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venerdì 29 novembre 2013

Assemblea plenaria CGIE: Il piano di ri-organizzazione della rete consolare


ASSEMBLEA PLENARIA CGIE
Il piano di ri-organizzazione della rete consolare tra i temi al centro dell’ultima mattinata di lavori
Dopo l’intervento del direttore generale per le Risorse e l’Innovazione del Mae, Elisabetta Belloni, il dibattito con i consiglieri e i parlamentari presenti. Tra le sedi inserite nella lista di possibili chiusure anche lo sportello consolare di Saarbrücken. Possibile riapertura, invece, per il consolato di Durban

ROMA – Dopo le perplessità suscitate dalla lista relativa a ulteriori possibili chiusure di sedi consolari italiane all’estero diffusa mercoledì nel corso della prima sessione di lavori dell’assemblea plenaria del Cgie (vedi Inform di ieri: http://comunicazioneinform.blogspot.it/2013/11/elezioni-dei-comites-nuove-chiusure-di.html) si dice pronta alla “ripresa di un dialogo che abbia spirito costruttivo” il direttore generale per le Risorse e l’Innovazione del Mae, Elisabetta Belloni, intervenuta stamani all’ultima mattinata di lavori della plenaria.
Un’apertura al confronto con il Cgie sul piano di riorganizzazione che – viene ribadito dal direttore generale – segue il dettato di legge e comporta la chiusura di una percentuale prestabilita di strutture consolari: il 10% delle 319 presenze nel mondo, quantificate in 33 uffici il cui provvedimento di chiusura dovrà essere adottato entro il 31 dicembre 2013.
Un invito anche ad un’azione più solidale e coordinata, per meglio far fronte a difficoltà che “penalizzano fortemente il ministero in termini di risorse di personale e finanziarie”: “siamo sulla stessa barca – afferma Belloni - e dovremmo cercare un’alleanza per avere una voce comune che ci aiuti a difendere con più efficacia in Parlamento quello che abbiamo”.
“Chi afferma che il Mae sia vostro nemico ignora le difficoltà che ha l’amministrazione, che è stata l’unica a difendere il bilancio del ministero nel foro in cui venivano adottati i provvedimenti di legge che oggi dobbiamo applicare, cioè il Parlamento, e a difendere le ragioni del mantenimento di determinate strutture,– afferma Belloni, chiarendo come “per noi sia molto doloroso parlare di chiusura anche della più piccola sede consolare” e come il processo sia “un esercizio che per legge dobbiamo completare”, pur non avendolo stabilito.
In premessa viene richiamata la composizione del bilancio del Mae, quantificato in 1,8 miliardi di euro, “un terzo dei quali sono contributi obbligatori dovuti a organizzazioni multilaterali, 250 milioni circa i fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo”, quantità che Belloni si rallegra non venga toccata perché testimonia l’importanza ora riconosciuta al settore, e un residuo di 166 milioni di euro destinati essenzialmente al personale. Per il direttore, dunque, il risparmio di circa 8-9 milioni di euro ricavato dalla riorganizzazione della rete va dunque considerato non in termini assoluti, ma rapportato alla percentuale di bilancio – assai limitata - su cui il ministero può effettivamente intervenire. Prosegue poi richiamando alcuni argomenti spesso discussi in proposito alla revisione del bilancio del Mae: l’indennità di servizio all’estero (Ise) e il rapporto tra personale di ruolo e contrattisti. Sull’Ise annuncia una revisione dell’attuale sistema, “revisione che ci chiede il Parlamento e l’opinione pubblica – chiarisce, precisando però come, a suo avviso, un eventuale sistema “a rimborso” non garantisca necessariamente un risparmio rispetto al sistema attuale e suggerendo comunque cautela nell’intervenire su questo capitolo di spesa, perché esso incide “sulla possibilità del Mae di inviare funzionari preparati nelle nostre sedi all’estero”. “È palesemente falso – aggiunge – che lo stipendio medio del personale della Farnesina sia di 200 mila euro netti all’anno, come riferito in modo strumentale da alcune fonti di stampa”.
Per quanto riguarda il rapporto tra personale di ruolo e a contratto, “l’Italia ha già raggiunto il rapporto medio di 1:1 e in alcuni casi lo ha già superato – afferma Belloni, che precisa poi come sia necessario garantire alla rete le diverse professionalità e determinate funzioni, che sono diverse a seconda del personale impiegato.
Tornando sulla lista delle possibili chiusure, successive alla fase annunciata alcuni mesi fa e ora in corso, riguardante 13 sedi consolari, il direttore aggiunge alle 33 sedi – ambasciate, consolati, agenzie e sportelli consolari, IIC e sezioni distaccate di IIC – anche lo sportello consolare di Saarbrücken, “sede – rileva - che ha fatto registrare moltissime criticità gestionali”.
“La lista riguarda un numero di sedi superiore rispetto a quelle che dovremo effettivamente chiudere – afferma Belloni, dichiarando l’apertura al confronto per individuare le sedi da mantenere, in base alla convergenza di criticità che si prospettino in seguito ad una possibile chiusura. Criticità che potranno essere segnalate da Cgie, Parlamento e sindacati, con cui sono in corso le consultazioni, per giungere ad una lista definitiva la prossima settimana e decidere poi il calendario dei provvedimenti, che verranno dilazionati nel corso del 2014 e forse anche nel 2015.
Chiusure e aperture saranno comunque decise corrispondendo alle nuove strategie di proiezione internazionale del nostro Paese all’estero, privilegiando quindi le aree di economia e mercati emergenti.
Un margine di discrezionalità è inoltre dato dal fatto che non è ancora sicuro che possano essere considerate strutture oggetto di intervento di razionalizzazione anche gli sportelli consolari e le sezioni distaccate degli IIC. La ragioni alla base del piano sono dunque l’applicazione di norme di legge, l’esigenza di realizzare risparmi permanenti virtuosi che consentano anche il recupero di personale e l’individuazione di “percorsi di riorganizzazione e ri-adattamento delle strutture che possano entrare nel complesso esercizio di revisione del patrimonio demaniale”.
Richiamato infine il programma preliminare di spending review presentato dal nuovo Commissario straordinario, Carlo Cottarelli, in questi giorni al Governo. Se da un lato è positiva “la determinazione di coinvolgere le amministrazioni interessate nell’esercizio di revisione della spesa – afferma Belloni, - preoccupa invece che le linee di intervento indicate per il Mae siano ancora la ristrutturazione della rete e l’aumento del numero del personale a contratto rispetto a quello di ruolo”. Interventi che il direttore generale annuncia di voler contestare, anche perché “un’ulteriore intervento sulla rete non consentirebbe più al Mae di adempiere al proprio mandato”.
Resta valido e viene ribadito l’impegno per la messa in campo di servizi sostituitivi che possano garantire un’adeguata risposta ai connazionali residenti all’estero. Infine, viene prospettata la disponibilità dall’amministrazione alla riapertura della sede di Durban (chiusa nel 2010), ipotesi che verrà presa in considerazione qualora lo consentirà la lista delle nuove chiusure stabilite.
Finalizzato a raccogliere suggerimenti in particolare sui servizi sostitutivi e sulle criticità relative alle aree coinvolte dai possibili interventi di chiusura il dibattito successivo all’intervento del direttore generale, mentre il parere formale del Cgie, richiesto per legge, sarà messo a punto nel corso della prossima settimana, per consentire – segnala il segretario generale, Elio Carozza, - un ulteriore margine di approfondimento.
Walter Petruzziello (Brasile) segnala l’importanza in particolare del consolato di Recife, sia per ragioni economiche che per la nutrita presenza in loco di connazionali, e di rilevanza economica parla anche Silvana Mangione, vice segretario generale per i Paesi anglofoni extra-europei, citando le sedi di Newark (nelle 13 chiusure recentemente programmate), Durban, Detroit (sulla nuova lista), di Edmonton e le strutture presenti in Australia. Contrario alla chiusura del consolato di Maracaibo Ugo Di Martino (Venezuela) che ne rileva l’importanza dal punto di vista economico e turistico, oltre che per la collettività residente in loco, mentre Renato Turano, senatore eletto per il Pd nella ripartizione America settentrionale e centrale, esprime preoccupazione per gli interventi e ritiene necessario più confronto, dialogo e trasparenza da parte dell’amministrazione. Filomena Narducci (Uruguay) rileva come la rete consolare in America latina sia già deficitaria e suggerisce il trasferimento del consolato di Montevideo nei locali dell’ambasciata, che è sede demaniale, mentre Gianluca Lodetti sollecita il Mae ad applicare “un approccio più innovativo” sulla materia, chiedendo di dare seguito alla convenzione con i patronati, così che questi possano effettivamente affiancare le rappresentanza diplomatiche nel fornire assistenza ai connazionali. Fabio Porta, deputato eletto per il Pd nella ripartizione America meridionale, suggerisce l’opportunità di modificare la legge per assegnare al Mae il ricavato delle percezioni consolari (solo per i visti concessi nel 2012 il ministero ha incassato circa 100 milioni di euro) e sollecita l’articolazione di proposte di intervento più coraggiose, che non siano sempre e solo chiusure di uffici. Annuncia inoltre di aver convocato la prossima settimana il Comitato sugli italiani nel mondo e la promozione del sistema Paese della Camera, di cui è presidente, per discutere delle questioni più urgenti discusse nel corso di questa settimana. Per la Francia interviene Bruno Capaldi che chiede di riconsiderare il caso di Nizza, specie per la sua rilevanza dal punto di vista economico, mentre Mariano Gazzola (Argentina) chiede un’analisi più accurata dai risparmi che sono alla base delle chiusure annunciate, segnala come anche Paesi dell’America latina come Brasile, Argentina e Uruguay, siano mercati emergenti ed evidenzia l’importante lavoro svolto dai contrattisti. Per Tommaso Conte (Germania) sarebbe più opportuno chiudere piuttosto le ambasciate in Europa e salvaguardare le strutture utili ai servizi ai connazionali, mentre Francesco Giacobbe (Pd), senatore eletto nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, ritorna sulla necessità di analizzare i criteri economici che determinano i provvedimenti annunciati e richiama l’importanza delle risorse recuperate a favore dei connazionali nella legge di Stabilità ora passata all’esame della Camera. Michele Schiavone (Svizzera) si dice amareggiato per i 13 interventi di chiusura comunicati in estate, senza aver informato il Cgie che svolgeva la sua plenaria nello scorso mese di giugno, mentre ritorna sulla situazione australiana Francesco Papandrea, che richiede un approfondimento delle situazioni di Adelaide e Brisbane per evitare la chiusura di quegli uffici. Non ritiene l’amministrazione disponibile al colloquio su proposte alternative alle chiusure Luigi Casagrande (Australia), mentre Walter Della Nebbia (Stati Uniti) annuncia di non poter esprimere un parere sui provvedimenti in mancanza di un’analisi dettagliata dei risparmi e invita i consiglieri a fare altrettanto, mentre Gerardo Pinto (Argentina) ritiene sbagliati gli interventi sulle agenzia consolari di Lomas de Zamora e Moron dal momento che il consolato generale di Buenos Aires è già in sofferenza per il carico dei servizi registrato. Maria Rosa Arona (Argentina) condivide il suggerimento di Carozza sulla necessità di riflettere ulteriormente prima di esprimere il parere richiesto e rileva l’opportunità di intervenire sulle ambasciate in Europa, piuttosto che sugli uffici dedicati più direttamente ai servizi ai connazionali. Francisco Nardelli, vice segretario generale per l’America latina, ribadisce come vadano considerati anche gli introiti della rete consolare, oltre che le risorse loro destinate, mentre si sofferma sulla situazione della Svizzera Dino Nardi, che segnala come la Confederazione sia stata già oggetto di diversi interventi di chiusura e come la situazione che si verrà a determinare comporterà un peso eccessivo alla sede di Zurigo. Lorenzo Losi, segretario generale del Cgie per l’Europa e l’Africa del Nord, si associa a chi ha rilevato la necessità di dare seguito alla convezione con i patronati, mentre Carlo Consiglio (Canada) suggerisce di introdurre una tassa – di importo minimo - sui servizi consolari. Infine, Luciano Neri sollecita una valutazione complessiva di quanto costa e quanto produce la rete consolare, preliminare alla riorganizzazione della stessa, una “metodologia” che consentirebbe un diverso approfondimento delle problematiche.
In sede di replica, il direttore generale ringrazia i consiglieri per i suggerimenti e le proposte, evidenziando come il Mae stia lavorando in direzione di una maggiore trasparenza, sia dal punto di vista delle decisioni adottate, che dal punto di vista dell’impiego delle risorse finanziarie. L’analisi dei risparmi e il quadro finanziario richiesto da più parti sarà disponibile però solo – avverte – una volta che la lista delle chiusure sarà stata definita. Ribadisce inoltre la disponibilità del ministero a valutare l’impatto ed intervenire per un miglioramento dei servizi alternativi approntati in seguito alle chiusure. Segnala inoltre come il capitolo di risorse destinate all’Ise abbia già subito un taglio determinato dai recenti provvedimenti di circa 45 milioni di euro e come le risorse recuperate nel corso dell’esame al Senato della legge di Stabilità siano comunque risorse provenienti dalla dotazioni di bilancio assegnate al Mae. (Viviana Pansa – Inform)

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