella maturità.
Il film segna l’esordio alla regia degli
sceneggiatori di “Paradiso Amaro di Alexander Payne” (prsentato al Tff 2011) ed
il cast comprende anche Amanda Peet e Allison Janney.
Tornando al cinema italiano, a Torino, nel segno
del cinema che sposa il teatro, ha raccolto consensi “Essere Riccardo
...e gli altri”, interpretato da Alessandro Gassmann con la regia di
Giancarlo Scarchilli, che racconta genesi, prove, messinscena all’interno di
una compagnia teatrale, di Riccardo Terzo, messo in scena dallo stesso
Gassmann, tragedia fra le più crude di Shakespeare, che torna sullo
schermo dopo i film di Olivier, Loncraine, Pacino, ma con una doppia regia
ispirata al visionario Tim Burton, con profusione di atmosfere
crepuscolari, dark ed humour nero.
E’ piaciuto anche “Il treno va a Mosca” di
Federico Ferrone e Michele Manzolini, che racconta un pezzo di
storia di un’Italia anche lui in bianco nero, vestita di grigio, ma
profondamente buona; con la visione di un popolo ancora animato da ideologie,
da sogni, meno cinico; animato da dilettantismo geniale, come quella di un
barbiere cineasta per vocazione, in un contenitore che è un vero e proprio
film-documentario, fatto con spezzoni dell'istituto Luce, ma soprattutto
dai filmati 8mm del barbiere comunista nato ad Alfonsine, uno dei tanti paesini
della Romagna rossa distrutti dalla guerra, uno che insieme ai suoi amici
“sognano un mondo di pace, fratellanza e uguaglianza” e sapeva darsi forza e
sostanza attraverso i sogni.
Al TIFF anche la versione restaurata “8 1/2” di
Federico Fellini, il giapponese “A Woman and War” di Junichi Inoue, che
incrocia i destini di tre personaggi irrimediabilmente segnati dalla Seconda
Guerra Mondiale e la proiezione di “Inside Llewyn Davis”, ultimo lavoro dei
fratelli Coen, presentato nella sezione “Festa Mobile” e dedicato alla figura
di Llewyn Davis, un cantautore folk dei primi anni Sessanta che, a Greenwich
Village, cerca di barcamenarsi tra la mancanza di soldi e di una casa.
Nato nel 1982 con il nome di Festival
Internazionale Cinema Giovani, il TIFF combatte dal 2011 combatte una guerra
contro il Festival di Roma riguardo le date delle due rassegne, troppo
ravvicinate, ma comunque resta il primo vero festival metropolitano d'Italia,
che coinvolge diverse sale cinematografiche della città, dal 1996 ha inserito i
lungometraggi in concorso e, dall’anno dopo, data la sua crescente importanza
internazionale, ha assunto la denominazione di Torino Film Festival o più
semplicemente TIFF. (Carlo Di Stanislao*/Inform)
* Presidente dell’Istituto Cinematografico dell’Aquila “La lanterna magica”
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