RASSEGNA STAMPA
Da “l’Unità” on line
Marò, ipotesi pena di
morte
Bonino: «Escluso, già
smentita»
L'ipotesi che i due marò in arresto in India rischino la
pena di morte «è già stata smentita». Lo ha ricordato il ministro degli Esteri,
Emma Bonino, rispondendo ai cronisti a margine di un seminario alla Camera sui
diritti delle donne in Afghanistan. «Non intendo aggiungere altro», si è
limitata a dire.
In India la National investigation agency (Nia), che sta
indagando sul caso dei due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore
Girone accusati di avere ucciso due pescatori indiani, ha ipotizzato che
vengano accusati secondo una legge che prevede la pena di morte. Lo scrive il
giornale indiano Hindustan Times. Secondo il giornale la Nia ha inviato un
rapporto al ministero degli Interni (Mha) nonostante ripetute richieste dal
ministero degli Esteri (Mea) che chiede un'accusa inferiore.
«Quando ci sarà la presentazione del rapporto della Nia con
le loro conclusioni, il governo italiano potrà far valere gli argomenti in
favore dei fucilieri: siamo pronti con mosse e contromosse» risponde l'inviato
speciale del governo per la vicenda dei due marò Staffan De Mistura. Al
momento, spiega il diplomatico, si tratta solo di «un'illazione della stampa
indiana, che si basa su rumors della Nia».
In precedenza, ricorda il giornale, il ministro degli
Esteri Salman Khurshid aveva assicurato al governo italiano che i due marò non
sarebbero stati accusati con la pena di morte. Al cuore del duro dibattito tra
i due ministeri, scrive Hindustan Times, c'è una legge specifica approvata nel
2002, noto come Sua Act, 'Legge per la repressione degli atti illeciti contro
la sicurezza della Navigazione marittima e le strutture fisse sulla piattaforma
continentalè. La legge afferma che se qualcuno causa morte verrò punito con la
pena di morte. Il Mea vorrebbe risolvere il problema e assicurare che i marò
non siano perseguiti secondo questa legge perchè i tribunali potrebbero
infliggere la pena di morte, scrive il giornale.
Quella emersa oggi sul quotidiano 'Hindustan Times' «era
un'ipotesi già prospettata dall'indagini svolte nel Kerala. L'accusa addebitata
sarebbe quella di 'attentato alla navigazione dal quale è conseguita la morte
di una o più personè che prevede dalla normativa internazionale la pena di
morte». Lo spiega l'avvocato dello Stato, Carlo Sica, che si occupa dei due
marò accusati di aver ucciso due pescatori.
«L'ipotesi, quindi, sarebbe quella di attentato alla
navigazione intesa come navigazione in quella zona e non alla singola
imbarcazione. Non so se la notizia ha fondamento ma comunque dal punto vista
oggettivo è una forzatura. Anche se anche si volesse accusare i due fucilieri
di omicidio volontario, che già sarebbe un reato contestabile, comunque non
potrebbe essere attentato alla navigazione. Anche in Kerala, dove inizialmente
avevano ipotizzato per l'attentato, avevano poi deciso per l'omicidio
volontario», spiega ancora il legale.
«Dopo la testimonianza resa in video conferenza dai quattro
colleghi di Girone e Latorre - spiega Sica chiarendo il motivo per cui la
notizia è stata diffusa oggi - una delle ipotesi è che la Nia abbia concluso la
sua indagine e da questo nasce il rapporto. Quindi avendo concluso le indagini
e avviandosi all'iputazione, la Nia formula ipotesi più che
raccomandazioni».(l’Unità.it, 28 novembre 2013)
Inform
Nessun commento:
Posta un commento