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giovedì 28 novembre 2013

Elezioni dei Comites, nuove chiusure di sedi consolari e IIC, elezioni europee al centro del confronto seguito alla relazione di Governo

ASSEMBLEA PLENARIA CGIE
Elezioni dei Comites, nuove chiusure di sedi consolari e IIC, elezioni europee al centro del confronto seguito alla relazione di Governo

Replica il direttore generale per gli Italiani all’estero e le Politiche migratorie del Mae, Cristina Ravaglia. Atteso per domani l’intervento di Elisabetta Belloni, direttore generale per le Risorse e l’Innovazione

ROMA – Toni critici con la relazione di Governo illustrata dal vice ministro agli Esteri con delega alle politiche per gli italiani nel mondo Bruno Archi negli interventi dei consiglieri intervenuti ieri nel corso del dibattito della prima mattinata di lavori dell’assemblea plenaria del Cgie. A suscitare forti perplessità, in particolare, una lista di proposte di chiusura di sedi consolari e Istituti Italiani di Cultura all’estero diffusa nel corso della mattinata ai presenti (possibili uffici coinvolti la rappresentanza diplomatica di Tegucigalpa, la rappresentanza Unesco e l’ambasciata di Reykjavik, i consolati generali di Filadelfia, Nizza, Tripoli, i consolati di Detroit, San Gallo, Recife, Maracaibo, Montevideo, le agenzie consolari di Moron e Lomas de Zamora, gli sportelli consolari di Innsbruck, Chambery, Grenoble, Norimberga, Digione, Manchester, gli IIC di Lione, Lussemburgo, Copenaghen, Salonicco, Stoccarda, le sezioni distaccate degli IIC di Wolfsburg, Washington, Francoforte sul Meno, Vancouver, Ankara, Strasburgo, Grenoble e Innsbruck) e su cui è atteso, domani mattina, l’intervento del direttore generale per le Risorse e l’Innovazione del Mae, Elisabetta Belloni.

Tra i primi ad intervenire Gian Luigi Ferretti, che imputa ad “un calo di attenzione generale da parte del Parlamento nei confronti degli italiani all’estero” la proposta di soppressione del collegio Estero, rappresentanza che viene invece presa a modello da Paesi come la Francia, che si muovono ora ad analoghe integrazioni nei rispettivi assetti istituzionali. Ferretti rileva inoltre la debolezza dell’interlocuzione governativa in questa sede, dal momento che il vice ministro appartiene a Forza Italia, partito che ha appena annunciato il suo passaggio all’opposizione rispetto all’attuale esecutivo, e sollecita l’attuazione della convenzione tra Mae e patronati, tanto più importante in vista delle chiusure in programma. Critico con il piano di riorganizzazione della rete Augusto Sorriso (Stati Uniti) che chiede con chi il Governo abbia dibattuto i provvedimenti, come sostenuto da Archi nella sua relazione. Sorriso rimarca ancora una volta l’importanza di sedi come Newark e mette in discussione il fatto che il numero di personale destinato alle sedi riceventi possa far fronte alla domanda dei servizi da parte dell’utenza. Anche per Tommaso Conte (Germania) Archi non ha risposto alle questioni poste dal segretario generale Elio Carozza in apertura. Egli lamenta il fatto che le proposte di chiusura in corso in questi mesi non siano state discusse con il Cgie nel corso della precedente plenaria e chiede un confronto sui nuovi interventi. Torna poi sulle modalità di voto per il rinnovo dei Comites, non condivise, e rileva come nessuna risorsa recuperata con la spending review sia, a sua avviso, stata investita in attività di promozione di lingua e cultura italiana nel mondo. Interviene poi la rappresentante delle Regioni Silvia Bartolini, che ritiene indispensabile un sistema misto – seggi e voto elettronico – per il rinnovo dei Comites e, per quanto riguarda la chiusure delle sedi consolari, avverte che “l’attenzione riservata alle collettività italiane non può essere sostituita con quella rivolta alle imprese”. Bartolini si chiede se non sia più opportuno istituire dei “desk” nelle aree maggiormente dinamiche per le nostre imprese e ritiene anche che l’attuale struttura consolare possa non trovarsi in condizione di far fronte all’incremento delle nuove mobilità in uscita dall’Italia. Torna, infine, sulla rappresentanza parlamentare eletta all’estero per sostenere la necessità di mantenerla in entrambe le Camere. Ribadisce la “mancanza di prospettiva nelle politiche per gli italiani all’estero” Michele Schiavone (Svizzera): “il vice ministro non ci indica la via per uscire dal tunnel – dice, richiamando l’attenzione anche sull’importante appuntamento delle elezioni europee e rilevando l’opportunità di coinvolgere nelle politiche di internazionalizzazione le camere di commercio italiane all’estero, piuttosto che le ambasciate. Definisce l’apertura dei lavori di questa plenaria “un dibattito tra sordi” Dino Nardi (Svizzera), che aggiunge, in merito agli interventi sulla rete consolare prospettati: “noi che viviamo all’estero sappiamo bene che le vostre medicine non funzionano”. Nardi chiede il coinvolgimento nei servizi resi ai connazionali dei patronati, strutture che già operano all’estero e sono prese a modello anche da altri Paesi. Luciano Neri sollecita i parlamentari presenti ad intervenire con lo stesso impegno sulle questioni dibattute in plenaria presso i gruppi parlamentari di appartenenza, e ritiene indispensabile una “profonda riforma” dello stesso Mae che, a suo dire, non solo non consente, ma ostacola il rinnovo delle politiche rivolte ai connazionali. Atteggiamento di critica che viene esteso anche alle modalità di esercizio di voto all’estero, di cui, secondo Neri, lo stesso Cgie avrebbe dovuto esigere le riforma. Francesco Papandrea (Australia) torna a sottolineare la mancanza di dialogo e confronto con il Cgie sul piano di ri-organizzazione della rete consolare e chiede che i rappresentanti dell’Australia tornino ad essere ascoltati in merito agli interventi che riguardano quel Paese, mentre Mario Zoratto (Francia) – nuovo componente del Consiglio e fratello di Bruno Zoratto, storico consigliere del Cgie, ricordato nel corso dei lavori, – ha espresso preoccupazione per i tagli di risorse e gli interventi sulla rete consolare, soffermandosi inoltre sul “pericoloso atteggiamento europeo ed italiano nei confronti delle migrazioni”, atteggiamento che la storia dell’emigrazione italiana dovrebbe contribuire a modificare. Critico sulla relazione di Archi anche Nicola Cecchi, presidente dei Toscani nel Mondo che parla di “contenuti che non hanno apportato nulla al dibattito in corso”, “mi chiedo – prosegue – se il Governo abbia una visione di come gli italiani all’estero possano essere parte integrante del futuro di questo Paese e in quale modo”, rilevando l’apporto che essi potrebbero dare al processo di internazionalizzazione, strategia “che non deve essere autoreferenziale”. Gianfranco Segoloni (Germania) torna sul rinnovo dei Comites e sul rischio che un numero limitato di seggi possa incidere pesantemente sulla partecipazione, mentre Alberto Bertali (Gran Bretagna) sollecita interventi più puntuali e concreti per attirare gli investimenti di aziende straniere in Italia. Segnala i rischi connessi alle modalità di voto online, già riscontrati in Paesi come Francia e Olanda, Salvatore Tabone (Francia), mentre Rodolfo Ricci (Filef), nuovo membro del Cgie subentrato in seguito alla morte di Luigi Sandirocco, si sofferma sull’incremento dei nuovi flussi migratori dall’Italia, “nuova emergenza nazionale” che richiede una riflessione ed interventi da parte di tutti i ministeri e per cui egli auspica un coordinamento da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Invita a guardare al presente Tullio Cerciello (Stati Uniti), tornando sull’importanza di assicurare modalità di voto che possano garantire la più ampia partecipazione possibile al rinnovo dei Comites, e criticando quella elettronica, mentre Mario Tommasi (Lussemburgo) esprime sorpresa, disappunto e contrarietà alla proposta di chiusura dell’IIC in Lussemburgo.

Replica ai rilievi formulati il direttore generale per gli Italiani all’estero e le Politiche migratorie del Mae, Cristina Ravaglia, che definisce “fondamentali” i contatti con il Parlamento stabiliti in questi giorni dai consiglieri perché “è il Parlamento fa le leggi e l’esecutivo che le applica”. “Noi siamo funzionari dello Stato e tenuti, in quanto tali, ad applicare le leggi, cercando di farlo al meglio, compatibilmente con il testo di legge e con le risorse a disposizione – prosegue il direttore generale. In riferimento in particolare alle preoccupazioni emerse per la partecipazione al rinnovo dei Comites, il direttore ricorda come non sia possibile inviare a tutti gli aventi diritto – come suggerito da alcuni interventi – le credenziali per il voto elettronico da remoto via posta ordinaria (per motivi di costi, l’invio con posta raccomandata è escluso) “perché il voto è personale e segreto e con l’invio per posta – spiega - contravverremo alla legge in vigore e ai principi costituzionali”. Se il Parlamento dovesse poi decidere diversamente – afferma Ravaglia – il ministero applicherà le eventuali modifiche. Viene anche segnalato come gli eventuali 4 milioni di euro ora a disposizione con l’emendamento alla Legge di Stabilità 2014 debbano essere destinati, oltre che al rinnovo dei Comites, anche a quello del Cgie. “Con le risorse a disposizione allestiremo tutti i seggi possibili – assicura Ravaglia, - ma non saranno moltissimi”. Anche per il ri-orientamento della rete consolare il direttore evidenzia come il Mae stia operando nel rispetto delle leggi dello Stato: “le chiusure non piacciono a nessuno, non sono nostri capricci - dice, - applichiamo le leggi cercando contemporaneamente di aggiornare la rete aprendo sedi dove riteniamo sia prioritario, ma tenendo conto che il saldo non potrà che essere negativo”. “Le future chiusure non saranno necessariamente tutte quelle contenute nella lista che avete visto, ma sono attualmente in fase di esame e di consultazione da parte della Direzione generale del Personale del Mae – assicura Ravaglia, confermando per venerdì l’intervento in plenaria della dirigente Belloni, che sta informando in questi giorni anche il Parlamento sulla materia.

Infine, il voto al Parlamento europeo. “Il Mae si sta impegnando in tutti i modi possibili, dal ministro Emma Bonino in giù, per superare quello che condividiamo essere un’espressione di tempi superati: il cittadino comunitario che risiede in un altro Paese dell’Unione vota e deve votare nel Paese di residenza perché si esprime in quanto cittadino europeo e non come cittadino italiano che vive all’estero – afferma Ravaglia, segnalando come evitare l’allestimento in questo caso di seggi presso i consolati comporterebbe un risparmio di circa 10 milioni e mezzo di euro – il voto di ogni singolo votante ai seggi allestiti nei consolati per le elezioni europee del 2009 (80 mila persone, il 6.5% degli aventi diritto) è costato circa 110 euro. Il direttore teme però che non vi sia il tempo necessario per intervenire sulla legge e invita i consiglieri a fare quanto possibile per fare in modo che si possa facilitare tale immediato intervento. (V.P. – Inform)

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