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giovedì 28 novembre 2013

Marò, ipotesi pena di morte Bonino: «Escluso, già smentita»

 
RASSEGNA STAMPA
 
 
 
Da “l’Unità” on line
Marò, ipotesi pena di morte
Bonino: «Escluso, già smentita»
 
 
L'ipotesi che i due marò in arresto in India rischino la pena di morte «è già stata smentita». Lo ha ricordato il ministro degli Esteri, Emma Bonino, rispondendo ai cronisti a margine di un seminario alla Camera sui diritti delle donne in Afghanistan. «Non intendo aggiungere altro», si è limitata a dire.
In India la National investigation agency (Nia), che sta indagando sul caso dei due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone accusati di avere ucciso due pescatori indiani, ha ipotizzato che vengano accusati secondo una legge che prevede la pena di morte. Lo scrive il giornale indiano Hindustan Times. Secondo il giornale la Nia ha inviato un rapporto al ministero degli Interni (Mha) nonostante ripetute richieste dal ministero degli Esteri (Mea) che chiede un'accusa inferiore.
«Quando ci sarà la presentazione del rapporto della Nia con le loro conclusioni, il governo italiano potrà far valere gli argomenti in favore dei fucilieri: siamo pronti con mosse e contromosse» risponde l'inviato speciale del governo per la vicenda dei due marò Staffan De Mistura. Al momento, spiega il diplomatico, si tratta solo di «un'illazione della stampa indiana, che si basa su rumors della Nia».
In precedenza, ricorda il giornale, il ministro degli Esteri Salman Khurshid aveva assicurato al governo italiano che i due marò non sarebbero stati accusati con la pena di morte. Al cuore del duro dibattito tra i due ministeri, scrive Hindustan Times, c'è una legge specifica approvata nel 2002, noto come Sua Act, 'Legge per la repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della Navigazione marittima e le strutture fisse sulla piattaforma continentalè. La legge afferma che se qualcuno causa morte verrò punito con la pena di morte. Il Mea vorrebbe risolvere il problema e assicurare che i marò non siano perseguiti secondo questa legge perchè i tribunali potrebbero infliggere la pena di morte, scrive il giornale.
Quella emersa oggi sul quotidiano 'Hindustan Times' «era un'ipotesi già prospettata dall'indagini svolte nel Kerala. L'accusa addebitata sarebbe quella di 'attentato alla navigazione dal quale è conseguita la morte di una o più personè che prevede dalla normativa internazionale la pena di morte». Lo spiega l'avvocato dello Stato, Carlo Sica, che si occupa dei due marò accusati di aver ucciso due pescatori.
«L'ipotesi, quindi, sarebbe quella di attentato alla navigazione intesa come navigazione in quella zona e non alla singola imbarcazione. Non so se la notizia ha fondamento ma comunque dal punto vista oggettivo è una forzatura. Anche se anche si volesse accusare i due fucilieri di omicidio volontario, che già sarebbe un reato contestabile, comunque non potrebbe essere attentato alla navigazione. Anche in Kerala, dove inizialmente avevano ipotizzato per l'attentato, avevano poi deciso per l'omicidio volontario», spiega ancora il legale.
«Dopo la testimonianza resa in video conferenza dai quattro colleghi di Girone e Latorre - spiega Sica chiarendo il motivo per cui la notizia è stata diffusa oggi - una delle ipotesi è che la Nia abbia concluso la sua indagine e da questo nasce il rapporto. Quindi avendo concluso le indagini e avviandosi all'iputazione, la Nia formula ipotesi più che raccomandazioni».(l’Unità.it, 28 novembre 2013)
Inform

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